E' evidente quindi che per l'economia mondiale in generale, e per quella Italiana in particolare, è fondamentale capire quale sia la disponibilità di petrolio e quale intervallo di tempo ci resta per elaborare tecnologie e competenze che ci permettano di uscire da un'estrema dipendenza dal così detto "oro nero". Inoltre è importante non solo capire fino a quando avremo petrolio da estrarre, ma soprattutto fino a quando l'offerta di petrolio, cioè il petrolio che riusciremmo ad estrarre quotidianamente, sarà in grado di soddisfare la domanda.
Negli anni '60 un geologo americano (M.King Hubbert) aveva formulato una previsione, successivamente rivelatasi corretta, la quale affermava che a partire dal 1970 la produzione di petrolio negli Stati Uniti sarebbe inesorabilmente diminuita, cioè che avrebbe raggiunto un suo massimo proprio intorno al 1970.
Questo massimo è conosciuto come "Picco di Hubbert" e può essere definito come il punto in cui ulteriori aumenti di produzione risultano antieconomici, mentre la "curva di Hubbert", solitamente una curva a "campana", descrive nel tempo le dinamiche di estrazione della risorsa esauribile. Questo tipo di andamento, modellizzato dal geologo statunitense, è stato già osservato diverse volte in natura: ricordiamo la produzione di olio di balena negli Stati Uniti nel secolo diciannovesimo, la produzione di carbone in Pennsylvania e il già citato picco di produzione del petrolio negli USA nel 1970.
Quanto petrolio rimane? Quanto durerà? A che velocità lo stiamo consumando? Cerchiamo di rispondere a queste domande.
Per capire quanto petrolio rimane è necessario analizzare le varie fonti e i consultare i vari organismi che si occupano di fare stime e previsioni, poiché non esiste un dato unico e inequivocabile valido per tutti. Infatti bisogna considerare che, da una parte è effettivamente complesso stimare in modo esatto le risorse, dall'altra vi sono interessi politici ed economici che possono influenzare i risultati di dette analisi in maniera parziale e non obiettiva. Cominciamo a considerare le previsioni che possiamo definire maggiormente ottimiste in quanto collocano abbastanza avanti nel tempo il raggiungimento del fatidico picco.
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