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Rubrica "Appunti & Disappunti" di Maurizio Michele Zuzzaro

 

Il cervello Istruzioni per l'uso

Autore John Medina

John Medina è un biologo molecolare specializzato nello studio dei geni implicati nello sviluppo celebrale e nei disordini psichiatrici. John fa parte di quei ricercatori con un grande talento: riuscire a spiegare ai profani le conoscenze scientifiche. Questo testo viste le premesse è molto scorrevole, illustra le recenti scoperte dell’ organo più complesso che conosciamo. Il libro si svolge in una serie di consigli molto ben argomentati nel libro. Qui riportiamo solo degli spunti e per chi volesse approfondire oltre all’ acquisto del testo John ha un sito personale molto interessante http://brainrules.net/. Un libro consigliato a tutti dagli studenti agli sportivi, tutti quelli che fanno uso del cervello !

Intervista di John all NBC per l’uscita di “Brain Rules” il nome del testo nei paesi anglosassoni

L’esercizio fisico potenzia il cervello.

Una vita all’insegna dell’ esercizio fisico può significare un’ incremento, talvolta stupefacente, delle prestazioni cognitive, rispetto a quanto si riscontra in soggetti sedentari. Coloro che allenano il fisico superano gli inattivi in test che misurano la memoria a lungo termine, il ragionamento e l’attenzione. La Palma pare spettare agli esercizi aerobici, 30 minuti alla volta due o tre volte a settimana. Se a questo si aggiunge un dieta corroborante, i benefici cognitivi saranno ancora maggiori. Quando si fa esercizio, si incrementa il flusso sanguigno attraverso i tessuti organici. Questo perché l’esercizio stimola i vasi sanguigni a creare una potente molecola regolatrice del flusso detta “ossido nitrico”. A livello molecolare, alcuni studi iniziali hanno indicato che la pratica fisica stimola anche uno dei più potenti fattori di crescita celebrali, il DNF (sigla che sta per brain derived neurotrophic factor, “fattore neurotrofico di derivazione celebrale”), che aiuta nello sviluppo del tessuto sano. Provoca un effetto di crescita simile a quello di un fertilizzante. E’ vero che con l’invecchiamento perdiamo delle connessioni sinaptiche (alcuni stimolano che la perdita neurale sia prossima ai 30.000 neuroni al giorno), ma il cervello adulto continua anche a creare nuovi neuroni nelle regioni normalmente implicate all’apprendimento.

Anche il cervello umano si è evoluto

Siamo riusciti a dominare il pianeta adattandoci al cambiamento come dato di fatto, dopo che siamo stati costretti a scendere dalle piante per vivere nelle savane, dove bruschi cambiamenti climatici dissestavano le nostre fonti alimentari. Il passaggio dalle quattro zampe alle due gambe per percorrere la savana ha liberato energia confluita nello sviluppo di un cervello più complesso. Il nostro corpo ancestrale ha usato il surplus di energia non per potenziare i muscoli, bensì la mente , al punto che il nostro cervello attuale, pari al 2% del peso corporeo esige solo per se il 20% di energia totale che

consumiamo.

Abbiamo sviluppato il ragionamento simbolico, una caratteristica del tutto umana. Puo’ essere sorto dal nostro bisogno di comprendere reciprocamente intenzioni e motivazioni, consentendoci di collaborare all’interno del gruppo.

Ogni cervello ha una rete di connessioni diversa

Eric Kandel è lo scienziato che più di ogni altro ha contribuito alla comprensione delle basi cellulari di questo processo, ricevendo per questo un premio Nobel nel 2000. Kandel ha mostrato che quando una persona impara qualcosa, le connessioni nel suo cervello cambiano e che l’acquisizione di elementi di informazione per quanto semplici implica l’alterazione fisica della struttura dei neuroni che prendono parte al processo. Parlando in generale, questi cambiamenti fisici determinano l’organizzazione e la riorganizzazione funzionale del cervello . E’ sbalorditivo: il cervello impara continuamente delle cose, e così facendo modifica continuamente le proprie connessioni.

Il cervello si comporta come un muscolo : più lo si tiene in attività, più grande e complesso diventa. Che questo porti ad essere più intelligenti è un’altra questione, ma un fatto è indiscutibile: ciò che facciamo nella vita modifica a livello fisico l’aspetto del nostro cervello. A proposito di intelligenza ..

Facciamo la conoscenza di Howard Gardner, psicologo, autore e fondatore del cosiddetto movimento delle intelligenze multiple. Gardner ha avuto l’audacia di avanzare l’ipotesi che la competenza della mente umana sia troppo sfaccettata per essere riconducibile a semplicissime misurazioni numeriche. Ha respinto l’idea del test del quoziente intellettivo(QI) e tentato di riformulare la questione delle competenze intellettive umane. Dopo lunghissime riflessioni, pubblico le sue scoperte in un libro dal titolo “frames of mind The theory of multiple intelligenze”, che ha sollevato una marea di dibattiti tutt’oggi non ancora assopiti.

