Se la prassi è spesso priva di valori morali, lo è anche la teoria della finanza? Cosa è scritto nei manuali e cosa insegnano i professori? Se si legge la prefazione dei migliori testi universitari si scopre che le differenze di contenuto sono minime.
Lo sforzo è di far capire come si costruisce e gestisce un portafoglio di attività finanziarie in presenza di prezzi e rendimenti aleatori, tenuto conto dell'attitudine al rischio del soggetto investitore. Molto spazio è dedicato allo studio del trade-off rischio-rendimento e ai principi della scelta razionale che a tale relazione s'ispira.
Due sono i concetti alla base della moderna teoria di portafoglio. Il primo asserisce che l'investitore è avverso al rischio e quindi il rischio aggiuntivo deve essere remunerato da un adeguato incremento del rendimento atteso.
E' da tempo immemorabile che si sa che non vi può essere un adeguato ritorno se lo si vuole certo. Ricordo che già nel medioevo, il "periculum sortis" giustificava la richiesta dell'interesse sul capitale dato a prestito; un'eccezione alla teoria dominante della sterilità della moneta (" mutuum date, nihil inde sperantes"). La seconda idea forza è che la diversificazione efficiente non penalizza la redditività futura del portafoglio ma riduce il rischio di perdita. Una scoperta anch'essa non recente.
Antonio, nel Mercante di Venezia di Shaskepeare, dice "le mie imprese non sono affidate ad un solo fondo, né ad un solo luogo, e il mio patrimonio non è legato alla fortuna di una sola annata". Markowitz ha reso misurabile il concetto è lo ha applicato alla gestione del portafoglio.
Corollario importante è l'ipotesi d'efficienza informativa e valutativa dei mercati. Coloro che operano hanno le medesime informazioni ed una identica lettura delle stesse. Se l'informazione che riguarda il titolo A è una buona notizia, gli operatori andranno con tempestività sul mercato ad acquistare il titolo, il prezzo sale e si aggiusta alla nuova realtà.
In sintesi, chi compra lo fa al giusto prezzo e il rendimento che avrà dall'investimento è quello di normale o d'equilibrio. Se il mercato non è efficiente, colui che dispone dell'informazione riservata, acquista l'asset ad un prezzo basso che non include la notizia. Egli è in grado di ottenere un extra rendimento oltre a quello normale. Le ricerche di Fama dimostrano che è inutile dedicare tempo e risorse alla ricerca di titoli sotto o sovraquotati perché non esistono. In sintesi, la cupidigia non paga.
Nessuno è dotato del "tocco di re Mida" e la vantata superiore abilità dell'esperto si dimostra non già nella sistematica individuazione dei titoli migliori o nella corretta anticipazione di come si muoverà il mercato, bensì nella costruzione di un portafoglio che riproduce quello di mercato e tiene conto della avversione al rischio dell'investitore.
La strategia migliore è quella passiva, meno incerta nei risultati e meno costosa di quella attiva, quest'ultima è più suggestiva, anche per il ruolo che assegna al gestore impegnato nel tentativo di anticipare e battere il mercato, ma nello schema ordinato e razionale della moderna teoria della finanza non vi è spazio per gli "apprendisti stregoni". Il migliore esperto è colui che decide di "farsi trainare dal mercato" non già chi si propone di "leggere il futuro".
Sfortunatamente, gli investitori non sembrano prestare molta attenzione alla scienza del rischio e tendono ad ignorare le conclusioni di Markowitz e Sharpe . Fortunatamente per gli intermediari, parte dei risparmiatori si comporta come i giocatori di slot machine: illusi dalla speranza d'improbabili guadagni, sprecano il loro capitale a beneficio del gestore della casa da gioco.
Centinaia di verifiche statistiche, con poche eccezioni, sostengono le tesi di Fama e Sharpe. A quelle poche eccezioni si affida chi vuole proteggere i propri profitti. Il premio Nobel Tobin fu colpito dal numero dei managers finanziari compresi nell'elenco dei più ricchi. E' sulle eccezioni che i gestori più spregiudicati fanno conto oltre che sulla proposta di nuove tecniche di analisi spesso bizzarre. In questi giorni un serissimo quotidiano finanziario, pubblicizza un libro dal titolo : "Investire con gli astri". E' un modo di fomentare l'irrazionale e di svilire il ruolo della la borsa .
Prof. F.Caparelli
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