L’EMH, discussa nel primo capitolo, tenta di spiegare il funzionamento dei mercati imponendo delle restrizioni sulla loro struttura statistica. Una delle più stringenti è che le osservazioni siano indipendenti tra loro o al massimo siano correlate solo nel breve termine. Di conseguenza le variazioni correnti nei prezzi non si potrebbero inferire dalle variazioni avutesi in precedenza. Ipotizzare ciò significa che i prezzi seguono un andamento di tipo random walk.
Il modello basato su questo tipo di andamento non prende in considerazioni le informazioni di tipo esogeno come i fondamentali dell'economia. Un ulteriore passo avanti in questo senso è stato fatto con la formulazione delle tre forme di efficienza che nella versione semi-forte, afferma che tutte le informazioni di pubblico dominio sono già incorporate nei prezzi e dunque gli operatori nel loro complesso, essendo razionali, sono in grado di dare a ciascuna attività un valore che approssima quello di equilibrio.
Un'altra assunzione riguarda la forma delle distribuzioni delle variazioni dei prezzi che sarebbero ben descritte da una distribuzione gaussiana o Normale. Una teoria alternativa alla EMH è proposta da E. Peters (1994). Egli ha cercato di sviluppare una teoria che si adatti meglio alle evidenze empiriche e sia coerente con una struttura sottostante di tipo frattale. Questa proposta prende il nome di Ipotesi dei Mercati Fractali (Fractal Market Hypothesis).
Mercato stabile contro Mercato efficiente
Il motivo che spinge dei soggetti a riunirsi in un luogo specifico in cui negoziare, è perché ciò gli consente di trovare la controparte per le proprie operazioni di acquisto o di vendita, più facilmente ed efficacemente. Essi condividono una basilare necessità: la liquidità. Con questo termine si intende la possibilità, da parte di un investimento, di essere facilmente convertito in denaro senza grandi perdite di valore. Analogamente, il termine può essere riferito ad un mercato in cui rilevanti operazioni in titoli non causano distorsioni nei prezzi, proprio per l'elevato volume di contrattazioni.
Si noti, in ogni modo, che liquidità non è lo stesso di volume di contrattazione. Si pensi, infatti, agli episodi di crolli borsistici caratterizzati da un grande volume di vendite, ma con una bassa liquidità. Una sufficiente liquidità permette a soggetti con diversi orizzonti temporali di contrattare indifferentemente con chiunque. Lo sviluppo tecnologico ha reso più facile la contrattazione di grandi volumi di titoli; non importa quale sia l'orizzonte temporale di investimento di ciascuna controparte, acquirente e venditore si incontrato in modo rapido e efficiente.
Escludendo le norme di regolamentazione dei mercati, il cui scopo è assicurare la trasparenza, la correttezza e il buon funzionamento dei mercati finanziari, non ci sono, però, precetti che impongono di giungere sicuramente ad un prezzo d'equilibrio. Ad esempio un soggetto che voglia vendere dei titoli che hanno una domanda relativamente bassa, se vuole chiudere l'affare dovrà probabilmente fissare un prezzo inferiore a quello che riterrebbe adeguato. L'EMH non prende in considerazione la liquidità dei mercati. Essa afferma che i prezzi sono in equilibrio indipendentemente dal livello di liquidità o, alternativamente, che vi è sempre una sufficiente liquidità.
Per questo motivo non è in grado di spiegare gli episodi di crisi; quando la liquidità si riduce, ottenere un prezzo coerente con il valore intrinseco del bene contrattato, passa in secondo piano rispetto alla necessità di chiudere una posizione ritenuta pericolosa in tali situazioni. Un mercato stabile, dunque, non sarebbe un mercato efficiente, come sostenuto dalla EMH, ma sarebbe un mercato che garantisce liquidità. Se un mercato è sufficientemente liquido, allora il prezzo può avvicinarsi a quello di equilibrio. Quando la mancanza di liquidità si fa pericolosa, l'investitore è disposto ad accettare qualunque prezzo, coerente o meno.
Giancarlo Fabbro
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