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Report finanziario "CLASSIC" 07 Novembre 2006

TORO ELETTORALE

PIU’ BULL CHE BUSH
Gli ultimi giorni sui mercati azionari mondiali hanno mostrato il permanere di una intonazione molto bullish.
Infatti è stata assorbita assai bene la grandinata di dati negativi delle ultime settimane, che hanno provocato solo una piccola correzione negli USA e qualche giorno di lateralità sui mercati europei. E’ bastato che il dato di venerdì scorso sul mercato del lavoro portasse buone nuove per  dimenticare tutta la molta strada al rialzo già fatta quest’anno e tornare in vetta a testare i precedenti massimi del’anno. Il nostro mercato ha saputo approfittare delle sue due peculiarità (forte presenza di bancari, nuovamente molto speculati, e di energetici, tornati a rialzare la testa col petrolio) per tornare ai vertici della forza ed approdare ormai in area 31.000 dell’indice Mibtel.

La settimana in corso si presenta dominata, almeno nelle parole degli esperti e negli articoli sulla stampa specializzata, dall’interpretazione delle elezioni americane di Midterm. L’argomento suscita l’interesse anche di qualche lettore di Borsaprof.it, che mi ha chiesto un parere.
In realtà la mia ritrosia finora a parlarne è dovuta al fatto che non credo che a conti fatti queste elezioni influenzeranno più di tanto il mercato, che appare difficile da condizionare in questo periodo.

Infatti l’esito di queste elezioni, che tradizionalmente rinnovano il Congresso per intero ma solo una parte dei seggi del Senato, è già abbastanza scontato dai numerosissimi sondaggi che sono stati pubblicati e dal fatto che tradizionalmente in queste elezioni la gran parte dei parlamentari che si ricandidano vengono rieletti. Per mutare decisamente gli equilibri e ribaltare la maggioranza (repubblicana in entrambi i rami del Parlamento USA) occorrerà un risultato molto netto a favore dei democratici. I sondaggi hanno mostrato una caduta verticale della popolarità di Bush. Era inevitabile, col disastro dell’avventura irakena, di cui ormai quasi tutti in america hanno preso atto.

Al di là della cattiva fama di Bush, vi è poi un altro fattore che rende probabile la sconfitta dei repubblicani e va ricercato nell’abitudine degli elettori americani a penalizzare il partito al potere nelle elezioni di Midterm. Una statistica clamorosa riporta che dal 1918 ad oggi il partito del Presidente in carica ha sempre perso seggi nelle elezioni Midterm.
Lo scenario più accreditato dai sondaggi è la vittoria democratica al congresso ed il mantenimento della maggioranza repubblicana al Senato. Se anche al Senato i democratici dovessero strappare la maggioranza, allora avremmo due anni di stallo, poiché Bush si troverebbe nella scomoda posizione di “anatra zoppa”, come viene definito il Presidente che non ha una maggioranza che lo sostiene.
Sarebbe invece considerata con una certa sorpresa la tenuta della maggioranza da parte dei repubblicani.

Secondo gli esperti, se dovesse prevalere lo scenario più accreditato, cioè un ridimensionamento del potere repubblicano, i mercati potrebbero forse trarre giovamento da una maggiore difficoltà a proporre riforme radicali e da un contenimento della spinta all’interventismo militare che Bush ha invece cavalcato quando aveva la maggioranza piena.
Tale visione è abbastanza curiosa. Una minor capacità di azione viene apprezzata, come se legando le mani al Presidente gli si impedisse di fare danni.
Personalmente non credo che l’esito elettorale avrà conseguenze significative. Sono possibili reazioni emotive da parte dei mercati, ma esse dureranno assai poco. Se dovessero stravincere i democratici ci sarebbero un po’ di vendite sul mercato azionario, tradizionalmente conservatore, mentre una inattesa vittoria repubblicana forse porterebbe un mini rally.

Dopo qualche giorno torneranno a prevalere le indicazioni fondamentali ed ancor più le dinamiche comportamentali, tipiche del momento euforico che i mercati stanno attraversando.

MONDO IMMOBILIARE N. 2
Continuiamo il discorso sul mercato immobiliare con un secondo intervento sulla materia a cura dell’amico Bepy La Monica coordinatore del marchio Andromeda, che si occupa di Architettura e Comunicazione e riunisce professionisti che operano in edilizia. In questo articolo e nei due prossimi parlerà di come si calcola il valore di mercato di un immobile residenziale.

Come si valuta una casa? Qual è il prezzo giusto da pagare? Come faccio a sapere se sto facendo un buon affare? A monte di tutte queste domande ci sono ovviamente considerazioni individuali e personali, come pure valutazioni oggettive relative alla dislocazione, alla tipologia, all’uso, al costo, alle forme di pagamento, su cui torneremo nei prossimi articoli; oggi limitiamoci ad illustrare come si calcola (in maniera forse un po’ brutale) il valore commerciale di un appartamento per civile abitazione; tenendo presente che la stima di una casa non è una cosa tanto semplice; se essa viene eseguita con rigore è un’operazione complessa e densa di valutazioni e di calcoli, ed è bene che venga riservata alla competenza di tecnici del settore.

