Vogliamo ora considerare alcune delle sue anticonvenzionali concezioni sul posto dell'uomo nel mondo e il suo modo di concepire la mente.
Una delle caratteristiche fondamentali di Einstein fu il suo modo di dare l'impressione di vivere la sua fisica. Il suo esempio demolisce completamente l'idea che la fisica sia una questione puramente intellettuale
La fisica non era per lui un'arida routine: era il suo tentativo di comprendere il lavoro di Dio.
Le scoperte di Einstein hanno introdotto nella fisica una nuova unità, come osserva Bronowski, composta da un'inestricabile triade: l'evento, l'osservatore e il segnale che li collega tra loro.
La fisica non consiste di eventi; consiste di osservazioni, e fra l'evento e l'osservatore deve passare un segnale (per esempio un raggio di luce, un'onda o un impulso) che semplicemente non può essere eliminato dall'osservazione... Evento, segnale e osservatore: è questa la relazione che Einstein vide come l'unità fondamentale nella fisica. La Relatività è la comprensione del mondo non come eventi ma come relazioni .
Pertanto, nella Relatività speciale, gli individui partecipano all'immagine del mondo soltanto per essere inclusi in qualcosa di più grande dei sé individuale. A meno che non ci si spinga oltre il sé, non si ottiene alcuna immagine del mondo. Questa sconvolgente teoria, dimostrata al di là di ogni dubbio e universalmente accettata, si armonizza alla perfezione con la concezione di Einstein secondo cui gli individui s'inseriscono in unità sempre più grandi: e, in questo modo, si connettono, come affermò, «con tutti gli esseri viventi».
Procedere oltre la prigione dell'individualità fino a una consapevolezza esperienziale di questo «tutto significante» era per Einstein un grande compito nella vita, che egli descrive in un passo molto spesso citato: Un essere umano fa parte della totalità che noi chiamiamo «universo», è una parte limitata nello spazio e nel tempo.
Egli percepisce i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una sorta d'illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi una specie di prigione e ci limita nelle nostre decisioni personali e nell'affetto per le persone che ci sono più vicine. Il nostro compito dev'essere quello di liberarci da questa prigione allargando la portata della nostra affettività fino ad abbracciare tutti gli esseri viventi e l'intera natura nella sua bellezza .
Il vero valore dell'essere umano è determinato principalmente dalla misura e dal modo in cui ha ottenuto la liberazione dal sé. Un'inequivocabile promessa d'immortalità è presente nelle idee di Einstein, idee che scaturiscono dalle interpretazioni del tempo formulate dalla fisica moderna, in cui esso è privato del suo carattere esterno, fluido, lineare. Sulla base di queste concezioni, sorgono concetti completamente nuovi di passato, presente e futuro: viene inoltre a cadere il concetto di morte come evento ultimo, finale.
Nel 1905 Einstein pubblicò il suo trattato sulla Relatività speciale. Alla fine di questo saggio, destinato a cambiare per sempre i nostri concetti di spazio e di tempo, egli ringraziò Michele Besso, suo intimo amico fin dai tempi in cui lavoravano insieme nell'Ufficio Brevetti di Berna; con lui aveva allora discusso ed elaborato le proprie idee ancora allo stadio embrionale.
La loro profonda amicizia durò tutta la vita e nel 1955, quando Besso mori, Einstein scrisse ai famigliari una lettera con cui esprimeva le sue idee sull'immortalità: La nostra amicizia aveva come fondamento i nostri anni di studio a Zurigo, dove c'incontravamo regolarmente alle manifestazioni musicali... più tardi l'ufficio brevetti ci unì nuovamente. Quando tornavamo a casa insieme, le nostre conversazioni erano di un fascino indimenticabile... E ora mi ha preceduto di poco dando addio a questo strano mondo. Ciò non significa nulla. Per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è soltanto un'illusione, anche se dura a morire.
Stefano Calamita
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