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Report finanziario "CLASSIC" 13 Settembre 2004

Greenspan, il Grande Elettore

Dopo la crisi estiva, che ha portato i mercati azionari a retrocedere facendo segnare nuovi minimi dell'anno, prosegue la cauta ripresa, che sembra voler smettere i panni del rimbalzo tecnico per assumere quelli più aggressivi di rialzo di medio periodo. Se sarà così gli indici troveranno la forza di riportarsi a contatto con i massimi dell'anno. Altrimenti avremo una nuova fase negativa a proseguire il trend ben contrassegnato da un canale ribassista inclinato abbastanza dolcemente, che si sviluppa, come vuole la teoria dell'analisi tecnica, con impulsi e correzioni aventi minimi e massimi via via sempre inferiori.

In realtà l'andamento dei mercati non riflette alcuna indicazione di tipo macroeconomico.

Il trimestre in corso, in tutte le aree economiche ad eccezione della Cina, si presenta con indicazioni di rallentamento del tasso di crescita delle economie, a partire da quella USA che fa sempre da battistrada.

I tassi di crescita del PIL americano, per gli ultimi due trimestri finali del 2004, vengono previsti dalla grande maggioranza degli economisti a livelli decisamente inferiori a quelli fatti segnare dal corrispondente periodo dello scorso anno e dal primo trimestre dell'anno corrente. La frenata del secondo trimestre non sembra quindi un dato estemporaneo, ma piuttosto un primo segnale che la parte migliore del ciclo economico è ormai alle spalle.

Dà un po' da pensare, in tale situazione, il comportamento di quello che viene definito "il grande timoniere", cioè Alan Greenspan, il Governatore della Federal Reserve americana.

In luglio, quando cominciavano a susseguirsi dati macroeconomici sempre più incerti, stupì i mercati lanciandosi davanti al Congresso ad ipotizzare un tasso di crescita di almeno il 4,5% nel 2004. Non ci credette nessuno, ed a ragione, poichè alla luce dei dati nel frattempo comunicati, per realizzare la previsione di Greenspan occorrerà vedere nel 3° e 4° trimestre aumenti del PIL vicini al 6%.

Non avendone ancora avuto abbastanza, mercoledì della scorsa settimana è tornato all'assalto con un'altra ventata di ottimismo, dichiarando che effettivamente c'era stato nella prima parte dell'anno qualche piccolo problema di crescita, ma ormai brillantemente superato, al punto che l'economia USA tornerà a crescere a ritmi elevati nella seconda parte dell'anno. Anche stavolta i mercati hanno reagito con scetticismo, anche se nei giorni seguenti hanno ripreso a salire, poiché attorno a Greenspan continuano a piovere indicazioni molto controverse circa la salute dell'economia USA.

A questo punto ci tocca prendere atto della pervicacia del nostro personaggio, noto per aver stigmatizzato negli anni '90 l'esuberanza irrazionale dei mercati quando il Dow Jones veleggiava sotto quota 4000, per poi teorizzare la sostenibilità delle quotazioni di borsa raggiunte nel 2000 con l'aumento della produttività. Nel passato più prossimo ricordiamo il suo timore della deflazione per giustificare il mantenimento dei tassi al livello dell'1% anche quando tutti avevano colto il punto di svolta del ciclo economico.

Può darsi che il suo ottimismo odierno sia necessario per giustificare la manovra di rialzo dei tassi, iniziata tardi e che deve continuare per salvare le sorti del dollaro.

Oppure che sia semplicemente una mano tesa all'amico George Dabliu, che in questi mesi è impegnato nelle fasi finali della campagna elettorale e non può presentarsi al voto con l'economia zoppicante.

Oppure ancora potrebbe trattarsi di un colossale bluff per sostenere i mercati nel timore che un avvitamento trascini il sistema in acque troppo torbide.

Delle tre ipotesi la seconda mi pare prevalere sulle altre. A meno che questa volta abbia ragione lui.

Sarebbe un evento abbastanza eccezionale negli ultimi tempi, poiché il nostro timoniere mi è parso ormai da tempo sempre in ritardo sugli eventi. Gli anni passano anche per lui.

FOCUS MACROECONOMICO

I pochi dati macroeconomici della settimana passata non hanno aggiunto nulla a quanto si sapeva e non sono serviti a dissipare neppure in parte l'incertezza circa la fase che sta attraversando l'economia mondiale e quella americana in particolare.

Hanno comunque trovato conferme ulteriori le già diffuse preoccuazioni circa il rallentamento del tasso di crescita dell'economia mondiale. Dopo la revisione al ribasso anche del tasso di crescita giapponese, la Cina prosegue sempre più isolata quel boom economico senza precedenti che sembra inarrestabile, nonostante gli sforzi delle autorità economiche locali.

Gli esperti (tutti tranne Greenspan) continuano invece a rivedere al ribasso le aspettative di crescita americane per l'anno in corso e il consensus si è ormai orientato su crescite inferiori al 4% sia nel 3° che nel 4° trimestre, dopo il già assodato 2,8 del secondo periodo.

L'inflazione sembra effettivamente essere ancora sotto controllo, date le ridotte spinte dal lato dei prezzi alla produzione, segno che probabilmente l'effetto traino dei prezzi petroliferi è meno pronunciato che in passato.

La bilancia commerciale americana ha visto un calo del disavanzo in luglio, sebbene resti ancora con saldi negativi oltre i 50 miliardi di dollari al mese.

La settimana entrante è abbastanza ricca di dati macro che si susseguiranno quasi tutti i giorni. Si tratta soprattutto di dati sulle vendite al dettaglio (martedì) e sulla produzione industriale (mercoledì). Importante anche la rilevazione dell'inflazione di agosto (giovedì), mentre venerdì calamiterà l'attenzione l'indice di fiducia del Michigan.

Tra le comunicazioni societarie spicca la trimestrale di Oracle.

Pierluigi Gerbino

Successivo: 20 Settembre 2004

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