E d’altra parte se non è svolta con rigore e professionalità perde molto della sua utilità. Ma procediamo con ordine.
Il prezzo di una abitazione si calcola moltiplicando il valore medio del “metro quadro di zona” (oggi in euro, ovviamente), per il numero dei “metri quadri commerciali” totali. La scelta del metro quadro come termine di riferimento e di paragone è senz’altro molto più precisa del “vano”, che semmai può essere indicativo degli ambienti che costituiscono un’abitazione, ma nulla di più. A vani più o meno grandi corrispondono evidentemente superfici (e volumi!) differenti, e quindi da valutare diversamente. In questo articolo parleremo del calcolo dei “metri quadri commerciali” totali; nel prossimo ci occuperemo del valore medio del “metro quadro di zona”.

I “metri quadri commerciali” totali sono la somma delle superfici di:
a) murature: calcolate al 100 % se esterne, cioè non confinanti con altre proprietà dello stesso fabbricato; al 50 % se di confine con altri appartamenti o con le parti comuni del Condominio (vano scala, ascensore, etc.);
b) superficie interna (compreso la superficie calpestabile, ma anche quella dei muri di divisione e dei tramezzi interni), calcolata al 100 %;
c) terrazzi, balconi e logge, ognuno con i parametri percentuali individuati dal tecnico;
d) tutte le pertinenze: giardini, cantine, box auto, calcolate con differenti percentuali a seconda del tipo, dell’estensione e di altre considerazioni significative.
N.B.: Le “pertinenze” sono tutte quelle attinenti la proprietà principale (l’appartamento vero e proprio), che fanno parte della proprietà, e che quasi sempre vanno acquistate e vendute in uno con l’abitazione stessa. Ad esempio i box auto acquisiti o costruiti con i finanziamenti della Legge Tognoli, vanno venduti insieme all’abitazione di cui sono pertinenza, e non separatamente.

I parametri percentuali da applicare ai punti c) e d) sono scelti dal tecnico a suo giudizio, anche se in letteratura variano da un minimo ad un massimo. Facciamo un esempio: per il parcheggio delle auto di proprietà dei Condomini, si fa distinzione tra: Posto auto scoperto (valore percentuale della sua superficie da 0,35 a 1,00),  Posto auto coperto (da 0,50 a 1,00) e Box (da 0.60 a 2,00). Ovviamente il tecnico dovrà usare valori alti nel caso di difficoltà di parcheggio nella zona. Così pure una terrazza in zona periferica, e senza un gran vista, avrà un valore inferiore ad un’altra, magari di minori dimensioni, ma situata nel centro antico o storico della città.

Dopo aver parametrato così le superfici dei vari ambienti che, con diversa destinazione, costituiscono la nostra agognata proprietà, la loro somma costituisce la superficie commerciale totale che andrà poi moltiplicata per il valore del metro quadro commerciale di zona per giungere finalmente al valore dell’immobile che desideriamo acquistare.

Bepy La Monica   md9136@mclink.it

FOCUS MACROECONOMICO

Continuano a giungere notizie macroeconomiche sostanzialmente negative, ma i mercati sembrano abbastanza indifferenti, proseguendo nell’ottimismo di maniera tipico dei momenti di euforia.
La scorsa settimana ha visto pubblicati molti dati, e quasi tutti piuttosto brutti ed al di sotto delle attese. Nonostante ciò il mercato azionario USA ha corretto appena gli eccessi delle settimane precedenti, mentre in Europa non si è andati oltre ad un po’ di lateralità che negli ultimi giorni della settimana sembra addirittura voler sfociare nella prosecuzione del rialzo.

Tra i dati macro pubblicati, mi ha impressionato quello sulla produttività non agricola americana. Fino allo scorso anno siamo stati abituati a ricevere dati trimestrali generalmente in crescita a ritmi quasi sempre superiori al 2% trimestrale. Nel 2006 si è notato un netto calo nella velocità di crescita.

Ora il dato del 3° trimestre è stato addirittura fermo a zero. Un segnale di stasi nella capacità delle imprese di innovare e migliorare l’efficienza produttiva, che si accompagna ad una rilevazione del costo del lavoro che invece cresce al di sopra delle attese.
Impossibile quindi non scorgere difficoltà future da parte delle imprese a mantenere inalterati i margini di guadagno, se questo andazzo dovesse proseguire.
Un altro dato abbastanza carico di nubi grigie è quello relativo all’ISM manifattturiero. L’indice dei manager che si occupano degli acquisti nelle grandi imprese Usa scende ancora ed ormai è ad un solo punto dal valore 50, che separa le attese di crescita da quelle di recessione economica. L’impresa manifatturiera rivela pertanto difficoltà difficili da nascondere.

Venendo ai dati futuri, la prima settimana completa di novembre è molto scarsa di dati macroeconomici e passerà nell’attesa di capire quali conseguenze avranno sugli equilibri geopolitici le elezioni politiche americane, che si svolgeranno martedì 7 e rappresenteranno sicuramente l’evento più importante della settimana.

Pierluigi Gerbino

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