Gardner ritiene di aver potuto osservare almeno sette categorie di intelligenze: verbale/linguistica Musicale/ritmica, logico/matematica, spaziale, cinestetica /procedurale, interpersonale e intrapersonale.Inoltre non esistono due cervelli umani che immagazzinano la stessa informazione nello stesso modo e nello stesso punto.
Le cose noiose non catturano l’attenzioneQuando il cervello rileva un evento emozionalmente carico l’amigdala rilascia dopamina nel sistema. Poichè la dopamina è di grande aiuto per quanto concerne la memoria e l’elaborazione delle informazioni, è come se sul post-it ci fosse scritto “ricordati questo”. Gli stimoli che tutti sperimentano allo stesso modo discendono direttamente dal nostro patrimonio evolutivo, per cui presentano grandi potenzialità di essere usati a scuola o nel mondo del lavoro. Non sorprende che seguano rigide linee darwiniane attinenti alle minacce e alle risorse energetiche. Del tutto indipendentemente da chi siamo, il nostro cervello presta molta attenzione a domande di questo genere:

posso mangiarlo ?
lui mangerà me ?
posso accoppiarmi con lei ?
lei lui si accoppierebbe con me ?
l’ho mai visto/a prima ?

Uno qualsiasi dei nostri antenati che non si fosse ricordato di esperienze pericolose o delle più opportune fonti di nutrimento non sarebbe vissuto abbastanza a lungo da trasmettere i suoi geni.

Il cervello non può svolgere più compiti simultaneamente.

Quando si tratta dell’attenzione, il multitasking non è altro che un mito da sfatare. Il cervello, per sua natura focalizza i concetti in sequenza, uno alla volta. Di primo acchito questo potrebbe disorientare dato che ad un certo livello il cervello svolge più compiti tutti insieme: si può parlare e camminare allo stesso tempo; il cervello controlla il vostro battito cardiaco mentre leggete; i pianisti possono suonare con la mano destra e sinistra contemporaneamente. Di sicuro tutto questo è multitasking. Ma qui stiamo parlando della capacità del cervello di prestare attenzione. Il cervello è un processore sequenziale, incapace di prestare attenzione a due cose nello stesso tempo. Il mondo del lavoro e della scuola osannano il multitasking, ma la ricerca mostra chiaramente che svolgere più compiti simultaneamente riduce la produttività e incrementa gli errori.

Non solo un errore tipico della comunicazione è esporre troppe informazioni senza dare abbastanza tempo per collegare i punti fra loro che ascoltano. Il cervello elabora il senso complessivo prima dei dettagli. Fornire l’essenziale, il concetto chiave all’inizio di una spiegazione è come dar da bere ad un assetato. E al cervello piacciono le gerarchie. Se si espone l’idea generica come prima cosa, si migliorerà del 40% la comprensione. Per un insegnante è fondamentale che all’inizio della lezione spieghi il progetto della lezione con abbondanti ripetizioni di dove siamo adesso sparse per tutta l’ora.

Ripetere per ricordare

Il momento dell’apprendimento, della codificazione, è così misterioso e complesso che non abbiamo metafore per descrivere ciò che accade nel nostro cervello in questi primi attimi fuggevoli. Il poco che sappiamo fa pensare ad un frullatore che giri con il coperchio aperto. Quando entra nel cervello, l’informazione viene letteralmente fatta a fette, divisa in tanti pezzi distinti e poi spruzzata in tutte le direzioni all’interno della nostra mente. Detto in termini più formali i segnali provenienti da diverse fonti sensoriali sono registrati in aree celebrali separate. Nel momento del suo ingresso, l’informazione viene frammentata e distribuita. Se ad esempio state guardando un’ immagine complessa, il vostro cervello immediatamente estrapola le linee orizzontali distinguendole da quelle diagonali e le immagazzina in aree separate. Lo stesso avviene per i colori. Se l’immagine è in movimento, anche questa caratteristica verrà estratta e depositata in un punto diverso rispetto le immagini statiche.

Esempi tratti da situazioni reali

Più una persona che deve imparare mette a fuoco il significato dell’informazione che le viene presentata, più elaborato sarà il processo di codificazione . E’ un principio così ovvio che rischia di sfuggire. Ma è molto chiaro: quando cercate di far entrare un’informazione nei sistemi mnemonici del vostro cervello, assicuratevi di averne capito esattamente il significato.Imparare attraverso degli esempi. Più l’esempio personale, più in maniera elaborata viene codificato e più prontamente sarà ricordato. Perché esempi del genere funzionano? Sembra che sfruttino la naturale propensione del cervello all’abbinamento di schemi. L’informazione viene processata più rapidamente se può essere subito associata a un’altra informazione già presente.

