La Efficient Market Hypothesis è una delle più rilevanti e ben analizzata proposizione tra le varie scienze sociali. Ancora dopo decenni di ricerca e migliaia di articoli a riguardo, gli economisti non sono giunti ad una conclusione unanime sull'efficienza o meno dei mercati, in particolare quelli finanziari. Nonostante gli enormi progressi dell'analisi statistica, dei database, della formulazione di raffinati modelli sulla EMH, il risultato di un tale numero di studi empirici ha avuto l'effetto di consolidare le soluzioni proposte da entrambe le parti.
Una dei motivi che ha portato ad un tale stato di cose deriva dal fatto che l’EMH nella sua forma base non è ancora in grado di fornire prove empiriche della sua validità. Per renderla operativa, si dovrebbero aggiungere ulteriori elementi strutturali come, ad esempio, elementi che tengano conto delle preferenze degli investitori, della composizione dell'informazione, delle condizioni economiche, ecc. Ma a questo punto un test di significatività dell'EMH significherebbe testare l'insieme degli elementi che la compongono.
Un rifiuto dell'ipotesi direbbe poco sulla coerenza dei componenti aggiunti ai dati reali. Ancora più importante sarebbe il fatto che un test di significatività dell'EMH potrebbe non essere il mezzo più appropriato per verificare l'efficienza di un dato mercato. Ciò su cui dovrebbe essere posta maggior attenzione è l'efficienza relativa di un particolare mercato, relativa rispetto ad un altro mercato, per esempio quello dei futures contro i mercati contante (quelli in cui alla consegna del bene segue immediatamente il pagamento in contanti), mercati all' asta contro quelli di vendite al dettaglio, ecc.
Il vantaggio del concetto di efficienza relativa, opposto a quello estremista di assoluta efficienza o di completa inefficienza, è più facile da comprendere ricorrendo ad un'analogia (Lo Andrew W.- MacKinlay A.G., 1999). Nei sistemi fisici si fa spesso riferimento ad una valutazione di efficienza basata sulla quantità di energia convertita in forza utile. Un pistone di un motore a scoppio, si può affermare che è in grado di raggiungere, per esempio, il 60 per cento dell'efficienza teorica massima.
Ciò significa che in media il 60 per cento dell'energia generata dalla combustione del combustibile è usata per mettere in movimento il veicolo, mentre il rimanente 40 per cento si perde in attrito, rumore, calore, ecc. Nessun ingegnere metterebbe a punto un test che valuti se un motore è del tutto efficiente o del tutto inefficiente. Un motore assolutamente efficiente esiste solo in un mondo ideale privo di attrito e forze antagoniste. Nel mondo reale misurare l'efficienza in modo relativo, rispetto alla situazione ideale, è inevitabile e normale.
Perciò, da un punto di vista pratico, anche la EMH può essere vista come una idealizzazione irrealizzabile nella pratica, ma che può essere usata come utile benchmark per la misura dell'efficienza. Non potendo negare l'esistenza di situazioni occasionali in cui si generano degli extra-profitti, si escluderebbe però la possibilità di mantenere nel tempo tali risultati senza qualche tipo di vantaggio competitivo, come per esempio migliori qualità informative, superiorità tecnologica, strumenti finanziari innovativi, ecc. Conseguentemente, si potrebbe immaginare una versione di un mercato efficiente in cui si potrebbero mantenere profitti costanti solo sviluppando un vantaggio competitivo. In questa ipotesi, tali risultati sarebbero da vedersi come il frutto di tale vantaggio.
A questo livello un pasto gratis potrebbe anche essere ammesso, ma non potrebbe essere il risultato di una pianificazione. Per comprendere meglio l'utilità pratica di questa versione di mercato efficiente, si consideri la classica versione dell'EMH applicata ad un mercato non finanziario come per esempio quello biotecnologico.
Si consideri il caso dello sviluppo di un vaccino contro l'AIDS. Se il mercato in parola fosse efficiente nel senso classico, un tale vaccino non potrebbe mai essere sviluppato, perché se fosse stato possibile qualcuno lo avrebbe già messo a punto[6]. Questa affermazione, ovviamente, non tiene conto delle difficoltà e della lunga gestazione di una ricerca farmacologica. Tuttavia se un'industria fosse in grado di brevettare un tale composto, i profitti che da ciò le deriverebbero sarebbero enormi. Potrebbero questi profitti essere considerati degli extra-profitti o piuttosto il risultato dello sforzo della ricerca?
I mercati finanziari non differiscono nei principi da quello su discusso. I profitti ottenuti da un professionista dei mercati finanziari non richiedono necessariamente un mercato inefficiente, ma possono essere visti come il premio della conquista di una nuova tecnologia finanziaria. Indubbiamente un mercato finanziario presenta delle barriere all'entrata più basse e il grado di competizione è più alto.
Molti prodotti finanziari non sono brevettabili e quindi la posizione privilegiata offerta da tali innovazioni è più instabile. Queste caratteristiche implicano che i mercati finanziari dovrebbe essere più efficienti rispetto ad altri mercati. Il mercato secondario lo sarà, per esempio, di più di un mercato per auto usate. Ma argomentare che i mercati finanziari devono essere perfettamente efficienti equivarrebbe ad affermare che un vaccino contro l'AIDS non potrebbe essere messo a punto.
6 Tra gli economisti è noto un aneddoto in cui si racconta di due economisti che passeggiando per strada, trovano un biglietto da cento dollari per terra. Mentre uno dei due si accinge a raccoglierlo, l'altro lo rassicura dicendogli di non preoccuparsi a raccoglierlo, perché se fosse stato vero qualcuno lo avrebbe già raccolto.
Giancarlo Fabbro
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