In questo periodo, Ponzi cercò un'idea per riuscire a uscire dalla brutta situazione in cui si trovava, ma il tempo scorse veloce: il 26 luglio il Boston Post pubblicò una serie di articoli che ponevano seri dubbi sulle operazioni di questo famoso schema. Il Post contattò allora Clarence Barron, un famoso analista finanziario, per esaminare lo schema di Ponzi. Egli osservò che, nonostante i rendimenti fantastici realizzati dalla Securities Exchange Company, l’italiano non stava investendo nella società.
L'analista notò poi che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni di Risposta Internazionale, mentre ne risultavano in circolazione solo 27.000, unitamente al parere delle Poste statunitensi che affermavano che non erano stati acquisiti ingenti quantitativi di Buoni né in patria né all'estero. Inoltre, se era vero che il margine lordo di profitto nella compravendita di ciascun Buono era enorme, gli overhead (le spese generali) che occorreva affrontare per gestire l'acquisto e il successivo riscatto di tutti i Buoni, ciascuno di valore estremamente basso se preso individualmente, erano tali da erodere gran parte dei profitti.
Gli articoli causarono un'ondata di panico tra coloro che avevano investito nella compagnia. Ponzi inizialmente risarcì 2 milioni di dollari in soli tre giorni alla folla assiepata davanti al suo ufficio: egli uscì tra la folla e discusse con le persone, rassicurandole circa la sicurezza degli investimenti effettuati. La conseguenza di questo discorso fu l’apporto alla società dell’italoamericano di nuovo denaro da parte di nuovi investitori.
Nel frattempo, i dirigenti delle Poste annunciarono un cambiamento nei tassi di conversione postale, il primo da quando era scoppiato il conflitto bellico mondiale. Nell'annuncio venne tuttavia dichiarato che i nuovi tassi non erano riferiti a nessuno schema posto in essere da individui o società al fine di lucrare sulle differenze nei tassi di cambio.
Vi era qualcosa di oscuro nell'astuzia di Ponzi: egli aveva messo in piedi uno schema che sarebbe sicuramente collassato in un qualunque momento. Egli accumulava denaro, ma solo aumentando le passività. La cosa più logica sarebbe stata quella di trasportare il denaro fuori dagli USA, dove le autorità americane non sarebbero riuscite a recuperarlo, invece Ponzi rimase fermo, continuando a rimborsare gli investitori. Egli volle sembrare il più onesto possibile e, stando alla sua autobiografia, sperava sempre di riuscire ad utilizzare il tesoro accumulato per iniziare un commercio legale che avrebbe generato rendimenti tali da permettere di rimborsare gli investitori e far arricchire tutti.
Nel frattempo, l’ideatore di questo schema aveva assunto un agente pubblicitario, James McMasters, il quale presto diventò diffidente dei discorsi senza fine di Ponzi sui Buoni, visto anche il fatto che Ponzi era sotto inchiesta. Egli si recò dunque presso la redazione del Boston Post, dicendo che Ponzi era poco competente in materia finanziaria. Il giornale gli offrì cinquemila dollari per la sua storia, uscendo con un articolo in prima pagina il 2 agosto in cui si dichiarava che Ponzi era irrimediabilmente insolvente e sull'orlo della bancarotta. Il 10 agosto gli agenti federali irruppero nella società e ne ordinarono la chiusura, unitamente all’Hanover Trust Bank.
Dai risultati dell’indagine, non venne trovato nessuno stock consistente di Buoni.
Il Post continuò a scrivere articoli ostili nei confronti di Ponzi: in uno di questi vennero mostrati la fedina penale di Ponzi e i primi piani del suo volto sorridente scattati durante l'arresto in Canada. Il 13 agosto Ponzi viene arrestato.
Tra i suoi capi d'accusa si contavano 86 frodi. Nonostante tutto, molte persone credevano ancora nell’italiano, accusando gli ispettori federali che avevano svolto indagini nei confronti dell’imprenditore.
Circa 40.000 persone investirono milioni nella società di Ponzi. Secondo le stime finali si trattava di circa 15 milioni di dollari (140 milioni di dollari ai prezzi del 2006). Molti dei soggetti rovinati dallo Schema di Ponzi continuarono comunque a nutrire una fede profonda in Ponzi, continuando a considerarlo un eroe.
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