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Introduzione all'analisi tecnica

Altri indicatori: gli oscillatori e Advance/Decline Line

Gli oscillatori

Col termine oscillatori si intende una classe di indicatori, cioè di elaborazioni dei valori dei prezzi, atta a mettere in rilievo lo stato di maturazione della tendenza di mercato corrente.

Così come le emozioni degli operatori oscillano fra stati opposti di ottimismo, entusiasmo, euforia, e pessimismo, depressione, panico, così è utile disporre di indicatori di questi stati d’animo che associati all’analisi delle tendenze ci esprima il loro grado di maturazione delle tendenze dei prezzi ed eventuali punti di svolta in esse. Meglio ancora se questi oscillatori hanno limiti estremi chiaramente indicati in modo da poter cogliere a colpo d’occhio la situazione.

È bene però sottolineare che questi indicatori non vanno presi da soli, ma opportunamente associati all’analisi delle tendenze, che fornisce un quadro di riferimento da cui non si può prescindere. All’interno di questo quadro, gli oscillatori e gli altri indicatori ci danno utili indicazioni accessorie, ma sono al suo interno. In particolare esponiamo qui un indicatore molto usato, proposto in origine da J. Welles Wilder, un analista tecnico statunitense, il Relative Strength Index (RSI). Per costruzione assume valori compresi nell’intervallo da zero a cento, il che è particolarmente desiderabile in quanto segnala anche matematicamente parlando i due stati opposti che si vogliono cogliere.

Tipicamente però oscilla fra due bande estreme, il valore inferiore di 30 e quello superiore di 70. Il raggiungimento da parte del RSI del primo valore indica sul mercato la presenza di uno stato di ipervenduto, cioè di eccesso delle vendite, mentre il raggiungimento del valore di 70 indica uno stato di ipercomprato, quindi, specularmente, di un eccesso di pressione degli acquisti.

Dal momento che prima o poi tutti gli eccessi vengono corretti, possiamo attenderci che quando i prezzi raggiungono le bande che segnalano una fase di mercato caratterizzata da eccessi, appunto, in un senso o nell’altro, avremo una successiva correzione dei prezzi in senso inverso, ancorché di durata e di importo variabili e difficilmente prevedibili. Nella fase intermedia l’indicatore non offre molto, salvo l’analisi della sua tendenza con i noti strumenti e l’esame del superamento di una media mobile calcolata su di esso. Il calcolo dell’indicatore avviene in base alla formula seguente:

dove U è la media dei punti guadagnati al rialzo e D è la media dei punti guadagnati al ribasso nell’intervallo di tempo considerato. Welles Wilder originariamente utilizzò un periodo di 14 termini e questo è anche il periodo di default (impostazione di base) considerato da Metastock, che però volendo si può cambiare. Maggiore sarà la durata del periodo considerato, più liscia sarà la linea dell’indicatore.

Nella tabella sotto abbiamo una esemplificazione del calcolo necessario per ottenere il valore dell’indicatore. Abbiamo i dati giornalieri del future rappresentato nelle figure sopra, a partire dall’8 ottobre 2003. Nelle colonne adiacenti segniamo il valore dei rialzi e dei ribassi nel prezzo di chiusura del future, che serviranno per il calcolo di U e di D rispettivamente. Avendo a disposizione fortunatamente un software apposito, non c’è bisogno di preoccuparsi troppo dei calcoli.

L’indicatore è mostrato nella figura sotto, inserito in una apposita inner window.

Di fatto, esso non è altro che il grafico dei prezzi con una scala studiata in modo da fare emergere, in misura molto più evidente di quanto non appaia nel semplice grafico, i livelli di supporto e di resistenza. Si vede che attualmente le quotazioni del future sono in piena area di ipercomprato, per cui è lecito attendersi una correzione e cominciare a prepararsi a intraprendere le iniziative del caso.

Advance/Decline Line

Un indicatore ancillare rispetto all’analisi delle tendenze, e che può essere utile come “strumento di bordo” dell’analista accorto, è la Advance/Decline Line. Spesso essa ha un carattere anticipatore delle inversioni nelle tendenze primarie e secondarie, e inoltre aiuta a non farsi prendere la mano, abituandosi troppo a una tendenza in atto. La considerazione di base che ha portato all’elaborazione di questo indicatore è che in un mercato al rialzo o al ribasso, con una tendenza definita, quindi, la maggior parte delle attività quotate, o dei settori coperti, deve muoversi concordemente all’indice generale. Una divergenza da questa situazione fa suonare un campanello d’allarme, in quanto segnala debolezza della tendenza e quindi una maggiore probabilità che essa venga rovesciata.

A questo scopo abbiamo calcolato una A/D Line sui dati degli indici settoriali della Borsa Merci di Chicago, sempre provenienti da Datastream. Per effettuare praticamente l’operazione è stato sufficiente prendere i dati degli indici, su base settimanale in quanto il periodo coperto era molto prolungato (dai primi anni ’70 ad oggi) e contare per ogni settimana quanti settori erano in crescita sul totale dei settori che componevano il mercato. La percentuale in questione è la nostra A/D Line, che però così com’è è troppo volatile e va lisciata con una media mobile che si è presa a 40 termini.

Nello stesso grafico segniamo la media mobile a 15 termini dell’indice generale, il CRB Commodity Index. Il risultato è esposto nella figura seguente. Le barre tratteggiate di colore magenta segnalano i punti principali di inversione della tendenza dell’indice. Quasi sempre, come si nota, la A/D Line svolta prima della media dell’indice, segnalando in anticipo con questa divergenza il vicino punto di svolta del mercato. Ancora una volta è bene segnalare che questo indicatore va preso come indicatore accessorio, ancillare rispetto all’analisi principale che è quella delle tendenze; ma dà un non trascurabile valore aggiunto in quanto mette l’analista sull’avviso relativamente a un prossimo punto di svolta nella tendenza del prezzo.

 

Giulio Campanini

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