La teoria dei mercati efficienti, sviluppata per dare un corpo al modello random walk, come già commentato, afferma che tutta l'informazione utile a prevedere l'andamento futuro dei prezzi è già scontata negli stessi. Non sarebbe quindi di alcuna utilità conoscere il percorso passato dei prezzi poiché le differenze tra questi sarebbero incorrelate. La tesi contraria, afferma che ciò non corrisponde alla realtà dei fatti in quanto in molti casi si può rilevare la presenza di un andamento persistente nelle serie storiche dei prezzi e quindi inevitabilmente una certa correlazione deve esserci.
Anche in questo lavoro si è verificata la plausibilità di quest'ultima affermazione costatando effettivamente in tutte le serie finanziarie analizzate un comportamento persistente. Si trattava di serie storiche di prezzi ed indici di mercati moderni e regolamentati con normative ben precise inserite in un contesto sociale, politico ed economico complesso. Al contrario le serie storiche relative ai prezzi dei grani rilevati alla città di Udine negli anni dal 1586 al 1830, fanno riferimento ad un mercato che per alcuni cereali era ben strutturato e già disciplinato da apposite normative, in particolare per il frumento, mentre gli altri di minor valore, pur formalmente costretti entro certi limiti, si sottraevano probabilmente con maggiore facilità a tali obblighi. Come spiegare la persistenza dei prezzi nelle serie del frumento e della segale, i due cereali più importanti, posseduti quasi esclusivamente dalla maggior parte dalle famiglie benestanti? E come spiegare la dipendenza negativa degli altri, quelli consumati prevalentemente dalle famiglie povere? I prezzi dei prodotti agricoli in secoli dove le modalità di coltivazione non erano ancora sviluppate, è immaginabile che subissero facilmente gli effetti delle calamità ambientali causa di carestie, inondazioni ed epidemie.
Le conseguenze sulla stabilità dei prezzi erano quindi negative, misurabili nella volatilità dei prezzi e visibile nelle forti oscillazioni da un periodo all'altro: un comportamento che si può definire antipersistente. Tanto più che questi prezzi non soffrono di ciò che affligge le economie industrializzate moderne: l'inflazione. La misura dell'esponente di Hurst per le otto serie esaminate è effettivamente antipersistente. Rilevante è quella del grano saraceno (H = 0,410), specie coltivata da quasi tutte le famiglie povere per la propria sussistenza a volte assieme a cereali come sorgo rosso (H = 0,491) e mais (H = 0,500 dal 1622). Fanno eccezione quei due cereali ai quali era applicata una politica ben definita basata sull'immagazzinamento di ingenti quantitativi di grano per supplire alle esigenze alimentari della popolazione.
Il sistema prevedeva l’istituzione di un unico luogo (il fóndaco) dove dovevano confluire tutte le scorte libere rimaste invendute sul mercato. Il funzionamento del fóndaco si basava su un meccanismo complesso che coinvolgeva tutto il sistema di approvvigionamento e vendita del frumento da una parte, e di produzione e distribuzione del pane dall'altra. Obbligatoriamente i panettieri, i soli autorizzati, dovevano acquistare la farina necessaria per il loro lavoro solo presso questi magazzini. La politica di gestione di questo cereale aveva un effetto sul prezzo del frumento sia dal lato della domanda sia dal lato dell'offerta, ma consentiva nei periodi in prossimità dei nuovi raccolti - anche a chi normalmente non era autorizzato - di rifornirsi presso i suoi magazzini per consumare le scorte rimaste che altrimenti avrebbero potuto deteriorasi a causa della tipologia del prodotto.
In tale contesto l'offerta del fóndaco spingeva al ribasso i prezzi nei momenti in cui la scarsità delle scorte private faceva lievitare i prezzi. Il comportamento spontaneamente antipersistente dei prezzi era quindi compensato dalla politica di gestione delle scorte di questo cereale. Tale compensazione potrebbe essere appena sufficiente per rendere la serie appena persistente. Ciò spiegherebbe i due valori di H per le serie del frumento e della segale. Meno chiaro è il motivo della leggera persistenza della fava. Una spiegazione potrebbe derivare dall'analisi dei volumi trattati, ma si tratta di dati non più rintracciabili.
Un'altra possibile spiegazione potrebbe essere che, trattandosi di un legume coltivato prevalentemente nelle zone centro - meridionali, il prodotto doveva essere importato e i costi necessari al suo trasporto poteva pesare in misura maggiore, rispetto ad altri prodotti agricoli coltivati in zone più vicine, sull'andamento dei prezzi. I costi di trasporto si può ipotizzare fossero costanti o comunque con variazioni lente nel tempo. La componente persistente che emerge nei prezzi della fava, potrebbe essere imputata a questo. Si tratta comunque di pura speculazione perché non si dispone di dati in merito.
Sulla base di queste osservazioni, si avanza la tesi che sia la presenza di una regolamentazione di mercato che renda i prezzi dei prodotti e dei beni in esso trattati prevedibili e soprattutto persistenti. Là dove gli operatori sono liberi di contrattare senza vincoli e non subiscono gli effetti negativi degli eventi naturali, le variazioni nei prezzi potrebbero seguire veramente un random walk.
Per le serie dei prezzi dei grani analizzate, la componente antipersistente in alcuni casi è rilevante ed imputabile alla semplicità delle coltivazioni e alla loro forte dipendenza dalle contingenze climatiche, compensate, senza dubbio per lo meno nel caso del frumento, solo da una politica pubblica di gestione delle scorte. Là dove vi è un mercato regolamentato, i prezzi sono soggetti ad un'inerzia nei loro movimenti dall'esistenza stessa del mercato e dalle sue regole imposte.
Fonte Bibliografica: Alessio FORNASIN, Il Mercato dei Grani di Udine - Indagine per una storia dei prezzi in Friuli (sec. XVI-XVIII) - Pubblicato come Nota di Ricerca n° 4 (1999) del Dipartimento di Scienze Statistiche dell'Università degli studi di Udine. Dallo stesso autore sono state gentilmente concesse le serie numeriche dei prezzi.
Giancarlo Fabbro
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