Le sentenze emesse dall’autorità di vigilanza statunitense e inerenti l’illecito in questione sono due: una prima, la numero 45157 emessa il giorno 17 dicembre 2001, in cui si evidenzia tutto lo schema dell’illecito perpetrato dalla società gestita da Martin Armstrong e l’ordinanza 2926 del mese di settembre 2009, il cui il colpevole ammise e si assunse la colpa per la frode messa in atto. I principali imputati in questo illecito risultano dunque essere tre: la Republic Securities bank, la Cresvale International Limited Tokyo Branch e lo stesso Armstrong.
La SEC ha accertato che lo schema fraudolento messo in atto dall’ideatore della frode ha convinto gli investitori giapponesi a depositare centinaia di migliaia di dollari in appositi conti correnti della Republic Securities, i quali sono stati dilapidati in poco tempo a causa della scarsa abilità di Martin Armstrong nel realizzare una buona strategia di trading di futures. La Republic Securities bank ha inoltre agito in concorso con Armstrong, continuando a sollecitare nuovi investimenti da parte degli imprenditori giapponesi, inviando a questi più di 200 lettere nelle quali si mostravano falsi Net Asset Value dei conti depositati presso l’intermediario finanziario. Queste missive, tuttavia, non sono state in grado di convincere pienamente gli investitori a effettuare nuovi depositi di denaro. La banca aveva inoltre rappresentato in modo volontariamente errato la situazione finanziaria di questi conti correnti anche ai soggetti che direttamente si recavano presso l’intermediario, utilizzando gli stessi documenti fraudolenti utilizzati da Armstrong per ingannare la Japanese Financial Supervisory Agency (FSA), l’organo di vigilanza in vigore per il mercato finanziario nipponico.
Dal mese di gennaio 2002 sino al mese di agosto 1999, dunque: Martin Armstrong aveva venduto titoli della società Princeton per miliardi di dollari agli investitori giapponesi, assicurando che questi titoli avrebbero generato dei ritorni sicuri e molto profittevoli. Nella realtà Armstrong avrebbe successivamente sprecato questi soldi attraverso un’attività di compravendita alquanto rischiosa e storni di asset della propria compagnia; I titoli della società erano stati distribuiti a una serie di particolari società la cui sede era dislocata nelle Turks and Caicos Island27, definite con il termine di Princeton Issuers. Ogni Issuer veniva chiamato “Princeton Global
Management”, identificando il tipo di società con un’apposita denominazione alfanumerica. Questi enti detenevano due tipologie di titoli: a tasso fisso e a tasso variabile. I titoli con tasso d’interesse variabile erano redimibili a scadenza utilizzando come base il proprio Net Asset Value, mentre quelli a tasso fisso erano rimborsabili a scadenza sulla base del valore identificato sul titolo stesso e pagavano un tasso garantito su base annua. Armstrong aveva dichiarato agli investitori la volontà di aprire un conto corrente per ogni singolo Princeton Global Management Issuer, ma in numerose circostanze non aveva mantenuto questa promessa. Dai primi mesi del 1995, sino al 1999, questi conti erano stati sovvenzionati dalla Republic Securities bank;
74 Armstrong aveva inoltre garantito direttamente o tramite la Cresvale International di Tokyo che i titoli a tasso fisso sarebbero stati investiti in titoli bond americani, impiegando un ridotto quantitativo di denaro per sottoscrive un Hedge Fund al fine di coprirsi dal rischio di oscillazione del tasso di cambio dello Yen nei confronti del Dollaro Statunitense. Per quanto riguardava invece i titoli a tasso variabile, il 70% del valore di questi sarebbe stato investito in titoli di debito del Governo Americano, mentre la parte residua avrebbe dovuto essere impiegata per l’acquisto di strumenti derivati, in particolare le opzioni. La tipologia di approccio che Armstrong aveva dettato nella gestione dei fondi per i propri clienti, era quella di agire affinchè il capitale versato da questi potesse essere preservato, un approccio che poteva essere definito molto conservativo; L’ideatore della frode riuscì ad aggirare i controlli sulla sicurezza della Princeton deliberatamente confondendo la Republic Securities con la sua società affiliata Republic Bank. In aggiunta, egli convinse la Republic Securities a eseguire determinate azioni per conto degli issuers della Princeton, definendo gli importi addebitati nei singoli conti correnti come un supplemento all’accettazione di divenire correntista della banca in questione. Armstrong utilizzò questi documenti per mostrare come i correntisti della banca avessero autorizzato questa ad eseguire determinate operazioni per loro conto; Ancora, egli aveva inoltre mostrato agli investitori come la banca detenesse un apposito conto separato per la gestione di questi titoli e di come i detentori di questi strumenti finanziari ricevessero un apposita lettera di riepilogo per ogni operazione eseguita su questi titoli. Lo scopo di questo conto separato, sempre nelle dichiarazioni del frodatore, era quello di proteggere i possessori di titoli nel caso in cui la Republic Securities avesse registrato una situazione di bancarotta. Le azioni compiute da Armstrong mostrarono come tutte queste dichiarazioni fossero false: anziché investire in titoli di debito del Governo Americano, egli eseguì operazioni di investimento in monete estere, metalli preziosi, bonds, opzioni e futures. I risultati di questa politica fallimentare di investimento sono noti a tutti: dal 1995 al 1999, le perdite e i costi di natura operativa ammontavano a 550 milioni di dollari; In aggiunta, Armstrong aveva convinto gli investitori della Princeton a spostare il proprio denaro in questi conti correnti separati della Republic Securities, sempre avvalendosi delle dichiarazioni illustrate precedentemente. Una quantità pari a 282 milioni di dollari era stata trasferita, al netto di performance fee e commission fee. Nelle indagini eseguite, si era scoperto che il perpetratore della frode aveva trasferito una quota pari a 169 milioni di dollari dai conti correnti della Princeton sul proprio conto corrente, allo scopo di acquistare la Cresvale International di Tokyo e una miniera d’oro in Australia, unitamente a lingotti d’oro e antichità e ricercare nuove aziende investitrici nel “progetto Armstrong”.
[27] Le Turks and Caicos Islands sono un arcipelago corallino dell’Oceano Atlantico, situate nei Caraibi, poco distanti dall’isola di Cuba e da quella di Haiti e Santo Domingo, rinomate per il turismo e per essere un noto centro finanziario off-shore. (Fonte: Wikipedia)
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