Sebbene non esistano parametri oggettivi per qualificare l'eticità di un investimento né regole generali nel processo di selezione degli investimenti etici, nella prassi è possibile individuare criteri caratterizzati da gradi di complessità crescente (Viganò, 2001; Dal Maso, Bartolomeo, 2001; Cory, 2001; Lanza, Calcaterra, Perrini, 2001; Arzeni, 2002; Hancock, 2002; Lewis, 2002).
Nella tabella 1 è riportata una classificazione che sintetizza i criteri di selezione più ricorrenti, senza entrare nelle specificità delle scelte di asset allocation di alcuni fondi, come ad esempio quelli a contenuto religioso, i cui criteri di selezione dipendono dalla confessione a cui il fondo si richiama.
Tabella 1. Criteri etici di selezione degli investimenti
Criteri di esclusione | Alcool, tabacco, energia nucleare, pornografia, armi, vivisezione, ... |
Criteri di inclusione | |
Politiche ambientali | Impatto ambientale della produzione e misure prese per ridurlo, utilizzo fonti energia rinnovabili, misure contenimento inquinamento, qualità dei prodotti e dei processi produttivi ... |
Politiche interne | Politiche di gestione delle risorse umane, condizioni di lavoro, rapporti sindacali, ... |
Politiche esterne | Trasparenza della gestione, qualità delle relazioni con tutti gli stakeholders, investimenti sociali, ... |
I criteri di esclusione, detti anche negativi, eliminano dal portafoglio di investimenti le imprese che operano nei settori dell'alcool, del tabacco, dell'energia nucleare, della pornografia, del gioco d'azzardo, dell'industria militare e delle armi, le imprese che violano i diritti umani, che praticano la vivisezione, che operano in regime di monopolio o che hanno dato vita a cartelli o che in generale offrono scarse garanzie in fatto di qualità dei beni o dei servizi prodotti.
I fondi che utilizzano solo criteri di esclusione per la selezione degli investimenti rappresentano la forma originaria di investimento etico e anche la più semplice perché comportano il rispetto di regole più facilmente individuabili e applicabili. In aggiunta ai criteri negativi i gestori di fondi socialmente responsabili possono adottare anche criteri positivi finalizzati alla inclusione di imprese che, secondo alcuni parametri sociali, contribuiscono allo sviluppo sostenibile. A loro volta i criteri di inclusione possono presentare gradi di articolazione e complessità crescente in quanto possono attenere alla sfera delle politiche ambientali piuttosto che ad aspetti interni o esterni delle politiche aziendali.
I criteri di inclusione basati sul rispetto di politiche ambientali selezionano imprese che contribuiscono allo sviluppo sostenibile dell'ambiente e che quindi, ad esempio, utilizzano fonti di energia rinnovabili, tutelano l'ambiente attuando misure preventive sulle immissioni inquinanti e adottano pratiche coerenti nella scelta dei processi produttivi e della qualità dei prodotti.
I criteri di screening sono più sofisticati se, in aggiunta alle politiche ambientali, vengono analizzate anche le politiche interne adottate dalle imprese, attinenti in modo particolare alla gestione e alle relazioni con il personale. Da ultimo, i criteri di selezione possono estendersi anche alle politiche esterne delle imprese. I fondi che appartengono a questa fattispecie prevedono una gamma più ampia di criteri positivi di inclusione che prendono in considerazione tutti gli ambiti della responsabilità sociale; non solo viene valutata la sensibilità dell'impresa verso la tutela dell'ambiente e lo sviluppo della comunità, ma vengono analizzati anche aspetti legati alla qualità del management e alla valorizzazione del capitale umano, alla trasparenza della gestione, al coinvolgimento della comunità di riferimento nelle decisioni aziendali. Per queste gestioni assume dunque rilievo la qualità delle relazioni delle imprese con tutti i portatori di interesse (stakeholders), ossia gli azionisti, i manager, i dipendenti, i clienti, i fornitori, i sindacati, le organizzazioni non governative.
E' evidente che una siffatta articolazione dei criteri di selezione nel mentre qualifica il carattere etico delle scelte di composizione del portafoglio, implica livelli di complessità crescenti e quindi vincoli e oneri addizionali per i gestori. L'applicazione di criteri etici di selezione degli investimenti può riguardare anche i Paesi, nel caso di valutazione di titoli emessi dagli enti governativi. In questo caso il processo di screening assume caratteri di maggiore aleatorietà, poiché non è sempre agevole ipotizzare quali progetti verranno finanziati con l'introito che deriva allo Stato dal collocamento del debito. Si tratta allora di identificare criteri che distinguano ex ante Stati più o meno responsabili; i parametri normalmente presi in considerazione sono l'assenza di regimi oppressivi, la tutela dei diritti dell'uomo; l'intervento a sostegno di paesi colpiti da guerre e catastrofi (Viganò, 2001; Dal Maso, Bartolomeo, 2001; Cory, 2001; Lanza, Calcaterra, Perrini, 2001). Da quanto detto finora relativamente ai criteri etici di selezione degli investimenti emerge un primo elemento problematico: sotto la denominazione di fondi socialmente responsabili si collocano tanto fondi che selezionano i titoli solo sulla base di criteri di esclusione quanto fondi che selezionano le imprese sulla base della qualità delle relazioni dell'impresa stessa con tutti gli stakeholders.
