Rubrica "Appunti & Disappunti" di Maurizio Michele Zuzzaro
L’uomo che scambiò la sua casa con un tulipano
Fernando Trías de Bes
Rubrica "Appunti & Disappunti" di Maurizio Michele Zuzzaro
L’uomo che scambiò la sua casa con un tulipano
Fernando Trías de Bes
Il libro, oltre a raccontare le bolle nella storia economica, contiene raccomandazioni pratiche affinchè i difetti dello speculatore si trasformino nella virtù del buon risparmiatore, acquirente o investitore. Trias de Bes usa sempre un linguaggio semplice, non tecnico raccontando i diabolici meccanismi delle grandi bolle della storia. A cominciare con la “bolla dei tulipani” nel XVI secolo.
Il mondo finanziario non è mai cambiato. E’ stupefacente scoprire che nella bolla della “Compagnia Dei Mari Del Sud” (1711-1720) fu ordinato agli agenti di cambio di comprare azioni per spingere nuovamente al rialzo i prezzi per evitare l’immediato crollo. L’euforia smisurata del rialzo si trasformò in un panico atroce. Il caos fu brutale. Le bolle finiscono sempre allo stesso modo. Forse è proprio per questo che suscitano tanto interesse e risultano così attraenti agli occhi del grande pubblico. Come si dice volgarmente, tutto ciò che sale finisce per scendere.
Incredibili sono alcuni dati sulla bolla immobiliare giapponese. Nell’area metropolitana di Tokyo, gli immobili eguagliavano il valore di tutte le proprietà immobiliari degli Stati Uniti. Il solo palazzo imperiale aveva lo stesso valore dello stato della California.
I fattori che influenzano lo scoppio di bolle sono gli anni di opulenza, crescita facile, accesso all’ impiego, profitti aziendali generalizzati.
Affinché si palesi una bolla, si deve essere in presenza di un’epoca di politica monetaria espansiva. In altre parole, di accesso molto facile al denaro. E’ un concetto semplicissimo: in pratica il numero di banconote in circolazione aumenta eccessivamente. Esistono vari modi per far si che ciò avvenga. Uno è la spesa pubblica. Se la banca centrale di un paese accelera il ritmo a cui la zecca conia le banconote sta iniettando denaro nell’economia di quel paese. Se uno stato chiede in prestito del denaro ad un altro paese a sua volta sta introducendo massa monetaria tra i suoi cittadini.
Un altro meccanismo è l’accesso al credito. Vi sono epoche in cui le banche hanno molti soldi da prestare, il che fa aumentare il denaro in circolazione. Ciò si verifica quando l’economia va bene, la disoccupazione è contenuta e la morosità è bassa. Altrettanto basso è il rischio percepito dalle banche.
Una bella immagine per spiegare le conseguenze delle iniezioni di liquidità :
Immaginate due naufraghi su una piccola isola deserta. Essa ospita una palma, su cui maturano due noci di cocco al giorno e di un pezzo di terreno fertile che produce due ananas al giorno. Il primo si mangia una delle noci di cocco e vende l’altra all’alto naufrago. Quest’ultimo si mangia il suo ananas e vende il secondo per pagare la noce di cocco. Ciascuno dispone di 1 euro che ogni giorno scambia assieme al frutto. Vale a dire l’economia di quest’isola consiste in una massa monetaria di 2 euro. A questo punto immaginate che arrivi sulle spiagge dell’isola, a seguito di un altro naufragio una cassa contenente 6 euro. I malcapitati se li spartiscono, prendendone 3 a testa. Quanto credete che arrivino a costare la noce di cocco e l’ananas? Esatto 3 euro in più di prima.
Tra i sintomi umani che spingono a partecipare alla festa ritroviamo :
Eccessiva sicurezza
Quando c’e di mezzo il denaro l’eccessiva sicurezza è pericolosissima. E’ l’atteggiamento che fa crollare le imprese più affermate e le civiltà più potenti
Inganno consenziente o autoinganno
Le pecore che procedono al centro sono quelle che si sentono più sicure e protette. Soprattutto perché le compari impediscono loro do cadere se a pochi metri di distanza c’è un precipizio. Poco importa, loro vanno assieme alle altre, perciò non hanno nulla da temere. Allo stesso modo le colonie di pinguini avanzano sulle lastre di ghiaccio come noi cittadini avanziamo negli affollati corridoi della metropolitana nelle ore di punta. A volte i pinguini si avvicinano al bordo dell’iceberg e spinti da quelli che giungono dietro di loro, cadono nell’acqua gelata. Quelli delle file posteriori non hanno la minima idea del fatto che toccherà anche a loro tuffarsi in mare, e magari non ne hanno nessuna voglia. Tuttavia non ci pensano neppure fanno parte della colonia punto e basta.
