La performance dei fondi comuni di diritto italiano
I prodotti indicizzati: gli ETF
Gli Exchange Traded Funds rappresentano un prodotto finanziario volto a riprodurre fedelmente l'andamento di indici azionari globali (celebri lo "Spider" collegato allo S&P 500 o il "Cube" sul Nasdaq 100) o indici settoriali, o ancora panieri di titoli, la cui apparizione negli USA risale al 1993. Tuttavia il loro successo oltreoceano è piuttosto recente e solo da alcuni mesi essi sono disponibili anche in Europa . Il ritardo si spiega probabilmente con la difficoltà da parte dell'investitore nel percepire la differenza rispetto ad un tradizionale index fund. Pur condividendo con questi ultimi le tecniche di indicizzazione, gli ETF offrono l'indubbio vantaggio di essere negoziabili in Borsa come un'azione quotata, garantendo agli investitori un accesso permanente grazie a un mercato secondario estremamente liquido. Si creano, dunque, due distinti mercati:
-- un mercato primario destinato ai soli intermediari qualificati che sottoscrivono, in fase di lancio del fondo, le quote dello stesso in quantitativi fissi (Creation shares) e che assumono, di regola, anche la qualifica di market makers nella fase successiva di negoziazione di tali quote sui mercati di quotazione;
-- un mercato secondario destinato alla clientela retail che acquista/vende le quote del fondo in quantitativi inferiori alle Creation shares negli orari di apertura del mercato.
Gli ETF si possono negoziare per unità, il cui valore di origine è quello di una frazione (per esempio, un millesimo) dell'indice di riferimento. Indirizzandosi sia ai privati che agli investitori professionali, essi permettono ai sottoscrittori di diversificare il loro portafoglio a costi contenuti. I costi di gestione sono infatti assai limitati (gli ETF meno costosi in Europa hanno oneri di gestione dello 0,30%, negli Stati Uniti si arriva anche allo 0,09%; mediamente il livello è di poco superiore allo 0,30% negli USA e 0,50% nel vecchio continente) e sono detratti dalla Società di gestione dai dividendi (ulteriore analogia con le azioni) che il fondo paga ai sottoscrittori. La spiegazione (accanto a quanto già detto per gli index funds) sta nella eliminazione del turnover (e quindi dei costi di transazione) legato all'ingresso ed all'uscita dei sottoscrittori (la vendita delle quote è del tutto irrilevante per il fondo) e nel vantaggio di tipo fiscale: in caso di elevate richieste di riscatto, il gestore di un fondo tradizionale è costretto a liquidare alcune posizioni e la tassazione sui capital gain ottenuti si abbatte sui sottoscrittori, mentre la vendita della quota di un ETF comporta degli effetti di natura fiscale solo per il possessore. Inoltre i fondi tradizionali affrontano maggiori spese per inviare periodicamente l'aggiornamento relativo alla posizione di ogni cliente, mentre per gli ETF viene inviata una comunicazione solo se il cliente procede all'acquisto o alla vendita di quote. Infine la distribuzione (anziché il reinvestimento) dei dividendi riduce ulteriormente i costi di transazione ed il tracking error. Pur considerando che, nell'ottica del risparmiatore, al costo di gestione va sommata la commissione dovuta al broker, il notevole risparmio rende gli ETF molto competitivi sia come strumento di investimento a lungo termine sia come mezzo di speculazione, anche intraday.
Alla luce di quanto detto, la più plausibile spiegazione del ritardo nella diffusione e conoscenza di questo prodotto sul nostro mercato sta nei ridotti margini che essi comportano a favore degli operatori del risparmio gestito, che hanno quindi scarso interesse alla loro promozione. I primi passi sono tuttavia stati fatti: diversi operatori consentono l'acquisto on line di ETF su mercati esteri e la Consob ha concesso le prime autorizzazioni al collocamento nel nostro Paese.
Il segnale decisivo è rappresentato dall'approvazione da parte della Consob (marzo 2002) delle modifiche al Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana relative all'introduzione del segmento di negoziazione denominato Mercato Telematico dei Fondi (MTF) , che consente ora la quotazione e negoziazione degli Exchange Traded Fund anche in Italia. Nei prossimi mesi assisteremo quindi all'ingresso, nei portafogli dei risparmiatori italiani, di questo nuovo prodotto; le premesse lasciano presagire una buona affermazione, ed un possibile effetto di sottrazione di quote di mercato ai fondi tradizionali.
Dott. Luigi Salvatore Picariello
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