Capire i propri limiti significa non forzare l'interpretazione del mercato:
"Se un titolo non si comporta nel modo giusto, non toccarlo; perchè se che non capisci cosa c'è che non va, non puoi sapere da che parte andrà. Nessuna diagnosi, nessuna prognosi. Nessuna prognosi, nessun profitto."
Capire i propri limiti significa anche capacità di riconoscere i propri errori e rimediare (che non vuol dire sperare di guadagnare). Il trading non è mestiere per "quelli che non sbagliano mai". Quando sulla stampa popolare (e non solo) appaiono titoli relativi a super-traders che "non sbagliano mai", vi sono solo due possibilità: (i) non è vero, e il giornalista è solo un ingenuo; (ii) non è vero, e il giornalista è prezzolato.
"Ripensai a tutto ció che avevo fatto e che non avevo fatto e mi dissi: "Evidentemente mi sbaglio!" . Per uno come me, capire che sbaglio ed uscire immediatamente dalla posizione è la stessa cosa. Cosí coprii la posizione e persi un milione di dollari."
Capire i propri limiti non significa infatti essere indecisi o dubbiosi:
"Un uomo deve credere in sè stesso e nella sua capacità di giudizio se vuole ricavare da vivere da questa professione. Questa è la ragione per cui non credo nelle 'dritte'."
Come si impara tutto questo? Non dai libri purtroppo.
"Non c'è niente come perdere tutto quello che hai per insegnarti cosa non devi fare. E quando sai cosa non devi fare per non perdere soldi, allora cominci ad imparare cosa devi fare per guadagnare. Hai capito? Stai cominciando ad imparare!"
un esempio piú concreto?
"Mi è costato milioni capire che un altro pericoloso nemico del trader è la capacità di farsi influenzare dalle idee di una personalità magnetica quando espresse plausibilmente ed in modo brillante. Tuttavia, mi è sempre sembrato che avrei potuto imparare questa lezione anche se mi costava solo un milione. Ma il Fato non sempre ti lascia fissare il costo della tua educazione."
Lo studio dei propri errori è ancora piú importante dello studio dei propri successi se si vuole progredire in questo tipo di attività.
Da queste idee fondamentali sul trading, Livermore fa discendere una serie di considerazioni "attuative" di natura piú pratica. Si tratta spesso di concetti semplici, ma altrettanto spesso di concetti disattesi e dimenticati dai piú. Essi riguardano, tra l'altro, la determinazione del trend:
"Lo speculatore non è un investitore. Il suo obiettivo non è di assicurarsi un buon rendimento costante sul suo capitale, ma semplicemente di ricavare profitti da un'ascesa o da un declino dei prezzi. Perció la cosa che occorre determinare è la linea speculativa che offre minore resistenza nel momento in cui si entra sul mercato; e ció che occorre attendere è il momento in cui questa linea si definisce, perchè questo è il segnale che bisogna cominciare a lavorare. [...] Il livello del prezzo, di per sè, non ha nulla a che vedere con la determinazione della linea di minore resistenza.[...] Se segui questa regola scoprirai che, in pratica, ogni notizia importante che esce quando il mercato è chiuso, è normalmente in armonia con la linea di minore resistenza. Il trend è stato stabilito prima della pubblicazione della notizia, e in mercati rialzisti le notizie ribassiste vengono ignorate e le rialziste esagerate, e viceversa."
Un'idea diffusa specialmente nel mondo di oggi, anche grazie ai progressi delle telecomunicazioni (internet) è che la determinazione delle condizioni fondamentali di mercato possa venire fatta da qualcun altro e ci possa venire offerta su un piatto d'argento:
"Il pubblico vuole sempre dei suggerimenti e delle spiegazioni. Questo è ció che fa del dare e ricevere "dritte", una pratica universale. E' giusto che i brokers e gli intermediari forniscano ricerca ai propri clienti. [Tuttavia] lo speculatore deve guardare lontano, mentre il broker si deve preoccupare delle commissioni che puó incassare oggi. [...] Il pubblico dovrebbe sempre tener presente i principi fondamentali del trading. Quando un'azione sale, non c'è bisogno di elaborate spiegazioni del perchè sale. Sale perchè c'è una continua domanda di quell'azione. Fino a che continua a salire con solo delle piccole reazioni al ribasso di tanto in tanto, si puó ritenere sia abbastanza sicuro seguirla nella sua ascesa. Ma se dopo una lunga salita un'azione si gira e comincia gradualmente a scendere, presentando solo occasionalmente dei rally limitati, è ovvio che la linea di minore resistenza è mutata da rialzista a ribassista. Se questo è il caso, perchè uno dovrebbe chiedere spiegazioni? Forse esistono delle ottime ragioni che spiegano questo accadimento, ma queste ragioni sono probabilmente conosciute solo da pochissime persone che, o non le dicono, o anzi dicono che l'azione è conveniente. La natura del gioco è tale che il pubblico dovrebbe capire che la verità non puó essere detta dai pochi che la conoscono."
Data l'incertezza che comunque circonderà sempre in qualche modo la determinazione delle condizioni di mercato, occorre concretizzare quella flessibilità ed apertura mentale di cui si diceva sopra verificando continuamente il proprio approccio:
"La gente non sembra capire facilmente i concetti fondamentali del trading. Ho spesso detto che comprare durante l'ascesa dei prezzi è il metodo migliore per comprare. Il punto non è acquistare meglio possibile o riuscire a vendere al prezzo piú alto, ma semplicemente comprare e vendere al momento giusto. Quando sono ribassista e vendo un'azione, ogni vendita deve essere fatta ad un livello inferiore della precedente. Quando compro, faccio il contrario. Io non compro azioni se il prezzo scende, io compro se il prezzo sale."
Questo puó portare a qualche conclusione apparentemente controintuitiva:
"Un'altra cosa da tener presente è questa: non provare mai a vendere al massimo. Non è intelligente. Vendi dopo un moderato ribasso se non c'è stata una risalita."
Una volta fatto il proprio studio e determinato il trend, la coerenza del proprio percorso d'azione accompagnata da una certa dose di audacia, diviene fondamentale:
"Studiavo il mercato perchè il mio mestiere era quello di speculare. Il momento che il mercato mi diceva che avevo ragione, il mio dovere era quello di aumentare la mia posizione. E lo facevo. E questo era tutto."
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