Si deve premettere che il risparmio familiare (o individuale) trova differenti valutazioni nella letteratura economica sia negli aspetti economici in senso stretto che in quelli etici. Mentre alcuni economisti lo hanno visto come una precondizione allo sviluppo (il risparmio finanza gli investimenti produttivi che a loro volta aumentano l'occupazione ed il reddito) per altri è causa di recessione (se si risparmia troppo cade la domanda per consumi e l'economia si trova in difficoltà con riduzione degli investimenti ed aumento della disoccupazione). Anche sotto l'aspetto del valore etico del risparmio familiare (o individuale) non vi è uniformità di pensiero. Per alcuni economisti, che enfatizzano l'elemento oggettivo, il risparmiare è un comportamento quasi automatico, oltre che egoistico. Il risparmio si manifesterebbe all'aumentare dei redditi oltre una certa soglia e quindi vi sarebbe poco merito per il risparmiatore. La scuola marxista va oltre: possono risparmiare solo i ricchi che accumulano ingenti capitali attraverso lo sfruttamento della forza lavoro e le ricchezze accumulate sono trasmesse per eredità ai fortunati figli. I lavoratori, invece, hanno un reddito appena sufficiente alla sussistenza, consumano per poter lavorare e non sono assolutamente in grado di risparmiare, con l'eccezione di limitate riserve precauzionali (Lisle 1971).
Staccandosi nettamente da questi severi giudizi, altri economisti evidenziano l'elemento soggettivo sostenendo che quasi tutti i percettori di redditi hanno un potenziale di risparmio e che il risparmio dipende non solo dal livello del reddito, vale a dire dalla capacità di risparmio, ma anche dalla propensione al risparmio, determinata quest'ultima dallo stile di vita. Se ci guardiamo intorno possiamo infatti osservare il comportamento dissipatore di alcune famiglie che, pur beneficiando di elevati redditi monetari, riescono a spenderli tutti e talora ad intaccare il patrimonio ereditato. Di contro altre famiglie, pur dotate di redditi notevolmente inferiori, riescono a risparmiare. Io propendo per quest'ultima tesi anche sulla base di riscontri personali nell'ambito di ricerche svolte in alcuni paesi africani. Pur in presenza redditi pro capite corrispondenti a poche centinaia di dollari all'anno molte famiglie in questi paesi riescono ad accantonare risparmi. Si deve infatti tener presente che nelle economie sottosviluppate la soglia del risparmio si colloca notevolmente al di sotto rispetto ai paesi sviluppati e che in tutti i paesi tale soglia si trova a livello inferiore nelle aree rurali rispetto alle aree urbane (Mauri 1983).
Il risparmio familiare, nella terza accezione illustrata inizialmente, ovvero come patrimonio-ricchezza accumulato dalla famiglia, è molto vulnerabile e necessita di protezione da parte dello Stato. A questo punto ci si può chiedere perché lo Stato debba accordare questa particolare protezione al risparmio familiare. I motivi sono molteplici e di grande momento e rientrano nella sfera etica, in quella economica ed in quella giuridica (Zampetti 1996). Proviamo a passarli in rassegna:
a) la parsimonia è una virtù che implica sacrifici e che ha valori affettivi, etici e sociali; 3
b) il risparmio rinsalda la famiglia, anche nel passaggio generazionale, aumentandone la solidità patrimoniale; 4
c) il risparmio consente di aumentare gli investimenti per far crescere l'economia nazionale (Villard 1959); in particolare la presenza di un efficiente sistema finanziario è in grado di migliorare l'allocazione delle risorse, frutto del risparmio, privilegiando le imprese più valide ed innovative e di accelerare per questa via il ritmo di sviluppo;
d) il risparmio e la proprietà privata, che ne è la conseguenza, sono diritti fondamentali del cittadino che debbono essere tutelati, come previsto dalla Costituzione Repubblicana.
3 V. nota 1 con riferimento alla Rerum Novarum. 4 V. supra.
Documento del Prof. Arnaldo Mauri
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