Per me è stata sempre una paranoia, un'ossessione, un incubo: denaro reale. Fin da quando ho iniziato a interessarmi di trading, anzi - diciamola tutta - di speculazione di borsa, mi sono accordo che in giro esistevano molti venditori di aria fritta. Consulenti di cartapesta, analisti tecnici da baraccone, gestori che sapevano solo perdere i soldi degli altri ma i propri li investivano in appartamenti, giornalisti che parlavano di borsa come di tennis, insomma un circo Barnum di arti e mestieri che avevano a che fare con tutto, dal cinema al cabaret, tranne che con la vera speculazione di borsa.
E se faccio il calcolo di quanti soldi ho buttato via seguendo queste o quelle raccomandazioni, comprando e, peggio, leggendo questo o quel libro, seguendo questo e quel corso, mi vengono i lucciconi agli occhi. I soldi persi possono essere riguadagnati. Il tempo perso è una ferita che rimane aperta tutta la vita. E via via che gli anni passavano, le domande, quelle terribili domande che a tutti coloro che si avvicinano alla borsa sorgono spontanee, mi rimbombavano sempre più nella testa fino a farla scoppiare. Perché mai un consulente che promette di far guadagnare miliardi ai propri clienti non lo fa in proprio senza sprecare tempo e fatica in fatture, società, commercialisti, notai, contestazioni eccetera? Perché nessuno, dico nessuno, dei consulenti di borsa mostra le contabili delle operazioni che fa? Perché mai io debbo considerare come un santone un giornalista economico che ha la pretesa di spiegarmi, con il senno del poi, perché la borsa è salita o scesa?
Io ho iniziato a studiare analisi tecnica tanti tanti anni fa, che se ci penso quasi mi commuovo. E da sempre ho trovato disprezzo per questa metodologia, sia da parte dei media (quale giornale vent'anni fa pubblicava una rubrica di analisi tecnica?), sia da parte degli investitori istituzionali, sia da parte del grande pubblico. Eppure, eppure qualcosa non tornava. L'analisi tecnica presuppone un mondo imperfetto, un mondo dove c'è chi sa e c'è anche chi non sa, chi è ai margini e chi è al centro, chi è ricco e chi è povero. E questo mondo era il mondo che io, tutti i giorni, toccavo con mano. Quella teoria della perfezione ed efficienza dei mercati, che avevo faticosamente appreso nelle aule universitarie, dove è impossibile guadagnare in borsa perché i prezzi scontano tutte le informazioni, passate presenti e future, non mi andava proprio giù. Mi sembrava una storiella inventata da qualche pingue professorone che mai aveva comprato un'azione in borsa. Da qualche parte c'era qualcosa che non era così come la stavano vendendo. Fatale fu, nella mia formazione, una tesi di laurea sui mercati future e soprattutto un lungo soggiorno di studio presso il Dipartimento di Economia Agricola dell'Università di Reading, in Gran Bretagna. Fu là che, conti alla mano, mi resi conto che esistevano dei buchi nella teoria della efficienza dei mercati, ovvero che la storiella che era impossibile guadagnare non era poi così vera. L'abbondanza di testi, di riviste, di giornali, a cui potevo attingere, la mentalità strettamente pragmatica di stampo anglosassone per cui è vero ciò che funziona e non che è vero ciò che è razionale, e infine, last but not least, il primo incontro con il computer, fecero il resto. La convinzione che si stava radicando in me era che con l'analisi tecnica era assolutamente possibile guadagnare. E che chi non lo faceva era semplicemente un fesso.
Venne il servizio militare, venne la laurea, e venne final- mente il terribile scontro con la realtà del mondo del lavoro. Come molti neolaureati, a quell'età sognavo di lavorare in borsa a Londra, a Parigi o a Milano. Mandai curricula a 500 intermediari e banche. Nessuna risposta. Eppure di analisi tecnica ne sapevo a pacchi, avevo compiuto tutti i passi giusti al momento giusto, avevo tutte le patacche (diplomi di lingua, test di inglese, stage e borse di studio all'estero, competenze specifiche) necessarie per essere promosso analista. Ma non accadde. Anche il mercato del lavoro era inefficiente ? O ero io a essere inefficiente?
Trovai un lavoro come giornalista economico, dove ogni giorno rimestavo nel pentolone notizie che non servivano a niente e a cui io non conferivo alcun valore aggiunto. Complice una disgrazia familiare, decisi di tornarmene a casa, deluso e rattristato. Ma non potevo mollare. Non potevo mollare perché capivo che con Internet e con la diffusione dei dati di borsa via satellite ormai il mondo era cambiato. Ormai anche da Sassuolo, da Spilamberto, dalla sonnecchiosa e opulenta pianura emiliana era possibile sfidare i colossi della finanza: era possibile creare del valore nelle informazioni economiche. E il mezzo migliore per dimostrarlo era appunto quello di mostrare le contabili dei soldi che era possibile guadagnare con quelle informazioni. Era la prova che non tutte le informazioni economiche erano uguali: c'erano quelle che erano sterili bla bla e quelle che, contabili alla mano, potevano far guadagnare soldi. Ma com'era possibile aggregare le persone giuste per produrre quelle informazioni? Com'era possibile creare il know-how necessario in quella periferia che sembrava così lontana dal centro della finanza? Era una sfida, e come tutte le sfide era appassionante perché dall'esito incerto.
