Altro aspetto importante della banca virtuale ma praticamente impossibile da valutare con chiarezza è quello relativo ai costi. L'impossibilità deriva dalle diverse configurazioni che questo nuovo modo di produrre e distribuire servizi può assumere, ma anche dal fatto che essendo l'argomento della banca virtuale nuovo ed importante, da una parte è difficile calcolare i costi di una situazione che si modifica continuamente, e dall'altra parte non vi è documentazione pubblica in materia in quanto le banche che intraprendono il cammino verso la distribuzione virtuale non amano pubblicizzare i propri progetti [63]
La banca virtuale necessita di dispositivi hardware e software che hanno un costo variabile dipendente dal progetto cui la banca si ispira : per il phone banking , utilizzo o meno di risponditori automatici ; per la banca in rete, utilizzo di un network proprio o di una rete pubblica; sviluppo di software proprietari o utilizzo di programmi commerciali; creazione in proprio della struttura interna o ingegnerizzazione dei processi e dei servizi in outsourcing ; ecc. I costi di gestione della struttura virtuale dipendono da quali scelte avrà effettuato il management bancario riguardo all'operatività della banca : grado di impiego di risorse umane ; scelte di pricing ; canoni per eventuali dispositivi non di proprietà della banca ; ecc. Si ritiene unanimemente che la banca virtuale consenta risparmi di costo molto elevati rispetto allo sportello tradizionale ; per citare qualche esempio, si dice che "le nuove forme di distribuzione, complementari o alternative alle reti tradizionali, offrono già prodotti e servizi con strutture di costo difficilmente sostenibili dai canali tradizionali" [64] ; sulla stessa linea Ettore Pietrabissa scrive che "in generale il rapporto costi/benefici di una rete virtuale è molto favorevole" [65] ; ed ancora "il differenziale di costo operativo tra un nuovo canale bancario e un canale tradizionale può raggiungere il 40% o più" [66] ; infine "una volta stabilito, il suo costo di mantenimento [ phone banking ] è limitato" [67]. Dati di costo concreti, limitati al caso della banca telefonica, sono apparsi su un articolo del 1996 [68] : a parte il caso della Rasbank che avrebbe speso per investimenti iniziali, 4-8 miliardi, mentre per gli investimenti tecnologici le spese ammonterebbero ad "alcuni miliardi", Area Banca sostiene di avere speso due miliardi in tecnologie informatiche, mentre avrebbe impiegato 800 milioni per la formazione del personale. Questi dati così incompleti non possono certo soddisfare le esigenze di conoscenza dei costi di impianto di una banca virtuale, eppure, forniscono una informazione importante qualora vengano confrontati con i costi di impianto di uno sportello tradizionale. Per quanto riguarda i costi dell'operatività, il riferimento pressoché unanime della letteratura sulla banca virtuale, è stato uno studio del 1996 della Booz Allen & Hamilton Inc. [69] Dati recenti raccolti Dal Sole 24 Ore indicano che i costi per singola operazione, considerando quelli allo sportello come base di paragone pari a 100, sono: 66 per i call centre , 54 per gli ATM, e 25 sia per i servizi on line che per i risponditori automatici. Per i dati relativi al prezzi richiesto ai clienti, si rimanda al capitolo n° 4. Il vantaggio di operare tramite i canali dell'home banking, è quindi evidente ed inequivocabile. In questi dati si comprende completamente la portata dirompente di questo nuovo canale: non soltanto permette di risolvere i notevoli problemi di costo delle banche, ma consentirebbe ad eventuali nuovi concorrenti, di condurre una concorrenza spietata alle banche tradizionali che difficilmente esse riuscirebbero a sostenere. Ma il vantaggio della operatività a bassi costi, sicuramente ottenibile da una nuova banca che entri nel mercato come banca virtuale, non è immediatamente utilizzabile da