Durante il corso della sua lunga attività illecita, la BMIS fu soggetta a diversi controlli effettuati da più soggetti, in particolare investitori, auditors, autorità di vigilanza e giornalisti. Madoff comunicò in più occasioni a Di Pascali il suo timore di essere arrestato. Per riuscire a convincere i diversi soggetti che l’attività non presentava alcun tipo di illiceità, Di Pascali si dedicò a preparare una serie di documenti falsi, che consentirono alla società di superare in maniera indenne anche tre controlli effettuati dalla SEC, nel 2004, 2005 e 2006. I diversi strumenti adottati dai soggetti per coprire la frode erano:
Utilizzo di libri contabili e registrazioni fittizie: Di Pascali fu particolarmente abile a creare movimenti e registrazioni fittizie per raggirare i diversi controlli. In aggiunta, il sistema operativo realizzato dallo stesso soggetto generava automaticamente le registrazioni riguardanti le operazioni di trading eseguite dalla società;
Conti correnti nascosti: Nonostante i diversi controlli di vigilanza, Madoff riuscì a mantenere nascosti diversi conti correnti personali in cui egli aveva accumulato somme per un valore superiore a 50 miliardi di dollari. Anche in questo caso, Di Pascali fornì la propria assistenza all’illecito elaborando accurati spostamenti di somme di denaro in conti correnti che erano stati definiti appartenenti alla BMIS;
Custodia degli asset: Poiché le diverse securities non furono mai acquistate dalla società, era necessario che non venissero eseguiti controlli inerenti le modalità di custodia dei diversi asset finanziari. Madoff sostenne allora che la società non deteneva questi beni poiché essa agiva esclusivamente come broker esecutivo, oppure sulla base di un meccanismo RVP/DVP (receiveversus- payment e delivery-versus-payment). Per sostenere questa tesi, egli richiedette a Di Pascali di agire al fine di nuovi conti correnti particolari, che dimostrassero che gli asset erano custoditi altrove. Per esempio, nei diversi documenti forniti ai revisori contabili, ad un conto corrente intestato a un soggetto fittizio (John Doe) venne modificato il nome (European Bank for the benefit of John Doe). In questo modo, si poteva convincere i soggetti che i beni erano detenuti da questa banca e dunque non c’era motivo di eseguire ulteriori controlli;
DTC reports: Per molti investitori e auditors, la BMIS veniva vista come un soggetto che deteneva diverse tipologie di beni utilizzati nelle diverse operazioni di trading. Per evitare ulteriori controlli, Madoff incaricò Di Pascali di creare falsi reports della DTC41. Quest’ultimo spese dunque molto tempo per fare in modo che i documenti realizzati ricalcassero quelli di questo organo di deposito. Successivamente, questi falsi report vennero presentati agli auditors e ai soggetti che ne richiedevano la consultazione: a un investitore venne mostrato direttamente il report su uno schermo di un pc della BMIS e comunicato che la società stava ricevendo un documento dalla DTC;
Generatore di numeri casuale: la BMIS ricevette ulteriori richieste dalle autorità di vigilanza circa la veridicità delle operazioni eseguite. Per riuscire a superare questo ennesimo controllo, Di Pascali creò un’apposita piattaforma informatica che utilizzava dati fasulli, ma si comportava come un programma applicativo realizzato per visualizzare gli investimenti in tempo reale, il quale veniva costantemente aggiornato e modificato dallo stesso soggetto affinchè potesse continuare a svolgere la sua funzione;
Spostamento delle controparti: Nello svolgimento delle operazioni di trading, il sistema operativo informatico realizzato da Di Pascali non era in grado di identificare un’apposita controparte con la quale veniva eseguita l’operazione, poiché questo soggetto non esisteva. Egli intervenne nuovamente inserendo una serie di soggetti fasulli con i quali la società intratteneva operazioni. Questa operazione generava il grosso rischio che la frode potesse essere scoperta, poiché un auditor avrebbe potuto indagare maggiormente sull’identità della controparte e svelare l’illecito. Tuttavia, Madoff e lo stesso Di Pascali stabilirono che, in caso di controlli, essi avrebbero sostenuto che le controparti erano costituite da soggetti quotati su mercati over-the-counter. Per rendere ancora più credibile l’operazione, sempre Di Pascali agì in modo particolarmente acuto: quando un revisore della BMIS avesse richiesto informazioni sulle controparti, egli avrebbe fornito una lista d’investitori europei, viceversa per gli auditors degli investitori europei sarebbe stata comunicata una lista di dealers americani, intervenendo anche sui diversi conti correnti degli investitori affinchè questo meccanismo potesse funzionare correttamente.
41 Uno dei più grandi depositi di sicurezza del mondo, che detiene più di 10 trilioni di dollari di titoli in custodia. Il DTC si comporta come una stanza di compensazione per definire le operazioni in titoli corporate (Fonte: Investopedia)
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