Quanto detto sul livello, da molti ritenuto eccessivo, dei costi (e, in particolare, delle commissioni) dei fondi comuni rende oltremodo interessante un tema da qualche anno oggetto di studio anche nella nostra letteratura finanziaria; tema del quale gli studiosi d'oltreoceano si occupano da alcuni decenni: il contributo dei gestori di portafogli alla performance degli stessi. Gli interrogativi, in estrema sintesi, sono i seguenti:
-- quale è il reale grado di "attivismo" dei portafogli gestiti?
-- la gestione attiva può davvero contribuire in modo significativo alla performance dei fondi, giustificando, in questo modo, gli oneri (fees) che essa comporta?
La questione, pur di notevole interesse accademico, aveva, fino ad un recente passato, limitati risvolti pratici: non vi era, di fatto, alcuna possibilità, per la stragrande maggioranza dei risparmiatori, di costruire portafogli che replicassero indici attraverso l'acquisto sul mercato dei titoli che li compongono; di conseguenza, anche la sola opportunità di investire risorse pur modeste diversificando tra vari titoli (e asset class) poteva sembrare (e, forse, era) una giustificazione sufficiente alle commissioni richieste dalle società di gestione . Risulta tuttavia evidente come la progressiva riduzione dei costi di transazione e l'abbassamento dei lotti minimi di negoziazione imposti nei mercati regolamentati non abbiano intaccato il successo del risparmio gestito, il che dimostra come i risparmiatori reputino l'investimento attraverso i fondi un modo efficiente ed economico per "acquistare" non solo diversificazione, ma anche e soprattutto competenze professionali in un ambiente finanziario complesso.
Il confronto obbligatorio con il benchmark nel prospetto informativo e l'evidenza che, nella maggior parte dei casi, la performance del fondo non supera quella del parametro induce però un numero crescente di investitori (soprattutto i più attenti ed informati) e studiosi a mettere in discussione le "superior abilities" dei gestori. Se a ciò si aggiunge la recente diffusione, anche in Europa, di strumenti di investimento collettivo a gestione dichiaratamente passiva (index funds, ETF) che richiedono commissioni sensibilmente inferiori a quelle di un fondo tradizionale, si comprende facilmente quanto attuale sia l'argomento in discussione, suscettibile di modificare, nei prossimi anni, la stessa struttura dell'industria del risparmio gestito.
Dott. Luigi Salvatore Picariello
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