una banca che, già esistendo da anni sul mercato, ha a proprio carico una pesante e rigida struttura dei costi derivante dalla presenza sul mercato di diversi sportelli tradizionali. A meno che non si chiudano completamente tutti gli sportelli tradizionali esistenti, la diminuzione dei costi ipotizzata per il virtual banking non è immediata per una banca tradizionale. Infatti come già si notava in uno studio del 1984 : "la compressione dei costi operativi postula ovviamente l'effettiva possibilità di ridurre l'occupazione o di utilizzarla per altre attività, all'intensificarsi del processo di automazione. Si tratta di un aspetto molto delicato vista la rigidità dell'occupazione bancaria" [70]. Inoltre, essendo questa una modalità di distribuzione innovativa, che il cliente italiano deve ancora assimilare, le banche devono attuare attente politiche di pricing dei servizi distribuiti sui nuovi canali, che spesso comportano l'adozione di tariffe promozionali non correlate ai costi, durante le fasi iniziali. Infine la virtualità aggiunge un ultimo costo consistente nella assunzione di personale qualificato al contatto virtuale, o perlomeno un costo per l'aggiornamento delle capacità professionali alla nuova realtà. Le considerazioni svolte poc'anzi mettono in luce il problema della virtualizzazione : il risparmio dei costi promesso dal virtual banking è, per il caso di banche già in essere, una promessa, che verrà mantenuta in un futuro quando le banche sapranno alleggerirsi della loro struttura territoriale e quando gli utenti avranno accettato i servizi sui nuovi canali. Fino a quel momento la virtualità rappresenta per la banca tradizionale un costo nuovo, che va ad aggiungersi a tutti gli altri che già gravano sul bilancio. L'onere della virtualità promette tuttavia altri benefici oltre a quello dell'operatività a bassi costi. A parte i vantaggi per la banca di potere essere vicina al cliente, di poter distribuire prodotti e servizi in via continuativa, di potere servire più clienti nell'unità di tempo, di potere essere visibili in tutto il mondo, migliorando nel cliente la percezione di qualità del servizio, nel caso di utilizzo di Internet i clienti della banca on-line consentono di ottenere buoni risultati in termini di redditività. A questo punto si capisce appieno la rilevanza del virtual banking: abbassa i costi ed eleva la redditività.
[63] non è a oggi possibile trarre da queste esperienze una conclusione univoca, anche per una certa ritrosia degli istituti a fornire dati e commenti. Questo atteggiamento non deve stupire, visto che alle stesse richieste dell' Abi per la ricerca europea [rif. La banca virtuale in Europa, sett. 1996] non tutte le aziende si sono dette disponibili a fornire i propri piani in quanto l'area del virtual banking è considerata strategicamente troppo importante per rivelare le proprie intenzioni.
[64] Paolo Bordogna, "L'orchestrazione dei canali e la ristrutturazione delle reti tradizionali", in "Banche e reti informatiche (seconda parte)" a cura di Luca Solari, Sviluppo & Organizzazione, n. 158 nov./dic. 1996, pagg. 53-62.
[65] Ettore Pietrabissa, "Verso la banca virtuale", in Sviluppo & Organizzazione, n. 152, Nov./Dic. 1995, pagg. 16-28.
[66] Giuly Colombo, "Lo sportello che non c'è", in Business, sett. 1996, pagg. 32-37.
[67] Datamonitor, "La telematica bancaria 1996-2000", in Banche e Banchieri, n.2 1997, pagg. 189-196.
[68] Marco Esposito, "Così funziona la banca telefonica", in Il Giornale della Banca, marzo 1996, pagg. 57-58.
[69] Booz Allen & Hamilton Inc., "Telephone Banking and the new Retail Paradigm", relazione tenutasi presso The European IT Banking Forum 96, Roma, 18 Novembre 1996.
[70] Maurizio Baravelli, "Politiche di automazione e home banking : prospettive per le banche italiane", in Banche e Banchieri, n.12 1984.
Dott. Pietro Favè
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