Home > Doc > Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia > Psicologia del Mercato

Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia

Psicologia del Mercato

Gli uomini vogliono credere in ciò che desiderano Giulio Cesare, “De Bello Gallico” .

Nel capitolo precedente sono emersi i principali motivi di carattere esogeno che hanno contribuito ad alimentare la spirale di speculazione nell’ambito dell’ultimo mercato al rialzo. Come in tutte le grandi ondate di speculazione anche il mercato della new economy è stato guidato da innovazioni frutto della nostra era, ma con dinamiche del tutto simili a quelle riscontrate nel corso della storia.

Per capire in che modo determinate condizioni possono generare nei soggetti atteggiamenti speculativi, si deve porre attenzione ad una serie di fattori squisitamente psicologici, che da sempre accompagnano, in modo sia pure latente, le scelte ed il modo di porsi dinnanzi a situazioni di rischio quali sono l’investimento in attività finanziarie.

Cosa spinge le persone ad accettare di buon grado alti livelli di rischio, e come si formano le aspettative sul futuro? La massimizzazione dell’utilità viene sempre perseguita? Che peso hanno le emozioni? A questa e ad altre domande si cercherà di rispondere nel corso di questo capitolo, cominciando dallo studio del concetto di rischio.

La propensione al rischio: roulette e mercati finanziari.

Nel suo Best Seller intitolato “Against the Gods: The Remarkable Story of Risk”, Peter L. Bernstein offre un affascinante ricostruzione storica del modo in cui gli uomini di ogni tempo hanno affrontato il rischio e l’incertezza. Il tentativo di misurare il grado di rischio associato ad un evento ha condotto inevitabilmente al concetto di probabilità. Oggi siamo abituati a ragionare in termini di probabilità, ma per l’uomo questo concetto è stato arduo da concepire, al punto che i primi trattati a riguardo sono attribuibili al Rinascimento italiano.

Girolamo Cardano era un fisico del XVI secolo, rapito dalla mania del gioco, il quale a furia di lanciare dadi cominciò a studiarne le dinamiche e scrisse un trattato intitolato Liber de Ludo Aleae, che può essere considerato il primo autorevole trattato sui principi statistici del gioco, e quindi sulla probabilità[28]. Da allora il mondo delle scommesse avrebbe cominciato a manifestare i caratteri pseudoistituzionali che nei secoli successivi condusse al proliferare del gioco d’azzardo.

Per capire i legami tra questo mondo e quello dei mercati finanziari, non occorre molta immaginazione, visto che già nella “tulipanomania” del seicento i contratti di opzione per l’acquisto o la vendita di lotti di fiori, strettissimi parenti delle nostre opzioni put e call, godevano della stessa regolamentazione dei giochi d’azzardo (si ricordi inoltre il Bubble Act del 1720). Ciò che è importante osservare è la correlazione tra aumento del gioco d’azzardo e della speculazione sui titoli.

Il boom dei roaring twenties coincise con il periodo di proibizionismo che in America aveva visto un’intensa proliferazione delle sale da gioco abusive. Tra il 1975 ed il 1999 il numero delle lotterie è quasi triplicato, e i casinò che prima erano presenti solo nel Nevada e ad Atlantic City si sono moltiplicati sulle barche e nelle riserve indiane (Shiller, 2000). Diversi studi rivelano per gli ultimi decenni un consistente aumento del gioco d’azzardo, soprattutto nelle forme dei video-poker, delle lotterie, e degli internet-casinò, i quali aumentano vertiginosamente la propensione al gioco, rastrellando giocatori di tutte le età e da tutte le parti del mondo.

Per avere un’idea delle cifre si pensi che per l’anno 1998 la National Gambling Impact Study Commission ha contato 125 milioni di persone che negli Stati Uniti hanno giocato d’azzardo, di cui 7,5 milioni dichiaratamente affetti da patologie legate al gioco[29]. L’università del Minnesota ha rivelato che il 52 percento dei minorenni del Minnesota hanno giocato almeno una volta[30]. Ciò che si vuole dimostrare, è che parte dei motivi che spingono le persone ad acquistare titoli deriva da fattori psicologici legati al bisogno di scommettere su qualcosa: da una parte emerge il gusto intrinseco dell’uomo per il rischio, dall’altra il bisogno di riscattarsi e di affermarsi economicamente in un’ era in cui il grado di materialismo è aumentato[31] ed il successo e l’intelligenza sono spesso legati ai soldi, o comunque al successo negli affari.

Sebbene tale bisogno sia aumentato nel corso degli anni, si vuole ricordare che in tutti i periodi di speculazione finanziaria si è registrato un contestuale incremento delle scommesse e del gioco d’azzardo. In fondo scommettere su un cavallo, su un cane, o su un titolo tecnologico, comporta gradi di rischio molto simili, anche se come si vedrà qui di seguito, l’assunzione di rischio nei mercati finanziari è una forma di scommessa molto meglio mascherata, in quanto è da sempre associata ad un maggiore grado di controllo sull’esito degli eventi. Oltretutto il prossimo paragrafo si propone di dimostrare come le decisioni prese in condizioni di rischio non sempre massimizzano una funzione di utilità.


28 Bernstein, Peter L. Against the Gods: the remarkable story of risk. New York: Wiley & Sons, Inc. 1996.

29 Si veda il sito www.ngisc.gov

30 Si veda il sito www.family.org

31 Un’indagine svolta dalla Roper-Starch, rivela che ad un questionario in cui veniva chiesto di scegliere tra un elenco di possibilità, la cosa che maggiormente avrebbe contribuito ad una vita migliore, la risposta “molti soldi” fu scelta dal 63% degli intervistati nell’anno 1994, contro il 38% degli intervistati nell’anno 1975. (cit. da Shiller, 2000)

Marco Primavera

Successivo: Operatori irrazionali?

Sommario: Index