Il ciclo austriaco è per contro avviato da una politica attiva, e per certi versi razionale, posta in essere dal sistema delle banche commerciali in quanto creatrici di moneta fiduciaria. La moneta fiduciaria - definita come ‘credito circolante’ nella terminologia originale - consiste in mezzi di pagamento emessi dalle banche con garanzia di convertibilità/rimborso futuro in moneta effettiva o in beni, su richiesta del portatore.
È facilmente comprensibile come le banche commerciali siano più che favorevoli
all’emissione di moneta fiduciaria, anche a tassi di interesse inferiori rispetto a quelli di
mercato e vincolate solo dalla propria credibilità e dalla propria eventuale capacità di
applicare discriminazione di prezzo[10]. Grazie a tale operazione gli istituti di credito si trovano infatti in una situazione di signoraggio almeno temporaneo e possono lucrare una remunerazione netta positiva pressoché pari al tasso di interesse[11]. Se poi si realizza un aumento della domanda nominale di moneta e il pubblico percepisce il credito circolante come sostituto perfetto della moneta effettiva[12], i mezzi fiduciari saranno presentati per la conversione in beni o moneta effettiva in misura limitata o addirittura nulla. E ciò si traduce in facili profitti per l’istituto emittente.
Mises ritiene che, quanto meno all’inizio, il pubblico accetterà con relativa facilità i
nuovi mezzi di pagamento (fiduciari): la credibilità iniziale degli emittenti induce a non
dubitare della convertibilità del credito circolante, mentre i tassi di interesse ribassati
incontreranno certamente investitori pronti a contrarre debiti e a farsi finanziare con moneta fiduciaria. Si verifica quindi una situazione di signoraggio accompagnata da un principio di inflazione, come conseguenza dell’aumento dell’offerta aggregata di moneta[13].
Tuttavia, secondo la teoria misesiana, l’azione delle banche commerciali come
creatrici di moneta produce un divario fra il tasso di interesse di mercato (che tende a
scendere) e il tasso di preferenza intertemporale (che rimane costante); divario che genera a sua volta reazioni da parte degli investitori e dei consumatori. Uno squilibrio monetario si trasforma così in uno squilibrio reale, sostenibile fino a quando non verranno alla luce i costi relativi ai comportamenti distorti mantenuti durante l’espansione; a quel punto il boom si esaurirà e subentrerà la crisi.
A mano a mano che il fenomeno inflazionistico sviluppa i propri esiti, infatti, gli
operatori perdono fiducia negli strumenti di pagamento in circolazione e cercano di disfarsi della moneta cattiva (i mezzi fiduciari)[14], presentandola agli istituti di credito per la conversione. La quantità di moneta nominale subisce quindi una contrazione - o comunque cessa di espandersi: tutti gli investimenti che erano stati intrapresi solo per le prevalenti condizioni creditizie di favore (bassi tassi di interesse) si rivelano un errore alla luce delle nuove condizioni e sono abbandonati. Inoltre, nel tentativo di onorare l’impegno di convertibilità le banche chiederanno agli investitori il rimborso dei crediti ottenuti, creando diffuse situazioni di insolvenza. Infine, l’abbandono dei progetti non più remunerativi e il probabile fallimento di numerose imprese (anche bancarie) innesca la crisi e poi la depressione.
Secondo questo punto di vista, maggiore sarà la quantità di mezzi fiduciari
immessi nel sistema, maggiore sarà il ribasso nei tassi di interesse di mercato e maggiore sarà durata del boom. Ma così sarà anche più rilevante la quantità di investimenti sbagliati - il cosiddetto malinvestment, nella terminologia austriaca - e quindi la gravità della crisi quando il panico genererà il signoraggio inverso, le banche saranno costrette revocare i crediti concessi e ad attrarre depositi di moneta effettiva per far fronte alle richieste di conversione di moneta fiduciaria.
Si può dunque affermare che la versione misesiana del ciclo, così come concepita
inizialmente da Mises (1912) sulla scorta delle intuizioni di Wicksell e di Böhm-Bawerk, ruota intorno a quattro passaggi-chiave:
(1) Le banche emettono moneta fiduciaria poiché ritengono di poter beneficiare di una
posizione di signoraggio e/o sono convinte che, in caso di bisogno, possono contare sul sostegno delle autorità governative (banca centrale);
(2) Durante il boom innescato dall’emissione di moneta fiduciaria il tasso di interesse scende e gli investitori sono indotti a intraprendere progetti di investimento di lungo periodo che altrimenti non sarebbero stati avviati perché non remunerativi (il malinvestment, appunto)[15]. Essi accettano quindi i mezzi fiduciari e si indebitano nel convincimento di poter completare i nuovi progetti di investimento a redditività differita e servire il debito.
