La maggior parte dei portafogli obbligazionari contiene una quota di obbligazioni a tasso fisso a lungo termine. Nel caso di un portafoglio italiano tali obbligazioni sono normalmente rappresentate da Btp con scadenza dai 7 ai 30 anni. L’orizzonte temporale su cui il portafoglio (ed il gestore) sono valutati è peró normalmente molto piú breve della durata di questi titoli.
Ció significa che il portafoglio è esposto al rischio di rialzo dei tassi di interesse. Gli approcci tradizionali che sono usati per gestire questo tipo di portafogli sono la gestione attiva e la gestione passiva. Nel primo caso, la durata finanziaria del portafoglio viene aumentata ogni volta che il gestore si attende un ribasso dei tassi di interesse e diminuita nel caso opposto; nel secondo caso il portafoglio è allocato molto semplicemente sulla base di un “benchmark” prefissato (ad es. 30% obbligazioni a 8-10 anni, 30% obbligazioni a 4-8 anni e 40% obbligazioni con durata inferiore a 4 anni).
L’introduzione e la diffusione di strumenti derivati quali il future del Btp consentono oggi di utilizzare anche in Italia metodologie già sperimentate all’estero. In particolare rendono possibile (e relativamente poco costosa) una gestione “dinamica” del rischio tasso di interesse di un portafoglio obbligazionario.
F. Ceci
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