Una terza interpretazione apparentemente meno controversa del modello di Everett-Wheeler - ma sempre elusiva nei confronti di una verifica scientifica - postula che la coscienza umana possa interagire direttamente con la funzione d'onda. Questa ipotesi è attribuita al fisico americano Eugene Wigner e postula che la mente umana possa, con il subconscio, manipolare l'universo a un livello elementare.
Qui riecheggiano le diverse idee discusse precedentemente. Ovvi sono i paralleli con il mondo unitario o "Unus Mundus" di Carl Jung e come vedremo con la risonanza morfica di Rupert Sheldrake. Questa spiegazione potrebbe render conto della psicocinesi e di alcuni tipi di telepatia; soprattutto, però, l'interpretazione di Wigner offre una soluzione al problema della precognizione, suggerendo un possibile meccanismo.
Fondamentale, ai fini di questa spiegazione, è che l'interazione fra coscienza e processi elementari non sia ristretta al «qui e adesso». In altre parole, nel momento in cui interagisce con l'universo, la coscienza umana può trascendere la distanza e il tempo. In gergo tecnico, si dice che è un'invariante dal punto di vista spaziale e temporale.
Quel che è sorprendente è che non si tratta del frutto dell'immaginazione eccentrica di qualche fanatico. Tutto questo può essere confermato da una serie di test convincenti basati sull'esperimento come abbiamo visto del fisico americano John Bell.
Questo tratto essenziale della nuova interpretazione è così espressa dal professor Wheeler: "Il fatto più importante del principio quantistico è che esso distrugge il concetto che il mondo «se ne stia là fuori» mentre l'osservatore ne è separato, al sicuro da esso... Per descrivere il cambiamento intervenuto, è necessario cancellare la vecchia parola «osservatore» e sostituirla con la nuova parola «partecipante».
In qualche strano senso, l'universo è un universo partecipatorio".
Quello che è importante ai fini del nostro discorso è che la moderna scienza atomica (la più rigorosa mai elaborata dalla mente umana) si sia spinta oltre la nozione di una realtà fissa, esistente «là fuori».
Questo sviluppo, la congiunzione fra l'osservatore e quanto viene osservato, ha influenzato sia la Meccanica quantistica sia la Relatività, le due branche principali della fisica moderna. Così lo scienziato e filosofo Jacob Bronowski ha fatto il punto della situazione per quanto attiene alla Relatività: "La Relatività deriva essenzialmente dall'analisi filosofica, egli precisa che non esistono un fatto e un osservatore, piuttosto una convergenza dei due in un'osservazione... evento e osservatore non sono separabili".
E Schródinger così riconosce e applica questa verità alla sua disciplina, la Meccanica quantistica: "Soggetto e oggetto sono soltanto un unico. Non si può dire che la barriera fra i due si sia infranta a seguito delle recenti esperienze nel campo delle scienze fisiche, perché questa barriera non esiste."
Stefano Calamita
Successivo:Conclusioni sull' esperimento Schródinger
Sommario: Indice