Rubrica "Appunti & Disappunti" di Maurizio Michele Zuzzaro
La misura sbagliata delle nostre vite
Perché il PIL non basta più per valutare benessere e progresso sociale di Stiglitz Joseph E.; Sen Amartya K.; Fitoussi Jean-Paul
Rubrica "Appunti & Disappunti" di Maurizio Michele Zuzzaro
La misura sbagliata delle nostre vite
Perché il PIL non basta più per valutare benessere e progresso sociale di Stiglitz Joseph E.; Sen Amartya K.; Fitoussi Jean-Paul
Le nostre statistiche e i nostri bilanci riflettono le aspirazioni che nutriamo, il valore che attribuiamo alle cose. Il problema nasce dal fatto che il nostro mondo, la nostra società e la nostra economia sono cambiati e gli indicatori non lo hanno fatto di pari passo. Alla fine senza neppure rendersene conto, si è fatto in modo che le statistiche, i conti dicessero cose che in realtà non avrebbero potuto dire. Abbiamo finito per confondere le nostre rappresentazioni della ricchezza con la ricchezza stessa. I nostri sistemi di misurazione ci fanno ragionare sulla base di medie matematiche.
Ma se continueremo a convinzioni e svilupperemo le nostre decisioni sulla base di dati sempre più lontani dalla vita reale. L’individuo medio non esiste, e la crescente disuguaglianza sta facendo allontanare ulteriormente tale media dall’ esperienza concreta di vita, perché parlare della media è un modo per evitare di parlare di disuguaglianza.
In una società sempre più orientata alla performance, gli indicatori contano. Ciò che misuriamo influenza ciò che facciamo. Se abbiamo indicatori sbagliati, ci sforzeremmo di ottenere le cose sbagliate. Nel tentativo di incrementare il PIL.
Il PIL pro capite è l’indicatore comunemente usato; i governi sono ben felici quando possono comunicare che il PIL è aumentato poniamo del 5%. Altre cifre, però possono delineare un quadro assai diverso. In Russia, il calo dell’ aspettativa di vita suggerisce che esistano problemi di fondo, anche se il PIL pro capite è al rialzo.
Le teorie che sviluppiamo, le ipotesi che mettiamo alla prova e le nostre convinzioni sono influenzate dai nostri sistemi di misurazione. Spesso gli esperti di scienze sociali usano senza farsi troppi problemi dati facilmente accessibili, come il PIL, come base per i loro modelli empirici, senza indagare a sufficienza i limiti e le distorsioni degli indicatori.
Abbiamo la necessità di più indicatori, non esiste alcun indicatore che di per se possa descrivere una cosa così complessa come la nostra società. Cercare di cogliere ciò che sta accadendo usando un’insieme di cifre è troppo limitato e può essere gravemente fuorviante. Per esempio, potremmo voler sapere a quale velocità stiamo andando guidando (70km/h) e quanta strada possiamo fare prima di rimanere senza benzina (350 km), ma un’ unico indicatore ricavato poniamo dalla somma dei due numeri (420) non ci direbbe nulla a riguardo ad alcuna delle due domande.
Perché è stato scritto questo rapporto ?
Nel febbraio del 2008 il presidente della repubblica francese Nicolas Sarkozy. Insoddisfatto dello stato attuale dei dati statistici relativi all’economia e alla società, ha chiesto, a Joseph Stiglitz (presidente della Commissione, Nobel per l’economia 2001) Amartya Sen (consigliere, economista indiano Nobel per l’economia 1998) e Jean-Paul Fitoussi (coordinatore, docente alla LUISS) di creare una commissione, successivamente nominata “Commissione per la misurazione della performance economica e del progresso sociale”. Il suo scopo era identificare i limiti del PIL
Ecco in modo sintetico le raccomandazioni che ne sono scaturite:
Conclusioni
Il prodotto interno lordo è l’indicatore dell’attività più ampiamente usato. Tuttavia il PIL misura principalmente la produzione di mercato, l’accelerazione. Benché sia stato spesso usato come se fosse un indicatore di benessere economico. La fusione dei due aspetti può condurre a indicazioni fuorvianti in relazione alla qualità della vita delle persone e a portare a prendere delle decisioni politiche sbagliate.
Se in un centro urbano decido di eliminare una biblioteca comunale per costruirci una fabbrica otterrò un aumento del PIL ma un grave danno per i cittadini. Allo stesso modo se decido di abbattere tutte le piante di un parco in quanto il PIL prodotto sarà un debito nei confronti delle generazioni successive.
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