Ed ancora, importantissima, l'analisi degli errori di impostazione ed operativi propri ed altrui:
"Che cosa fa una persona quando decide che deve speculare per pagarsi una qualche necessità urgente? Beh, semplicemente spera. Scommette. Perció finisce per correre dei rischi che sono molto piú grandi di quelli che avrebbe corso se avesse speculato intelligentemente, seguendo le idee che si sarebbe potuto formare dopo un'analisi distaccata delle condizioni sottostanti. Per cominciare, questa persona insegue il profitto. Non puó permettersi di aspettare. Il mercato deve dargli ragione, e subito. Pensa che tutto quello che vuole è di piazzare una scommessa prezzata alla pari. Siccome è preparato a chiudere subito la posizione, diciamo lasciare lo stop-loss a due punti, quando due punti è tutto ció che spera di guadagnare, accarezza l'illusione di avere il 50% di probabilità di guadagnare. Ho conosciuto persone che hanno perso migliaia di dollari in queste operazioni, particolarmente su acquisti fatti al massimo del mercato giusto prima di una reazione moderata. Non è certamente il modo di speculare."
"In ogni boom vi sono aziende che sono quotate principalmente, se non esclusivamente, per avvantaggiarsi dell'appetito del pubblico per le azioni. Poi vi sono anche i collocamenti in ritardo. La ragione per cui i collocatori fanno questo errore è che, essendo esseri umani, non vogliono vedere la fine del boom. Inoltre, è commercialmente interessante assumersi dei rischi quando il profitto potenziale è abbastanza alto. Il massimo (dei prezzi) non è mai vicino quando la vista è viziata dalla speranza. L'investitore medio vede un'azione che nessuno voleva a 12 o 14 dollari avanzare fino a 30 - che sicuramente rappresenta il massimo - fino a che raggiunge 50. Questa è assolutamente la fine della salita. Poi va a 60, a 70, a 75. A questo punto è una certezza che l'azione non puó andare oltre. Ma va a 80 a poi a 85. A questo punto, l'investitore medio, che non pensa mai al valore ma solamente ai prezzi, e non è governato nelle sue azioni che dalle paure, sceglie la strada piú facile - smette di pensare che c'è un limite alla salita. Questa è la ragione per cui molti che sono abbastanza bravi da evitare di comprare ai massimi, finiscono comunque per perdere perchè non sono capaci di monetizzare i profitti. I grandi profitti sono sempre realizzati prima dal grande pubblico - sulla carta. E di solito rimangono sulla carta."
"Avevo fatto esattamente la cosa sbagliata. Il cotone registrava una perdita e avevo mantenuto la posizione. Il grano registrava un profitto e avevo chiuso la posizione. Di tutti gli errori che uno puó fare in questo mestiere, ce ne sono pochi che sono piú gravi che cercare di fare media su una posizione in perdita. Chiudi sempre se registri una perdita e tieni duro sulle posizioni in utile."
Il trading è un mestiere come gli altri. Con tanta applicazione e tanto tempo si puó riuscire veramente bene. Eventuali doti naturali, come sempre, aiutano. Quello che è importante è non illudersi che possa venire fatto facilmente, magari come lavoro part-time.
"La speculazione è un mestiere duro ed uno speculatore deve essere al lavoro in continuazione o presto non avrà piú lavoro del tutto."
e nemmeno tramite qualche simulazione sul computer,
"Ho sentito di gente che si diverte effettuando operazioni immaginarie sul mercato azionario per provare con dollari immaginari quanto sono bravi. Talvolta questi scommettitori fantasmi fanno milioni. [...] E' come la vecchia storia di quell'uomo che doveva scontrarsi in duello con un altro il giorno seguente. Il suo secondo gli chiese: "Spari bene?"; "Modestamente, posso colpire il gambo di un calice di vino da quindici metri" rispose il duellante. "Molto bene" disse il secondo, affatto impressionato. "Ma puoi colpire il gambo del calice di vino mentre il calice di vino sta puntando una pistola carica dritto al tuo cuore?"
e per impararlo non basta neanche leggere i libri e le esperienze altrui (!). Le esperienze che valgono di piú sono sempre quelle fatte sulla propria pelle!
" Il principiante non sa nulla e tutti, egli incluso, lo sanno. Poi c'è il 'semi-sciocco' che sa molto e fa in modo che gli altri pensino che lui sa. Questo semi-sciocco possiede qualche esperienza, ha studiato - non il mercato - ma alcune considerazioni sul mercato fatte da qualche altro semi-sciocco di piú alto livello. Il semi-sciocco normalmente sa anche come evitare di perdere troppi soldi sul mercato: è questo il tipo di investitore, piuttosto che il principiante, che fa felici le società di brokeraggio garantendo loro un flusso continuo di commissioni. Dura circa tre anni e mezzo in media, mentre il principiante dura di solito tra le tre e le trenta settimane. Naturalmente è proprio questo semisciocco che cita i famosi aforismi del trading e le varie regole del gioco. Sa tutto, eccetto la cosa principale: "Non essere uno sciocco!"".
Alla fine, ció che veramente distingue il professionista è una passione verso il mercato (non verso il denaro!) che lo porta a trovare il tempo ed il modo di disciplinare sia i suoi comportamenti che il suo carattere:
"Il professionista cerca di fare la cosa giusta, piuttosto che focalizzarsi sul guadagno: egli ben sa che il profitto altro non è che la conseguenza di una serie di azioni corrette."
Nota
Jesse Livermore era uno speculatore attivo su Wall Street all'inizio del novecento prima della Prima Guerra Mondiale. Edwin Lefèvre era un giornalista specializzato in tematiche finanziarie. Nonostante il libro sia scritto con stile autobiografico e Livermore non sia identificato con il suo vero nome, Lefèvre e Livermore non furono la stessa persona, come alcuni hanno erroneamente ritenuto.
Nel testo precedente, le citazioni in corsivo sono tutte tratte da "Reminiscences of a Stock Operator" di E. Lefèvre, John Wiley & Sons, Inc. , New York 1994 (edizione originale del 1923). La traduzione dall'inglese è mia.
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