Il domestic currency swap è una transazione finanziaria mediante la quale due controparti, aventi delle posizioni di uguale ammontare ma di segno opposto nella stessa valuta, annullano i rischi di cambio connessi a tali posizioni.
Generalmente, in un contratto domestic currency swap le controparti sono costituite da un esportatore e da un importatore, i quali desiderano prefissare il valore del tasso di cambio al quale verranno regolati i loro rapporti in valuta. Naturalmente, l'interesse ad intraprendere il contratto è reciproco quando l'esportatore teme una possibile svalutazione del suo credito e l'importatore una rivalutazione del suo debito.
La caratteristica fondamentale dell'operazione, e che vale a differenziarla dalla semplice combinazione di due contratti forward, è data dal fatto che non vi è lo scambio degli importi valutari sottostanti.
Infatti, alle scadenze stabilite, le parti si scambiano solamente le differenze che si saranno verificate tra il tasso di cambio effettivo e il tasso di cambio prefissato. Ad esempio, nel caso in cui, alla data di scadenza stabilita, il tasso di cambio a pronti si trovi al di sotto di quello prefissato, l'importatore verserà all'esportatore la differenza tra i due tassi. Di fatto, quindi, il domestic currency swap si sostanzia in un contratto regolato in lire italiane indicizzato ad una valuta estera.
Poiché difficilmente sul mercato si trovano due controparti con posizioni valutarie esattamente speculari, il domestic currency swap presuppone, generalmente, l'intermediazione di un operatore bancario o finanziario, il quale, tra l'altro, si assume il rischio di insolvenza di una delle due parti.
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