Secondo quanto definito dalla sentenza n°52 del 2008 della sezione regionale lombarda della Corte dei Conti, l’organo ha innanzitutto precisato la competenza dei propri membri ad esaminare la sana gestione finanziaria degli enti territoriali, mettendo in luce i punti di forza e di debolezza dell’amministrazione comunale, stabilendo di segnalare al Consiglio Comunale di Milano questa operazione finanziaria sospetta, soprattutto a seguito delle diverse modifiche eseguite sul contratto. Queste trasformazioni potrebbero far presagire la volontà delle parti di modificare il contratto a piacimento, secondo i propri interessi, pratica scorretta all’interno della legislazione italiana.
L’organo di vigilanza ha infine invitato l’organo amministrativo ad adottare possibili interventi correttivi ritenuti opportuni per fare chiarezza sulle diverse fasi di esecuzione di questo tipo di operazione finanziaria. Mercoledì 17 marzo 2010, il Gup del Tribunale di Milano ha rinviato a giudizio quattro banche e 13 persone per la vicenda dei derivati sottoscritti dal Comune di Milano. In particolare, sono stati processati con l'accusa di truffa aggravata Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan, insieme a relativi utenti che ricoprivano posizioni dirigenziali all’interno dei diversi intermediari.
Secondo la procura, le banche hanno avuto un profitto illecito raggirando l'amministrazione locale. Analizzando i contratti del Comune di Milano con le banche, gli inquirenti hanno evidenziato che, al momento della sottoscrizione, per gli istituti di credito vi è stato un guadagno immediato, mentre la normativa prevedeva che il valore del contratto fosse nullo, ovvero i due contraenti dovevano partire dallo stesso livello. Con i contratti del comune di Milano, invece, le banche hanno ottenuto un profitto immediato al momento della sottoscrizione, poi inserito in bilancio come profitto, in ottemperanza dei principi contabili internazionali.
Il guadagno è dunque stato reale, non "virtuale", come gli arrangers hanno cercato di sostenere. Secondo gli avvocati, per capire se la banca avesse lucrato il contratto, ciò si sarebbe compreso solo alla scadenza dello stesso. Per la procura, nel momento in cui il profitto derivante dal titolo finanziario è stato inserito in bilancio, per effetto della competenza dei costi e dei ricavi, l’operazione ha generato un introito reale ed effettivo. La procura di Milano ha poi fatto sequestrare oltre 100 milioni di euro alle banche, considerando che a tanto ammonterebbero i guadagni illeciti: oltre ai 50 milioni lucrati alla stipula del contratto, vanno sommati anche i guadagni frutto delle successive rinegoziazioni, anche quelle ottenute cagionando un danno all'ente locale.
Per ciò che riguarda, invece, l'accusa di aver tratto in inganno l'amministrazione comunale, questa parte dal presupposto che i contratti sottoscritti seguivano le norme di base della legislazione inglese: essa prevede che le amministrazioni comunali siano considerate intermediari per le banche e quindi soggetti che devono godere di una serie di tutele. Dal momento in cui la banca ha modificato lo status dell'amministrazione locale considerandola un soggetto suo pari, essa doveva avvertire gli amministratori indicando come il Comune stesse perdendo tutte le tutele di cui godeva. Tale avvertimento non si è realizzato, quindi il Comune è stato ingannato.
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