La psicologia della decisione ha dimostrato l'esistenza di una serie di strategie sistematiche che le persone utilizzano per risolvere i compiti decisionali. A volte queste strategie sono utilizzate per far fronte a situazioni di incertezza o scarsità di informazioni altre volte invece sono utilizzate per selezionare le informazioni rilevanti in ambienti il cui tasso informativo è molto elevato.
Queste strategie cognitive sono state messe in relazione con diverse attività umane ed anche con le decisioni prese da individui esperti (si veda Rumiati e Bonini, 1996); non sorprende che anche le decisioni economiche siano influenzate da diversi tipi di strategie cognitive (Lopes 1994).
Euristica della disponibilità ed euristica dell'ancoraggio
La psicologia della decisione ha prodotto negli ultimi decenni un gran numero di prove riguardo alla difficoltà delle persone a gestire situazioni decisionali incerte o mal strutturate. Ormai si considera un fatto assodato che gli individui in situazioni di incertezza utilizzino le informazioni che sono più facilmente comprensibili, quelle che giungono da fonti che essi ritengono affidabili e quelle che sono percepite intuitivamente come corrette (Forgas, 1991).
Inoltre in situazioni di incertezza gli individui sembrano porre maggiore attenzione sulle informazioni presentate esplicitamente anche quando queste appaiono meno diagnostiche ai fini della decisione (Hsee, 1998; Legrenzi, Girotto e Johnson-Laird., 1993). In pratica le persone quando risolvono un problema utilizzano soltanto le informazioni che sono presenti nel testo del problema stesso senza cercare di utilizzare quelle informazioni che pur non presenti nel testo possono essere inferite con facilità (informazioni implicite). L'uso di strategie euristiche volte ad organizzare lo spazio del problema o il recupero delle informazioni permette generalmente di essere efficaci, ma non sempre è così.
Tali euristiche possono produrre in determinate circostanze delle decisioni sub-ottimali. Per quanto riguarda i mercati finanziari è stato riscontrato l'uso di due euristiche note da tempo agli psicologi della decisione: l'euristica della disponibilità e l'euristica dell'ancoraggio (Tversky e Kahneman, 1974). L'euristica della disponibilità è utilizzata quando nel fornire una stima riguardo al possibile accadere di eventi futuri le persone utilizzano la loro esperienza relativa all'accadimento di quegli eventi in passato. Tuttavia le informazioni che vengono recuperate dalla memoria non sono quelle con il potere informativo maggiore ma sono spesso quelle più vivide, sono cioè le informazioni alle quali l'individuo ha associato i connotati emotivi più forti.
Eventi che si sono verificati più spesso nella vita di un individuo o che lo hanno impressionato maggiormente saranno giudicati come più probabili anche se in realtà non lo sono. Infatti eventi più vividi o maggiormente in risalto nei mass media sono giudicati più frequenti di quanto essi non siano in realtà. Per esempio le persone in media giudicano la frequenza degli incidenti aerei significativamente superiore rispetto al reale rapporto tra voli aerei senza incidenti e voli con incidenti. Nel caso dei mercati finanziari in particolare gli investitori pensano di ottenere guadagni migliori da quei titoli che rappresentano aziende ben gestite e senza debiti (Solt, 1989).
Ad esempio in media gli investitori ritengono che le aziende che investono i loro soldi in programmi giudicati promettenti dagli analisti siano quelle che avranno minori problemi di bilancio e saranno meno coinvolte in azioni speculative. Perciò investono su queste aziende giudicando questi titoli meno volatili e quindi meno rischiosi. In realtà questa uguaglianza tra gestione delle aziende e rendimento dei titoli non è valida in assoluto poiché non sempre aziende con i conti in attivo hanno un rendimento superiore rispetto all'indice generale del mercato. Un altro esempio dell'uso dell'euristica della rappresentatività è dato dal lavoro di De Bondt (1992) che mostra come le previsioni a lungo termine eseguite dagli analisti di borsa tendono ad essere distorte in direzione dei titoli in quel momento più forti.
Questo avviene anche se nell'arco di sei anni l'andamento dei titoli in crescita e di quelli in ribasso tende ad invertirsi (winner-loser effect; De Bondt e Thaler, 1987). In pratica quei titoli il cui valore è cresciuto nell'arco dei primi tre anni tendono ad avere un rendimento in flessione nei secondi tre anni mentre i titoli il cui valore è calato nei primi tre anni tendono ad avere un rendimento in rialzo nei secondi tre. L'euristica dell'ancoraggio si riferisce alla formazione di un giudizio di stima a partire da un valore di riferimento (anche un valore casuale). Questa euristica viene utilizzata dagli investitori quando, per decidere se un titolo crescerà in futuro, si avvalgono del prezzo del titolo in un determinato momento senza considerare la storia del titolo e la variabilità del suo prezzo nel passato (Mitra, 1995; Shefrin, 1999).
Un titolo potrebbe avere un valore molto elevato in un certo momento ma non essere un investimento sicuro poiché in passato ha tenuto un andamento molto altalenante con forti crescite di valore seguite da altrettanto forti ribassi. Anche utilizzare informazioni relative all'andamento passato di un titolo per prevederne l'andamento futuro non è, in realtà, un comportamento razionale ma certamente permette una valutazione più accurata di quella che si ottiene considerando soltanto il valore delle azioni in un determinato momento.
Enrico Rubaltelli www.finanzacomportamentale.it
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