Tendenza a conformarsi agli andamenti del mercato
L'influenza dei comportamenti e delle opinioni del gruppo sui comportamenti ed opinioni del singolo è molto forte, soprattutto quando la situazione decisionale è caratterizzata da incertezza (Ghosh e Ray, 1997). Questo tipo di comportamento viene paragonato a quello degli animali che si muovono in branco, ovvero l'herding behavior (Smith, Suchanek e Williams, 1988; De Bondt e Forbes, 1999; Prechter, 2001).
In effetti è diffusa la convinzione che la maggioranza degli investitori tenda a conformarsi all'andamento del mercato mettendo in atto delle strategie involontarie del comportamento in direzione delle previsioni relative agli andamenti futuri del mercato. Il primo studio rilevante sull'herding behavior è quello di Smith, Suchanek e Williams (1988) in cui sono state condotte sei simulazioni del mercato azionario. Ogni soggetto disponeva di informazioni "ideali" riguardo al mercato, ma nonostante ciò i mercati simulati manifestarono un andamento instabile caratterizzato da continui bolle e ribassi. Se si pensa che le persone possedevano informazioni complete riguardo al mercato simulato la tendenza all'instabilità dei mercati reali sembra inevitabile così come la mancata massimizzazione dell'utilità da parte degli investitori. La ciclicità di rialzi e ribassi è considerata un effetto tipico dell'abitudine degli investitori a seguire l'andamento corrente del mercato.
Infatti questo tipo di andamento rispecchia l'uso iniziale da parte degli investitori di strategie conservative (under reaction) seguite da comportamenti di reazione improvvisa (overreaction). Non si spiega altrimenti come mai individui con informazioni complete non mettessero in atto delle strategie di investimento maggiormente speculative. Va anche detto però che i partecipanti dell'esperimento di Smith e colleghi erano individui poco esperti di investimento; analisti esperti sono ovviamente più preparati ed abituati ad adottare strategie speculative anche se in realtà il mercato è comunque soggetto a continui rialzi e ribassi dovuti all'elevato numero di attori coinvolti ed all'incompletezza delle informazioni possedute da ciascun investitore.
Olsen (1996) ha valutato quattromila previsioni di rendimento formulate da diversi analisti ed ha concluso che anche le stime degli esperti tendono a conformarsi all'andamento dei titoli sul mercato. Se un titolo è in crescita e gode dei favori degli investitori, le previsioni riguardo al suo andamento futuro saranno più ottimistiche rispetto alle previsioni formulate per un titolo in ribasso. Come ha sottolineato Prechter (2001) la conformità ai comportamenti del gruppo è controproducente per chi investe nei mercati finanziari. Secondo Prechter la maggioranza degli investitori acquisisce gran parte delle conoscenze relative ai mercati finanziari da altre persone, dai giornali, dalla televisione o dagli analisti senza cercare di verificarne l'esattezza.
È come se le persone pensassero che non c'è motivo di controllare le informazioni che ricevono dal momento che le ottengono da esperti o supposti tali. Tutto ciò fa sì che la maggioranza degli investitori risulti influenzata in modo inconsapevole da delle informazioni esterne rendendo il comportamento del mercato differente dalla somma dei comportamenti individuali. Il mercato dunque sarebbe dotato di un suo comportamento che emerge dalla tendenza degli investitori a conformarsi ai segnali che giungono dall'ambiente, cioè alle decisioni di investimento degli altri investitori ed alle previsioni dagli analisti.
Enrico Rubaltelli www.finanzacomportamentale.it
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