Quelli che genericamente chiamiamo "fondi comuni" sono in realtà definiti dalla legge con il termine "oicr", acronimo di "organismi di investimento collettivo del risparmio".
Comprendono dunque quegli " organismi " che svolgono la funzione di " investimento " in forma " collettiva " del " risparmio ". Come si vede, la terminologia svela la funzione: raggruppare le somme di più risparmiatori e investirle collettivamente, cioè investirle unitariamente, come un unico patrimonio.
Noi, comunque, per semplicità, continueremo a parlare di "fondi".
Fin qui, questa funzione potrebbe anche essere autonomamente svolta da un gruppo di amici che decidono di mettere insieme i propri risparmi e investire. Il disegno messo a punto dal legislatore, però, è più complesso e prevede una serie di presidi che garantiscono pari diritti per gli amici e tutelano il loro investimento.
Pari diritti vuol dire che tutti i sottoscrittori partecipano agli utili (e alle perdite) nella stessa misura o, meglio, in proporzione alla loro partecipazione al fondo, e cioè al numero delle quote possedute. I fondi, infatti, sono suddivisi in tante parti unitarie, dette quote, che vengono sottoscritte dai risparmiatori e garantiscono uguali diritti. La somma delle quote sottoscritte dal risparmiatore dà la misura della sua partecipazione al fondo.
L' investimento è tutelato attraverso la previsione di una serie di controlli, dei quali parleremo più avanti. E' anche tutelato attraverso la qualificazione del fondo come patrimonio giuridicamente separato , sia dal patrimonio della società di gestione che da quello dei singoli partecipanti.
Questa caratteristica comporta una conseguenza molto importante: i creditori della società di gestione non possono aggredire il fondo per soddisfare i propri crediti (e quindi non possono pregiudicare i diritti dei partecipanti).
L'investimento in fondi comporta indubbiamente dei vantaggi per l'investitore.
Innanzi tutto, la gestione è affidata a soggetti che svolgono questo compito professionalmente . Ad essi viene affidato un mandato che li vincola a gestire il fondo secondo modalità di investimento predefinite, utilizzando le informazioni e le esperienze di cui dispongono.
Il fatto, poi, che i risparmi dei singoli confluiscano in un patrimonio di grandi dimensioni (il fondo) consente di realizzare una diversificazione degli investimenti difficilmente ottenibile direttamente dai singoli investitori, con tutti i vantaggi in termini di riduzione del rischio dell'investimento: puntare su molti titoli, infatti, è meno rischioso che puntare su pochi o, addirittura, uno solo.
E' uno strumento ovviamente finalizzato ad ottenere una valorizzazione del patrimonio; è bene comunque ricordare che il fondo non garantisce sempre e comunque un rendimento . Si deve sempre diffidare di chi - promotore, dipendente di banca o altro vanti questa garanzia, anche facendo leva sui rendimenti passati.
Di più: chi investe in fondi può anche non ottenere la restituzione dell'intero capitale versato. Anche il fondo più conservativo, caratterizzato da una politica di investimento estremamente prudente, può maturare perdite. E questa non è solo un'affermazione teorica, ma il frutto dell'osservazione di eventi verificatisi sui mercati, anche in tempi relativamente recenti.
In conclusione, bisogna sempre tenere a mente che, nonostante i fondi consentano di ripartire il rischio, sottoscrivere quote di fondi significa investire in attività che sono necessariamente contraddistinte da oscillazioni di valore , a volte anche imprevedibili.
La diversificazione tra più attività finanziarie - aventi "caratteristiche" non identiche - consente di ridurre la rischiosità di un investimento a parità di rendimento. Un portafoglio (così si definisce l'insieme dei titoli in cui un risparmiatore ha investito le proprie disponibilità) si dice ottimale se - in corrispondenza di un dato livello di rischio - consegue il rendimento migliore o - a parità di rendimento - è meno rischioso.
Commissione Nazionale Per Le Società e La Borsa
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