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Il mercato italiano dei fondi di investimento socialmente responsabili

5. Conclusioni

Dall'analisi del profilo di eticità dei fondi socialmente responsabili emerge la presenza sia di fondi che limitano i criteri di selezione alla esclusione di imprese operanti in settori non etici e alla inclusione di aziende che adottano politiche ambientali sostenibili, sia di fondi che applicano criteri di inclusione completi, ovvero che tengono in considerazione la qualità delle relazioni con tutti gli stakeholders. In base a quanto indicato nei prospetti informativi sembrerebbe dunque che sul mercato italiano esistano prodotti in grado di soddisfare le attese espresse dai sottoscrittori di fondi etici di investire il proprio patrimonio in imprese socialmente responsabili.

Vi è tuttavia da rilevare che tale analisi si basa su quanto indicato dalle società di gestione nei prospetti informativi e dunque non tiene conto della effettiva accuratezza con cui tali criteri vengono poi applicati per selezionare le imprese. In altri termini nessun riscontro è possibile sulla qualità dei processi interni e sul modo in cui tali criteri vengono effettivamente applicati.

L'effetto dell'adozione di criteri etici di selezione sul profilo economico dei fondi non sembra essere particolarmente rilevante. Né la performance né il livello delle commissioni si discostano in modo significativo rispetto ai fondi non etici. Seppure con i caveat derivanti dalle attuali ridotte dimensioni del mercato che non consentono generalizzazioni, dall'analisi emerge che la performance dei fondi socialmente responsabili non si discosta molto da quella del benchmark non etico.

La performance potrebbe risentire dei vincoli alla possibilità di diversificazione degli investimenti conseguenti alla applicazione di criteri etici di selezione, che potrebbero peggiorare le combinazioni di rischio/rendimento a disposizione dell'investitore. Ma potrebbe anche essere il risultato di una applicazione ancora poco rigorosa dei criteri etici di selezione degli investimenti, che non differenzia effettivamente l'investimento etico da quello non etico bensì che lega i risultati alla bravura del gestore.

In tale direzione portano da un lato l'evidenza, rilevata nell'analisi, che la variabilità del rendimento dei fondi è in gran parte spiegata dall'andamento dei rendimenti del benchmark e dall'altro la circostanza che il livello delle commissioni è in media inferiore a quello dei fondi non etici.

Con riferimento a quest'ultimo aspetto, anche se gli oneri di gestione dovrebbero essere più elevati per i fondi etici, i gestori di fondi socialmente responsabili potrebbero adottare un pricing più basso sia al fine di promuovere un prodotto relativamente nuovo sul mercato italiano sia perché in realtà applicano i criteri etici in modo poco rigoroso, senza dunque sostenere oneri di gestione significativamente più elevati rispetto ai fondi non etici.

Pubblicazione della Prof Daniela Vandone

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