(3) La fase di espansione si esaurisce e si trasforma in crisi quando l’inflazione genera panico e signoraggio inverso.
(4) A meno che non subentrino interventi di salvataggio dall’esterno, il sistema bancario non è in grado di far fronte alle richieste di conversione e provoca il crollo delle imprese impegnate in investimenti estesi su un orizzonte temporale eccessivo.
10 La credibilità può essere accresciuta artificiosamente dall’autorità centrale per via indiretta o per via diretta. Nel primo caso la banca centrale può impegnarsi a salvare dall’insolvenza quegli istituti che non fossero in grado di trasformare mezzi fiduciari in moneta reale nel momento in cui il pubblico lo richiedesse. Si offrirebbe pertanto una garanzia di sostituzione di moneta fiduciaria con moneta effettiva a corso forzoso. Nel secondo caso la banca centrale potrebbe imporre la moneta fiduciaria come mezzo di pagamento a corso forzoso, cancellando quindi di fatto l’obbligo di conversione da parte delle banche emittenti.
11 Occorre infatti dedurre i costi di emissione e di gestione (clearing) propri di un sistema fiduciario con più emittenti attivi sul mercato. Si noti che, contrariamente a quanto avviene per il credito emesso a fronte di depositi bancari, gli erogatori di credito fiduciario non devono raccogliere risparmio e quindi non devono sostenere i costi relativi alla remunerazione del consumo differito.
12 Vale infine la pena di osservare come l’aumento della domanda reale di moneta non sia condizione necessaria per beneficiare della situazione di signoraggio: qualora ciò non avvenga, l’aumento dell’offerta complessiva di moneta a parità di domanda reale si tradurrà in inflazione (sequenziale), mediante la quale la quantità reale di moneta sarà ricondotta alla grandezza richiesta per soddisfare la domanda. Dunque, inflazione e signoraggio inverso non possono verificarsi simultaneamente. Perché ci sia inflazione occorre infatti che l’offerta complessiva di moneta - che comprende moneta effettiva e moneta fiduciaria - si espanda. Il che è possibile solo se la moneta fiduciaria è considerata equivalente alla moneta effettiva e pertanto non viene respinta dagli operatori
13 Come si vedrà in seguito, l’inflazione avrà poi un ruolo essenziale per spiegare la fine del boom e l’insorgere della crisi. Si veda Mises (1928 [2002]).
14 Mises fa riferimento a situazioni di vero e proprio panico. Ciò può sorprendere il lettore europeo o nordamericano di oggi, abituato a tassi di inflazione che negli ultimi decenni raramente hanno oltrepassato il 15% annuo. Ben altra era però l’esperienza di Mises negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, durante i quali l’aumento percentuale giornaliero dei prezzi in Austria, Ungheria e Germania era a due cifre.
Quanto alla connotazione di moneta ‘cattiva’, Mises negli anni Venti non aveva perso le
speranze di tornare a un sistema di gold standard autentico e di conseguenza immaginava ancora una moneta effettiva garantita dall’oro (o da altri beni reali). In chiave moderna si può pensare alla moneta effettiva come a uno strumento di pagamento garantito dal potere coercitivo dello Stato, che di solito si accompagna allo status di corso legale. La moneta fiduciaria, per contro è garantita solo dal patrimonio conferito dagli azionisti delle banche commerciali, le quali possono ovviamente fallire e trasformare i mezzi di pagamento fiduciario in carta straccia.
15 Si noti che, se si ipotizza con Mises che la produzione aggregata rimanga costante, lo spostamento di risorse dai progetti con rendimenti a breve termine ai progetti con rendimenti dilazionati nel tempo provocherà nel breve periodo una minore disponibilità di beni di consumo. Come si vedrà più avanti, i risultati sarebbero diversi se si ammettessero variazioni nella produzione aggregata durante la fase di espansione. È questa un’ipotesi formulata, per esempio, da Haberler (1932).
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