Come anticipato, anche il processo di selezione degli investimenti presenta livelli di complessità differenti. Esso infatti può avvenire in tre modi, tra loro non necessariamente alternativi:
- su iniziativa autonoma del gestore; - sotto la responsabilità di un Comitato etico interno al quale viene attribuita una funzione propositiva finalizzata alla individuazione di ulteriori criteri di selezione degli investimenti e una funzione consultiva di supervisione dell'attività di selezione dei gestori; - sulla base di una delega a una società esterna incaricata della selezione dei titoli nell'ambito di un rapporto di consulenza; in alternativa è possibile selezionare le imprese tra quelle incluse in indici specifici di investimento etico. Nei primi due casi il fondo si avvale comunque di risorse interne, anche se la creazione di un Comitato etico rappresenta una maggiore garanzia di applicazione dei criteri etici adottati dal fondo; nel terzo caso, invece, il fondo non propone propri parametri etici di valutazione, ma si avvale di criteri stabiliti da una fonte esterna. E' importante sottolineare che l'attività di finanza etica ha sollecitato nel tempo lo sviluppo di competenze professionali specialistiche che stanno assumendo un ruolo e una importanza sempre più rilevante. Nella tabella 2 sono indicate le principali società di rating etiche attive nel mondo e i più importanti indici etici.
Questi ultimi sono indici di borsa che raggruppano imprese selezionate sulla base di criteri di responsabilità sociale. Tali indici non solo servono come strumenti di misura della performance degli investimenti realizzati in imprese che rispettano il concetto di sviluppo sostenibile, ma sono utilizzati anche da quei gestori i quali piuttosto che analizzare direttamente l'aderenza a criteri ambientali e sociali delle imprese potenzialmente oggetto di investimento, preferiscono selezionare i titoli tra quelli inclusi negli indici etici per i quali l'analisi di responsabilità sociale è stata realizzata dal gestore dell'indice. Gli indici etici sono in genere realizzati congiuntamente da un gestore di indici tradizionali e da una società di rating etica e nascono dalla riclassificazione, sulla base di criteri di sostenibilità ambientale e sociale, dei principali indici tradizionalmente utilizzati come benchmark di riferimento dai gestori e dagli investitori [1].
Tabella 2. Agenzie di rating e indici etici
Società di consulenza | Paese |
Kinder Lyndeberg Domini | Stati Uniti |
EIRIS (Ethical Investment Research Service) | Regno Unito |
Ethibel | Belgio |
SAM Sustainability Group | Svizzera |
SiRi Group * | Paesi Bassi |
Avanzi | Italia |
E-Capital & Parners | Italia |
Indici etici | Società | Indice di riferimento |
Dow Jones Sustainability Index (1999) | Dow Jones &Co, SAM | Dow Jones Global Index |
Domini 400 Social Index (1990) | KLD | S&P500 |
FTSE4Group (2001) | FTSE Developed Index | |
Esi (Ethibel Sustainability Index) (2002) | S&P, Ethibel | S&P (1200, 500, 350, 150) |
Ethical Index | E-Capital & Partners |
* SiRi Group è una aggregazione a livello mondiale di agenzie di rating ambientale e sociale. Avanzi e KLD ne sono membri. Fonte: siti internet.
[1] Tra i principali indici etici si annoverano il Domini 400 Social Indexe il Dow Jones Sustainability Group Index. Il primo è nato nel 1990. Gestito dalla società di rating KLD, l'indice è costituito da circa 400 imprese statunitensi selezionate applicando criteri di selezione negativi all'indice S&P500 e aggiungendo alle 250 società così rimanenti circa 100 imprese a grande capitalizzazione per bilanciare la rappresentatività di settore dell'indice e poi ancora 50 aziende a piccola capitalizzazione ma con eccellenti prestazione ambientali e sociali. Il Dow Jones Sustainability Group Index è stato costituito nel 1999 dalla Dow Jones &Company, azienda leader nella progettazione di indici di mercato, e dalla SAM Sustainability Group, società svizzera di rating etico, l'indice è composto da circa 200 imprese quotate in tutto il mondo definite sostenibili in relazione ai loro prodotti, agli impatti ambientali, alla gestione delle risorse umane.
L'indice di riferimento è il Dow Jones Global Index, all'interno del quale vengono selezionate le 200 imprese etiche. Le fonti per la valutazione delle informazioni sono rappresentate da questionari di valutazione inviati ai CEO di ciascuna delle imprese interessate, fonti aziendali di analisi della validità delle politiche e delle strategie aziendali, fonti esterne all'impresa finalizzate a individuare carenze della impresa nel rispondere alle esigenze di gruppi di stakeholder o nel gestire eventuali incidenti ambientali e sociali. Le aziende vengono ordinate in base al punteggio ricevuto all'interno del proprio settore di attività: vengono escluse quei settori dove il punteggio più alto ottenuto è inferiore a un quinto di quello massimo ottenibile; tra i settori rimasti vengono scelte le imprese con un punteggio pari almeno a un terzo del punteggio massimo realizzato all'interno di quel gruppo. L'indice viene rivisto annualmente ( http://www.domini.com/ ; http://www.dow.com/ ).
Pubblicazione della Prof Daniela Vandone
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