La prima cosa da fare era quella di creare una comunità di persone legate dalla fiducia e dalla voglia di crescere insieme. Iniziammo con i corsi nel 1995 e proseguimmo poi nel 1996. Nel 1997 nacque Lombard Report, che ebbe fin da subito una diffusione crescente, fino a raggiungere gli 800 abbonati della primavera del 2000. Infine, non pago di dimostrare con le contabili che la borsa poteva essere battuta, nell'estate del 1998 lanciai l'idea del Top Trader, un campionato di speculazione con soldi veri.
A dire il vero, l'idea non fu proprio mia, ma come spesso accade nella vita, fu presa in prestito. In un viaggio negli Stati Uniti, dal "tempio" di Chicago a quello di New York, comprai Pit Bull di Martin Schwarz, ovvero l'autobiografia di uno dei migliori trader di Wall Street, assurto agli onori della cronaca proprio dopo avere vinto per più volte lo US Investing Championship. Quel libro fu come una scarica di elettricità: dall'idea nascosta nei reconditi della mente nacque la convinzione ferma e decisa di creare un Campionato italiano di trading di borsa. Le prime due edizioni furono organizzate attraverso una sola Sim, la Directa, che accettò di sponsorizzarci. Ma un Campionato, sotto l'egida di un'unica Sim, era quanto di meno sportivo potesse esserci. Si prestava a critiche e polemiche di ogni genere. Inoltre, era nelle mani di un forte player del mercato. Occorreva aprire il Campionato non solo a tutti i trader italiani ma anche a tutti gli intermediari italiani.
Solo in quel modo sarebbe stato veramente un agone al di sopra delle parti, un agone al di fuori delle polemiche, un catenaccio in grado di unire figurativamente tutto il mondo degli speculatori di borsa. Questa filosofia ricalcava il motto della borsa di Anversa del 1600: Ad usum mercatorum cuiuscumque gentis ac nationis, ad uso dei mercanti di qualsiasi razza e nazionalità. Così doveva essere il Campionato: libero da padroni, libero da vincoli, aperto a tutti. Solo in quel modo non c'erano scuse, nessuno poteva accampare pretesti per non aver potuto partecipare. Il Top Trader di Borsa diventava un giudice severo e soprattutto impossibile da scavalcare.
Nel 2002, il Top Trader di Borsa, dopo aver superato inconvenienti e problematiche di ogni genere, dall'adolescenza si avvia alla maturità entrando nella quarta edizione, che per la prima volta vedrà la sezione Top Trader suddivisa nelle categorie Azioni e Fib, a loro volta separate da quella Mini, in cui è possibile gareggiare con tutti gli strumenti, compresi quei covered warrant ormai screditati dal mercato.
Ma il futuro non sarà facile. La vera prova che il Top Trader deve affrontare sarà quando, raggiunto il vero successo, cercheranno di boicottarlo, di screditarlo. Top Trader infatti dà fastidio perché è libero, Top Trader non è di nessuna Sim, non è il campionato di questa o quella parrocchia. Top Trader, soprattutto, rompe gli equilibri del potere finanziario, smaschera i buffoni che siedono nei salotti dorati della finanza buona, sberleffa i giornalisti che non scrivono la verità. Top Trader è scomodo per l'establishment bancario e finanziario, per alcuni media che vedono in lui un pericolosissimo concorrente. Cosa penserà il povero risparmiatore che ha investito in un fondo che magari riesce a fare peggio del mercato quando leggerà delle performance dei Top Trader? E ancora, preferite leggere un articolo di Capecce, Top Trader nazionale, oppure l'articolo di un untuoso giornalista economico da scrivania? Top Trader è una mina vagante, una minaccia, un pericolo. Top Trader deve essere bloccato, addomesticato, riportato sotto il controllo dei cicisbei della finanza blasonata. E quando Top Trader raggiungerà l'apice raggiungeranno anche l'apice gli attacchi da parte dei suoi nemici naturali. Difendete Top Trader, cari lettori, difendete la bandiera del trading libero e indipendente, delle informazioni che non hanno paura di nessuno, del pensiero che rispetta gli altri tanto da non stare mai zitto. Top Trader non è solo un vantaggio per Tomasini che ne è il padre, Top Trader è una voce che ogni anno grida che non è vero che i mercati sono efficienti, che avverte che molti dei consulenti che ci sono in giro sono impreparati. Top Trader deve vivere. Se muore Top Trader muore la libertà del trading e dell'informazione libera.
D'accordo, ci saranno polemiche, ci saranno accuse, ci saranno errori da parte di chi l'organizza, ma Top Trader deve andare avanti, deve vivere. Top Trader viene prima di LombardReport.com, prima di Tomasini stesso. Non importa se domani LombardReport.com non avrà più clienti perché i Top Trader avranno monopolizzato il mercato delle consulenza e informazione di Borsa. In quel giorno benedetto il mio obiettivo sarà raggiunto: avere smascherato i finti sapientoni della borsa e aver creato una vera e propria cultura finanziaria in Italia. LombardReport.com è pronto a essere sacrificato su questo altare. Per LombardReport.com promuovere Top Trader è come darsi la zappa sui piedi: crea dei mostri, i vincitori del Campionato, che sono incontrollabili, che sfuggono a ogni costrizione, e che possono mettersi subito a fargli concorrenza. Ma non importa: sarò felice in quei giorni di essere il primo cliente di chi si è meritato con le sue capacità il podio di Top Trader d'Italia. Questo è il primo libro sui miei mostri, sui vincitori del Campionato Top Trader di Borsa con Denaro Reale e su altri trader eccellenti. Sono fiero di presentarveli perché tutte sono persone capaci, persone che hanno dato il sangue per vincere e hanno meritato la vittoria. A loro spetta il podio, non agli altri, non a Tomasini. A loro spetta l'onore di essere Top Trader d'Italia.
Emilio Tomasini
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