La grande verità delle previsioni economiche si basano su correnti di opinione generalizzate che non sono necessariamente azzeccate. Le previsioni basate sull’opinione della maggioranza hanno un solo vantaggio:il noto fenomeno della profezia auto avverante. Quando tutti pensano che gli appartamenti sono destinati a salire di prezzo, la gente li compra e fa aumentare i prezzi.
Invidia del profitto altrui bramosia del denaro
Durante le bolle abbondano le persone che raccontano di aver conseguito grandi successi. Tutti noi amiamo vantarci delle nostre decisioni azzeccate, mentre cerchiamo di nascondere gli errori che abbiamo commesso. Se dovessimo giudicare la borsa sulla base dei commenti, sarebbe un luogo in cui non si fa altro che guadagnare. Raccontare un’operazione che ha generato un guadagno ci fa sentire intelligenti. Se il nostro stipendio è di 30.000 euro all’anno e il tipo “inutile” che abbiamo di fronte ne guadagna 100.000 attraverso la compravendita di azioni, veniamo invasi da un’invidia che può toglierci il sonno. L’essere umano è competitivo per natura, e anche a questo tratto è arrivato così lontano come specie. Tuttavia una cosa è essere competitivi, un’altra cosa è essere invidiosi.
Nelle epoche di euforia monetaria, dimentichiamo quanto sia stato difficile mettere da parte quei soldi e con una sorprendente mancanza di cautela, investiamo senza quantificare adeguatamente i rischi.
Si dice da sempre che la persona più ricca non è quella che ha di più, bensì quella che ha bisogno di meno. Il non invidiare quando si ha ciò di cui si ha bisogno è anche un obbligo morale.
L’invidia e la bramosia sono due dei sintomi più evidenti della sindrome dello stolto.
Logica irrazionale:In psicologia c’e’ un fenomeno classico chiamato “dissonanza cognitiva”. Consiste nel fatto che l’essere umano dopo aver constatato che ha commesso un errore, seleziona le informazioni che riducono al minimo tale probabilità, e arriva persino a negarla. Tipico caso in cui hanno già investito in operazioni bislacche. Si trovano innumerevoli giustificazioni che ammorbidiscono la situazione. Tale processo è denominato “riduzione del divario fra realtà e aspettativa”
Confusione tra valore e prezzo
Il calcolo del valore delle cose fu una delle prime sfide degli economisti e costituì per molto tempo un’area di dibattito attraverso la teoria del valore. Questa teoria dimenticò di trovare una misura oggettiva del valore delle cose, e decise di assimilare il prezzo al valore! Soggettiva! Ebbene le cose non stanno cosi : il prezzo è un valore soggettivo.
Non rendersi conto di non sapere
C’e’ una cosa che accumula tutte le bolle speculative: la convinzione che si tratti di un modello nuovo in base a cui risultano giustificate valutazioni che sarebbero apparse eccessive
Assunzione di rischi eccessivi
Capita abitualmente che lo speculatore finisca in preda a un effetto psicologico denominato “percezione della soglia minima”. Si diffonde la convinzione che esista un valore minimo sotto cui è impossibile che scenda.
Fiducia in una domanda infinita
In passato fu tracciata una certa analogia tra le piramidi e le bolle, il che diede luogo alla cosiddetta greater fool theory (la teoria del più pazzo). Essa recita che una persona effettua investimenti discutibili supponendo di poter rivendere l’asset in questione in un secondo tempo a una persona ancora più stolta un prezzo superiore. Fintanto che ci sono degli stolti in fila. la bolla andrà avanti
Indugio nel prendere atto delle perdite
Noi esseri umani siamo talmente stupidi che quando commettiamo un errore incorriamo in un altro ancora più grave pur di non prendere atto delle conseguenze del primo.
Dove è finito il denaro della speculazione ? La conclusione è che quando scoppia una bolla si producono dei crolli nel valore dei beni che non vanno necessariamente a finire in altre mani. Siamo di fronte alla semplice evaporazione di denaro teorico.
In conclusione, se volte sapere quando una bolla stia per scoppiare, cercatene i segnali nell’economia reale perché in quella finanziaria non ne troverete.
Un’altra cosa comune alle tutte le bolle è che storicamente, passati uno o due anni dall’inizio di una recessione acuta, i mercati di borsa, in crollo fino a quel momento, a volte sperimentano una ripresa notevole, per non dire stupefacente. Dopo il crack del 1929, in piena depressione la borsa recuperò oltre il 40% di quanto aveva perso, in seguito tornò a crollare.
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