Introduzioni avvincenti

Se state cercando di fare imparare qualcosa a qualcun altro, la vostra abilità nel creare un’introduzione avvincente può rivelarsi un fattore chiave nel futuro successo della vostra missione. Perché tanta enfasi nei momenti iniziali? Perché il ricordo di un evento viene immagazzinato negli stessi punti che inizialmente sono serviti a percepire l’evento stesso allo scopo di apprenderlo. Gli esperti di pubblic speaking sostengono che la battaglia per accaparrarsi l’attenzione dell’uditorio si vince o si perde nei primi 30 secondi dell’intervento.

Il richiamo

Il cervello riceve costantemente e deve immagazzinarne alcuni dati in una testa già occupata da precedenti esperienze. Le conoscenze nel presente possono infiltrarsi nei ricordi del passato e intrecciarsi con essi come se entrambi fossero entrati in contatto con il cervello nello stesso momento. Data questa propensione a generalizzare, c’è qualche speranza a creare delle memorie a lungo termine che siano affidabili? Come questa regola del cervello fermamente suggerisce è si. La memoria non può essere resa stabile nel momento dell’apprendimento, ma la ripetizione, distribuita a opportuni intervalli di tempo è il fattore fissativo. “se avete soltanto una settimana di tempo per preparare un esame finale,e potete ripassare solo dieci volte, è meglio scaglionare le dieci ripetizioni nel corso della settimana anziché comprimerle in maniera ravvicinata”. L’apprendimento è più vantaggioso quando una nuova informazione viene incorporata gradualmente nel magazzino della memoria anziché fatta entrare in blocco. La memoria non si consolida quindi nel momento dell’ apprendimento, è che la ripetizione costituisce il fissativo.

Un cervello stressato non impara come dovrebbe

Non sorprende che le persone affette da stress cronico siano più spesso ammalate. Uno studio ha mostrato che i soggetti stressati avevano una probabilità tre volte maggiore di soffrire di raffreddore. Inoltre gli ormoni dello stress sembrano avere una particolare simpatia per le cellule dell’ ippocampo che è fondamentale per l’apprendimento umano. Gli effetti dannosi possono essere di lunga durata, com’e’ facilmente osservabile in persone che vivono esperienze di stress catastrofico. Ricorderete la guardia del corpo che era in auto con la principessa Diana. A tutt’oggi non è in grado di ricordare ciò che è accaduto parecchie ore prima e dopo l’incidente.

Stress al lavoro: il controllo è l’elemento cruciale

La tempesta perfetta di stress occupazionale sembra essere una combinazione di due fattori perniciosi

a) Ci si aspetta molto da un dipendente
b) Il dipendente in questione non ha alcun controllo sulla qualità della propria prestazione

Il peggior genere di stress è dato dalla sensazione di non avere il controllo del problema: di essere impotenti

Vanno stimolati più sensi contemporaneamente

Sapendo che evolutivamente il cervello ha affinato i propri strumenti in un ambiente più che mai multisensoriale, è facile ipotizzare che la sua facoltà di apprendimento possano essere tanto più ottimizzate quanto più multisensoriale diventa l’ambiente che lo circonda.
Assorbiamo le informazioni relative a un evento attraverso i nostri sensi, le traduciamo in segnali elettrici (alcuni per la vista, alcuni per i suoni ect) Disseminiamo questi segnali in regioni separate del nostro cervello, poi ricostruiamo ciò che è successo , giungendo in fine a percepire l’evento come un tutt’uno. Gli odori hanno un particolare potere di evocare i ricordi, forse perché i segnali odoriferi bypassano il talamo e si dirigono direttamente alle proprie destinazioni celebrali. Tra le quali è compreso quel supervisore denominato “amigdala”

Vale Mille Parole

Per quanto attiene alla memoria, da più di un secolo i ricercatori sanno che le immagini e i testi seguono regole molto diverse. Detto in parole semplici, più l’input diventa visivo, più è probabile che venga riconosciuto e ricordato. Il fenomeno è talmente pervasivo, da essersi meritato un nome tutto suo: “effetto dominanza dell’immagine”. La vista è di gran lunga il nostro senso dominante, che assorbe metà delle risorse del cervello. Ciò che vediamo è soltanto ciò che il cervello ci dice di vedere e non è accurato al 100%

Il cervello maschile è diverso dal cervello femminile

Avete certamente sentito parlare della questione dell’emisfero sinistro, emisfero destro, che si tradurrebbe in persone analitiche e creative. Ebbene, è una leggenda popolare. Questo non significa tuttavia che i due emisferi siano uguali. Il lato destro del cervello tende a ricordare l’essenziale di una esperienza, il sinistro i dettagli. Le donne sono geneticamente più complesse, perché i cromosomi X degli uomini provengono tutti per via materna, e i loro cromosomi Y contengono meno di 100 geni, in confronto ai circa 1500 del cromosoma X. I cervelli di uomini e donne sono differenti sotto l’aspetto strutturale e biochimico, ma non sappiamo se queste differenze abbiano rilevanza. Uomini e donne rispondono in modo diverso allo stress acuto: le donne attivano l’amigdala dell’emisfero sinistro e ricordano i dettagli emozionali, gli uomini usano la destra e colgono l’essenziale.

Maurizio Michele Zuzzaro

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