Il Consiglio dei Ministri Indiano ha approvato Giovedi scorso l'introduzione di un nuovo Patto, il SAFTA (South Asia Free Trade Area), con i Paesi confinanti, che ha come obiettivo la promozione dei legami economici nella regione SudAsiatica.
Il primo patto tra le Nazioni della Regione, il SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation) nacque formalmente l'8 dicembre 1985, con lo scopo di ridurre la povertà, promuovere il libero commercio e combattere il terrorismo.
Ora quel seme si è trasformato in pianta rigogliosa che, secondo il Ministro del Commercio Indiano Kamal Nath, continuerà a portare benefici notevoli in termini di crescita economica.
Nonostante la diatriba violenta tra India e Pakistan per il Kashmir, che riemerse pesantemente nel 2002, il SAARC divenne dal 2003, oltre che strumento di pacificazione, un volano di sviluppo.
Il Nuovo Patto basato sul taglio dei dazi per l'importazione di prodotti tra Pakistan, India, Sri Lanka, Bangladesh, Maldives, Buthan e Nepal coinvolgerà, se ratificato da tutti i Paesi membri, 1,5 miliardi di persone, un territorio di 4,5 milioni di kilometri quadrati che corrispondono a poco meno di 15 volte il nostro Belpaese.
Tra i listini asiatici, quello di Bombay è sicuramente uno dei più interessanti e vale la pena di analizzarlo confrontandolo con il mib30 di Piazza Affari.
In questi anni le zone Sudasiatiche del pianeta stanno vivendo un fenomeno di trasformazione straordinario che probabilmente è dovuto alla diffusione di Internet e dei mezzi di comunicazione.
Il Web in questi Paesi, prima di essere considerato un mezzo per il divertimento, è uno strumento di apprendimento e lavoro, che consente di interagire con il mondo travalicando il limite spaziale.
L'India è notoriamente uno dei Paesi più poveri economicamente e più ricco in termini di contraddizioni del mondo, ma anche terra di scienziati, programmatori e grandi uomini di cultura.
Il listino di Bombay, Bse sensitive, ha guadagnato il 42 % in un anno ed è stato sostenuto mediante grandi investimenti da parte di fondi internazionali americani e giapponesi; si parla di 10,6 miliardi di dollari di cui 2 miliardi di dollari solamente nello scorso mese di Dicembre 2005.
L'Economia dell'India corre ai ritmi cinesi e già lo scorso anno alcuni analisti, anche se preoccupati per la scarsa
qualità delle infrastrutture nazionali, non consideravano più il listino di Bombay con un mero riferimento al paniere dei mercati emergenti.
In Fig. 1 sono indicate le Bande di Bollinger per l'indice Bse con i relativi delta e sigma.
Analizziamo il l'indice di Bombay mediante il Piano di Chauvenet di Fig. 2
Notiamo che il listino Indiano si trova nel cono di Chauvenet ai massimi sia in termini di crescita che di volatilità e, nonostante la instabilità, continua a muoversi a zig zag lungo l'asintoto positivo.
Se non confrontiamo i nostri indici europei con quelli IndoAsiatici rischiamo di non comprendere appieno il bull market di questo inverno 2005-2006.
Alcuni Istituti di ricerca stimano il Pil dell'India in crescita del 7,5% annuo fino al 2011 e questo significa un passaggio dagli attuali 700 a 1000 miliardi di dollari in cinque anni.
In Fig. 3 notiamo come il nostro listino di Piazza Affari si trovi in zone di maggiore stabilità e prosegua il trend rialzista con atteggiamento estremamente più prudente rispetto ai listini asiatici.
In fig 4 e 5 notiamo come nel 2003 ci sia stato un cambio di fase in territorio positivo per entrambi gli indici; notiamo inoltre l'esuberanza dell'indice Indiano e le spinte poderose al rialzo a cui corrispondono periodi di storno altrettanto significativi.
Per maggiori approfondimenti è disponibile una dispensa con foglio di lavoro sul sito www.experta.it(Italo Fabbri)
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