L'obiettivo di fondo della ricerca sull'Intelligenza Artificiale, in generale, è quello di costruire computers almeno in parte intelligenti.
Come abbiamo accennato, questo progetto ha incontrato diverse difficoltà: non si è rivelato semplice creare un macchina che riproducesse il comportamento intelligente, soprattutto quando si è cercato di ricreare al computer l'intelligenza comune, cioè la capacità che guida il comportamento quotidiano di ogni uomo. In particolare, l'IA ha trovato dei problemi nella robotica, ossia nella costruzione di macchine intelligenti e capaci di interagire con il mondo esterno, nel riconoscimento del parlato e nella comprensione del linguaggio naturale.
Tuttavia, nonostante gli indubbi ostacoli pratici, i sostenitori dell'IA ritengono ancora che, per quanto complicato, non sia impossibile realizzare una macchina intelligente; posizione questa, che trova diversi oppositori tra cui, ricordiamo, John R. Searle, che ha tentato di confutare i fondamenti teorici stessi del progetto dell'intelligenza artificiale. Secondo l'IA, la mente, il pensiero, è una sorta di 'programma' fatto funzionare dal nostro cervello: come un calcolatore esegue il sistema operativo e i vari programmi applicativi, così il cervello umano "realizzerebbe" dei programmi per il linguaggio, per il ragionamento, ecc.
Come sappiamo, per i computers, la capacità di eseguire programmi non dipende dai materiali con cui essi vengono costruiti, ma soltanto dalla loro organizzazione logica. I computers moderni si basano su piccolissimi microcircuiti stampati su una lastra di silicio, e si sono avviati degli studi per creare computers 'molecolari' o 'quantici'. Tuttavia, la maggior parte degli studiosi del cervello è scettica sul fatto che il pensiero e la mente possano essere analizzati senza fare riferimento al modo in cui funziona questo organo: è infatti grazie ad esso ed alla sua elaborata struttura che gli esseri umani possono pensare.
Il cervello è costituito da un'enorme quantità di cellule, i neuroni, collegate tra loro in modo da costituire una rete tridimensionale lungo la quale si scambiano incessantemente segnali. Molti studiosi ritengono che una macchina, per essere intelligente, dovrebbe simulare questo processo mediante delle reti neurali artificiali. Questo metodo di studio dei sistemi intelligenti è piuttosto recente e viene chiamato connessionismo; accanto ad esso, ha assunto una discreta importanza, nell'ultimo decennio, una disciplina definita Artificial Life, che, come vedremo, affronta il tema dello studio e della simulazione informatica dei sistemi biologici e dell'evoluzione.
Pubblicazione del prof. Matteo Fini e della prof. Paola Milani
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