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I sistemi di trading

Alcuni esempi di segnali di entrata [a]

Da quando esistono i mercati, gli analisti o traders cercano di identificare segnali di entrata di un qualche tipo. La casistica riportata dalla letteratura è numerosissima. Scopo di questo lavoro non è quello di elencare e discutere i pro ed i contro dei vari tipi di segnale oggi disponibili (esistono ottimi già numerosi testi in proposito), ma piuttosto quello di approfondire una metodologia di studio e di verifica della loro efficacia. E' tuttavia opportuno, alfine di non addentrarsi in un discorso troppo lontano dalla "vita vissuta", offrire al lettore una breve panoramica che almeno per grandi linee riassuma le idee "fondamentali" sottostanti a questi segnali.

Possiamo raccogliere i segnali raggruppandoli a seconda della loro idea "fondamentale", basandoci sulle percezioni che si ricava dalla lettura dei testi citati nelle note. Non sono riportati per questi segnali le rispettive formulazioni matematiche per almeno tre motivi:

(i) esistono numerosi testi di analisi tecnica che già affrontano questo tema [Vedi ad esempio Kaufman (1987) o Pring (198 ).] ,

(ii) tali e tante sono le variazioni di questi segnali che esiste una moltitudine di formule,

(iii) raramente se non mai, un vero trader userà un segnale cosí come viene proposto in letteratura senza apportarvi le modifiche che l'esperienza gli suggerisce. Si è cercato anche di evitare la trappola costituita da una classificazione sulla base dei nomi che questi segnali hanno che sono spesso coloriti e talvolta decisamente fuorvianti. In diversi casi le idee fondamentali sono più d'una, quindi l'identificazione di quella principale ci ha forse portato a "forzare" un po' troppo, costringendo un segnale in una certa categoria.Di questo ci scusiamo anticipatamente.

Idea n. 1: esiste un trend sui prezzi e viene dal passato, seguiamolo .

Questa idea nasce dalla semplice osservazione dei grafici di molti mercati. Nonostante i prezzi mostrino spesso un comportamento indubbiamente casuale segnato da numerosi disturbi, è altrettanto innegabile che talvolta esistono movimenti prolungati (trends) che portano i prezzi sempre in una certa direzione con solo alcune limitate oscillazioni. Su alcuni mercati in particolare, questi movimenti possono durare anche dei mesi, se non degli anni. Questi movimenti sono normalmente spiegati dal fatto che la speculazione sui mercati tende a reagire eccessivamente alle situazioni di disequilibrio prolungando gli aggiustamenti oltre il dovuto e quindi generando sia movimenti prolungati dei prezzi in una stessa direzione, sia nuove situazioni di disequilibrio (fenomeno dell'"overshooting").


I segnali di entrata che sono stati sviluppati per testare e sfruttare questa situazione sono numerosissimi. I più noti (e probabilmente i più antichi) sono i sistemi basati sull'attraversamento delle medie mobili dei prezzi. Nella maggior parte di questi modelli il segnale scatta quando il prezzo (in versione grezza od opportunamente prefiltrato) "attraversa" una media mobile calcolata in un certo modo; le formalizzazioni matematiche si sprecano e per esse rinviamo alla bibliografia. Per citare solo alcuni dei nomi di questi segnali (che possono essere riconosciuti da chi abbia già esperienza in questo settore), ricordo ad esempio il "Double Moving Average Crossover" di Donchian, il "MACD" di Appel, il "Trix" di Hutson, il "Modified Three Crossover Model" di Hochheimer [11 Vedi Kaufman (1987) per una sintesi dettagliata di parecchi segnali di entrata basati sulle medie mobili e concetti affini. Più recentemente nuovi metodi sono stati suggeriti da Chande (1992) e Arrington (1993).]

Idea n. 2: un aumento della volatilità dei prezzi fa presupporre un mutamento del trend ora esistente .

Sempre l'osservazione dei grafici dei prezzi permette di rilevare come spesso esistano dei periodi in cui il prezzo non sembra andare da nessuna parte ma sembra solo soggetto a degli "shock" casuali. Quando questi "shocks" tendono ad aumentare di dimensione, è possibile che essi siano indicativi di una futura accellerazione dei prezzi in una certa direzione. Perchè questa osservazione non rimanga un inutile truismo (sempre e per definizione quando si avvia un movimento il prezzo registra un aumento della volatilità!) occorre prestare attenzione alla sua particolare formulazione matematica.


Anche in questo caso sono stati proposti numerosi metodi sia di misurare la volatilità che di identificare il segnale di entrata. Sempre con il solo scopo di permettere al lettore di ricollegarsi a modelli che forse già conosce, alcuni tra i principali nomi sono i seguenti: le "bande" di Bollinger, la "Master Trading Formula" di Mart, il "Mass Index" ed il "Relative Volatility Index" di Dorsey, il "Damping Index" di McKallip. Citazione particolare al "Vydia" di Chande, concetto interessante (e semplice) che permette di integrare l'idea precedente relativa al trend con considerazioni di volatilità del mercato [Vedi Kaufman (1987), Dorsey (1992) e (1993), McKallip(1992), Chande(1992)]

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Idea n. 3: la posizione relativa del close rispetto o all'high e low del giorno stesso e dei giorni precedenti e/o rispetto ai close dei giorni precedenti è indicativa della prossima direzione del prezzo.

In questo caso si vuole sottolineare il fatto che i grandi movimenti di mercato non nascono dal nulla, ma vengono preparati da piccoli movimenti anticipatori determinati da una pressione all'acquisto o alla vendita che a un certo punto sboccano nel grande trend. Questo avverrebbe perchè sul mercato non accade spesso che tutti istantaneamente si convincano che il prezzo deve salire o scendere dai livelli attuali.

La situazione più comune è quella che vede il diffondersi graduale di un'opinione. Il problema è in questo caso come misurare questi aumenti di pressione all'acquisto o alla vendita senza confonderli con segnali casuali. Tra i numerosi segnali esistenti ne ricordiamo alcuni notissimi come il "Relative Strenght Index", il Directional Movement" e lo "Swing Index" tutti di Wilder, lo "Stochastic Oscillator" di Lane, l'"A/D Oscillator", il "%R" e l'"Ultimate Oscillator" di Williams [Kaufman (1987) offre una sintesi di tutti questi segnali corredata da esempi numerici.].

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