Cercherò di essere sintetico per dimostrare che è una teoria che per me non regge e che siamo noi artefici delle nostre fortune o sfortune in borsa: spero comunque per voi di non esserlo troppo.
Tutta una serie di studi più o meno empirici ha portato a considerare la EMH (Efficient Market Hypothesis) una teoria con almeno tre versioni:
a) FORTE
b) SEMI FORTE
c) DEBOLE
Nodo cruciale della differenziazione è il tipo di informazione "contenuto" nel prezzo, e la capacità di un operatore di "leggere" la situazione e battere sistematicamente gli altri competitors procurando un utile sul mercato di riferimento.
La versione "forte", confuta, nega la possibilità che possa esistere un mercato nel quale un operatore (speculatore, investitore, ecc) possa avere continuativi vantaggi operativi.
La versione "semi forte" afferma che i mercati incorporano e quindi scontano solo le informazioni di pubblico dominio.
La versione "debole" invece, ritiene che il mercato tiene conto solo della evoluzione dei prezzi e praticamente "sconta tutto il resto": ciò è alla base della validità dell'analisi tecnica, ma contemporaneamente ne vanifica l'efficacia predittiva.
Prima considerazione: "efficienza dei mercati" (detta anche "valutativa") ed "efficienza informativa" sono due concetti diversi (come chiunque segue operativamente i mercati può capire) ed è troppo semplicistico accomunarli come viene fatto dai teorici economisti. Come se ciò non bastasse alcuni economisti che sostengono tale teoria hanno fatto regredire l'importanza della psicologia economica arrivando a dichiararne più o meno espressamente la sua inutilità, in quanto ".le componenti psicologiche sarebbero immunizzate dalle semplici e precise leggi economiche dei mercati finanziari ."chi non condivide gli stili cognitivi e i comportamenti dominanti e ottimizzanti è destinato secondo la Efficient Market Hypothesis, a incorrere in gravissime perdite che lo porterebbero o a uniformarsi o a cambiare mestiere. Le componenti psicologiche legate alla irrazionalità degli operatori/investitori, le componenti emotive, ecc. sono "rumori" di intensità irrilevante per l'economista: al massimo possono essere interessanti per qualche psicologo.
Ma non basta. La "scuola di pensiero economica" dell'università di Chicago (Ball 1989) arriva a sostenere che al massimo l'irrazionalità degli operatori è contenuta nell'ipotesi iniziale e non accenna minimamente a meccanismi cognitivi e agli atteggiamenti degli investitori, trattando il mercato come una "black box". (Per me, e oramai mi conoscete, la Borsa un "fenomeno" molto complesso ma prima di ogni aspetto è un fenomeno sociale, in quanto messo in atto da soggetti umani, e quindi và affrontato con metodologia psicosociale, per cercare di arrivarne a capo e trarre conclusioni che ci possano essere di aiuto ai fini operativi.
Per chi invece voglia leggere un testo sull'economia consiglio un testo di Sergio Ricossa: Maledetti economisti -Le idiozie di una scienza che non esiste. Non consiglio invece di leggere i due testi di Soros, Soros su Soros, e la teoria della riflessività soprattutto il secondo è un confuso tentativo di uno speculatore per eccellenza di darsi una veste filosofica accademica, di assurgere a cattedratico con una teoria che neanche lui stesso riesce a spiegarsi. - spero che i 10.000 miliardi persi ultimamente non siano dovuti proprio all'applicazione di una teoria inesistente.L'unico passaggio che mi ha colpito e stato quello relativo alla scelta di un suo gestore per la componente derivati del suo portafoglio: lo scelse con competenze statistiche e nel gioco d'azzardo !!!?????????:
Ma torniamo brevemente a EMH. Moltissime sono le voci che si levano contro questa teoria, e che in certi sensi sono sollevate delle obbiezioni che la rendono sicuramente non degna della massima affidabilità (per me, neanche della minima.!!) vediamone alcune
- Se tutti gli investitori fossero razionali e dunque facessero "le stesse valutazioni finanziarie" perché dovrebbero scambiarsi grandi volumi di titoli? Eccezione fatta per risicate vendite dovute a carenza di liquidità gli altri scambi non presenterebbero vantaggi per i contraenti.
- Nessun operatore razionale accetterebbe di fare transazioni con un altro operatore razionale cioè senza la speranza di un guadagno; almeno chè non si arrivi a pensare che c'è chi voglia fare delle operazioni con la speranza di perdere soldi: questo è il paradosso al quale ci conduce la teoria
- Studi importanti hanno dimostrato che le quotazioni di titoli non sempre seguono un cammino a caso anzi al contrario: (Hood 1985; Schachter 1985; Thaler 1994, Gibbons1981, ecc)
- Le oscillazioni dei prezzi rispetto al valore fondamentale dell'azienda sono una misura delle oscillazioni dei sentimenti (De Bondt, 1994) (questa teoria sarebbe da approfondire infatti è quella che meglio spiega il fenomeno dei titoli internet sia pure formulata in tempi non sospetti:1994)
- Le anomalie delle IPO non sono spiegabili attraverso l'EMY
- Il diffondersi della convinzione di un miglioramento della situazione finanziaria è spesso in grado di anticipare l'attività della borsa ( Lindeaur 1987)
Chiaramente la correlazione tra gli atteggiamenti del pubblico e l'indice dei prezzi di Wall Street, verificata da Lindeaur,smentisce l'ipotesi forte dell'efficiente Market hypotesis
Il random walk è uno dei cardini della EMY. Proprio il suo più famoso sostenitore Fama (1965) in un recente lavoro con un altro studioso French ha affermato che si è "convinto" della prevedibilità delle quotazioni (Thaler 1992)
Io ritengo che una delle considerazioni basi da fare sia sulla volatilità dei mercati. Infatti le serie storiche dei prezzi di borsa mostrano spesso e chiaramente un eccesso di volatilità cioè una tendenza ad effettuare movimenti più ampi di quelli che potrebbero essere giustificabili da notizie sui dividendi. (uno studio di Shiller del 1990 parla da 5 a 13 volte circa). Questa parte della dinamica dei prezzi è inspiegabile con la EMH.:
La volatilità e' il segnale di una tendenza degli investitori alla ipereattività (overreaction) spiegabile solo con categorizzazioni psico-sociali, in grado di spiegare i fenomeni di influenza di massa, i cosiddetti modelli popolari di investimento (popular models)
Il mercato finanziario a differenza della teoria è caratterizzato da assenza di modelli dominanti. La pluralità delle opinioni genera comportamenti di massa e questi sono il risultato dei comportamenti di tanti individui: questi comportamenti che siano corretti o meno dipende non dal mercato ma da noi, con il nostro "vissuto".
E' su di noi che dobbiamo lavorare se vogliamo guadagnare investendo in borsa: non trovando alibi alle perdite
Dr. Stefano Calamita
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