Non posso fare a meno di esprimermi in questo momento su un argomento che ho affrontato e approfondito con i miei corrispondenti dagli States relativamente alla crisi libica ed al nauseante volume di gossip politico italiano a sfondo sessuale. Da mesi ormai si sta facendo il possibile per aizzare il più possibile l’opinione pubblica contro Berlusconi, non tanto per ragioni legate alla sua discutibile politica di governo, quanto piuttosto per l’attività libertina a sfondo sessuale di cui i media nazionali ci hanno raccontato e descritto minuziosamente. Non entro nel giudizio di questi comportamenti, il giudizio infatti è inutile in un paese in cui la metà della popolazione si dichiara addirittura indifferente ai fatti di Arcore e Palazzo Grazioli (secondo l’indagine di un noto quotidiano italiano).
E non pensate che dalla parte opposta (il centro sinistra) ci sia differenza, episodi di gossip a sfondo sessuale se ne sono già sentiti anche in passato, tuttavia con un fragore mediatico molto più modesto e contenuto. La verità è che in questo momento l’attenzione è catturata dal chi, come, cosa e quando, piuttosto che sul perché. Perché il premier italiano sta diventando sempre più oggetto di attacco mediatico volto a distruggerne il più possibile la reputazione nei confronti dell’elettorato ? Semplice: perché è diventato un soggetto troppo scomodo, ingestibile e fuori da ogni controllo per le forze di establishment politico internazionale.
Non dimentichiamo infatti che Silvio Berlusconi, nel bene o nel male, ha messo in essere per il nostro paese un partneriato strategico con Russia e Libia, due storici paesi nemici degli Stati Uniti. L’idea infatti che il 52esimo stato (l’Italia) si sia affrancato dal punto di vista energetico senza sottostare ai giochi di potere delle potenti lobby petrolifere statunitensi, potete stare certi che infastidisce alquanto lo Zio Sam a Washington. Ragion per cui è molto plausibile aspettarsi che forze a noi sconosciute stiano operando nel nostro paese al fine di distruggere Berlusconi agli occhi dell’elettorato italiano con il fine di sostituirlo quanto prima con un nuovo primo ministro molto più compiacente. Allo stesso trattamento sembra sia stato destinato anche l’amico del premier italiano, il Colonello Gheddafi, il quale recentemente ha acquisito una quota di partecipazione azionaria rilevante in Finmeccanica.
Per chi non lo sapesse quest’ultima è una società leader al mondo nella produzione di sistemi di difesa aerospaziale ed al tempo stesso principale fornitore della difesa statunitense. Pertanto Gheddafi, a meno che non venga quanto prima destituito o spazzato via, ha tranquillamente accesso alla consistenza degli approvvigionamenti militari statunitensi. Questo è più che sufficiente per istigare una finta rivoluzione con sommosse sociali pilotate al fine di ottenere la solita scusante per l’intervento militare con il nobile scopo di esportare la democrazia. Dubito infatti che quanto stia accadendo in Libia, un paese la cui popolazione godeva di un tenore di vita considerevolmente migliore rispetto alle popolazioni di paesi confinanti, non sia affatto casuale quanto piuttosto una classica operazione di false flag.
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