I deficit gemelli son tornati a spaventare un po' i mercati ed a riportare l'attenzione sugli squilibri americani.
La cosa si ripete ciclicamente quasi ogni mese, quando ad un giorno di distanza l'uno dall'altro, vengono pubblicati i dati sul deficit federale e sul deficit del commercio estero americani. Siccome questi indicatori sono quasi sempre in peggioramento o su livelli assai elevati e nonostante gli sforzi (pochi a dire il vero) continuano ad inanellare record su record (negativi, s'intende), i mercati mostrano di preoccuparsene per qualche giorno, fino a quando un qualche altro dato non riesca a dimostrare che nonostante gli squilibri (o proprio per questi) gli americani restano ottimisti sul futuro e proseguono imperterriti nella gara ai consumi ed all'indebitamento. La crescita economica "miracolosa", alimentata proprio da questi squilibri e dal dollaro sempre più debole, può proseguire e trovare nuove conferme.
Quando i mercati hanno un obiettivo da raggiungere non bastano i dubbi e le diffidenze dettati dal buon senso. La lezione che si ricava in questi ultimi giorni è proprio questa.
Sebbene i motivi per ritenere eccessiva una salita oltre i precedenti massimi relativi siano fondati, i grafici, che ci indicavano da tempo l'attrazione del livello di 1250-1280 per l'indice americano SP500, stanno inerosabilmente viaggiando verso quella meta.
Il prezzo del petrolio è stabilmente oltre i 50 dollari e potrebbe a breve attaccare e superare il precedente massimo di 55,67? Greenspan si dichiara preoccupato per il lungo termine dell'insostenibilità dei deficit americani, fino a sollecitare misure di contenimento del saldo previdenziale? Dagli indicatori macroeconomici giungono segnali di conferma della crescita economica USA, ma nel contempo di un affievolimento della sua velocità di crescita?
Ai mercati importa assai poco. Prima di pensare a correggere seriamente bisogna raggiungere l'obiettivo rialzista. Ed allora via, oltre i precedenti massimi.
A dire il vero non tutte le borse stanno mostrando i muscoli nello stesso modo. L'indice migliore tra i principali sembra proprio essere SP500, seguito dall'Eurostoxx50, entrambi decisamente oltre i massimi. Tiene il ritmo con qualche difficoltà inj più il Dax tedesco, mentre sia il nostro Mibtel che il tecnologico USA Nasdaq nostrano decisamente maggior difficoltà a seguire gli altri mercati al rialzo.
La nostra borsa in particolare, dopo aver manifestato una elevatissima forza relativa per tutto il 2004, sta ora rientrando nei ranghi e performa meno bene degli altri mercati, soprattutto a causa delle violente prese di beneficio che continuano a susseguirsi sul settore delle utility, per troppo tempo drogato da rialzi più consoni a titoli ad alto potenziale che a titoli difensivi.
Accanto alla discreta performance dei mercati azionari, che sconta prospettive positive per la crescita economica, non convince affatto il movimento dei mercati obbligazionari. Se è vero che l'economia USA rimarrà sostanzialmente tonica anche nel 2005, non dovrebbero esserci dubbi sul proseguimento della stretta monetaria da parte della Federal Reserve. A parole tutti sostengono tale eventualità, ipotizzando tassi a breve a fine anno molto più alti del livello attuale: chi ipotizza un punto percentuale in più, chi addirittura uno e mezzo.
In tal caso allora anche i tassi a lungo termine dovrebbero salire, e di conseguenza le quotazioni sul mercato obbligazionario dovrebbero scendere. Invece questo non sta affatto succedendo. L'obbligazionario, dopo lo spavento e la secca correzione di qualche settimana fa, quando Greenspan aveva quasi invocato il calo delle quotazioni, sta pian piano tornando verso i massimi del mese scorso.
Il fenomeno che sta avvenendo sui mercati dei bonds non è facilmente spiegabile. C'è chi ipotizza che gli operatori non credano alla sostenibilità della ripresa americana, ma questo contrasta con la fiducia che invece si coglie sui mercati azionari. Altri ipotizzano che sia l'effetto degli ingenti acquisti di bonds da parte di giapponesi e cinesi per mantenere basse le loro valute.
Comunque sia, come mi è già capitato di notare altre volte in passato, qualcosa non quadra. Qualche investitore si scotterà sicuramente le mani, poiché non può durare a lungo una tale divergenza di vedute tra gli operatori dei mercati azionari e quelli dei mercati obbligazionari sul futuro dell'economia americana e mondiale.
E' addirittura possibile che le mani se le scottino i compratori di entrambi i mercati, dato che se l'economia rimarrà forte saliranno i tassi, mentre se la crescita non sarà sostenibile i tassi non saliranno, ma in compenso scenderanno gli utili societari, che sono la benzina per i rialzi sull'azionario, mentre non è comunque ipotizzabile che i tassi vengano compressi molto al di sotto dei livelli attuali.
Tutto questo prossimamente sui vostri schermi, ma non prima di aver raggiunto gli obiettivi grafici di questa mini-bolla speculativa.
FOCUS MACROECONOMICO
Dati economici dominati dai deficit gemelli americani la scorsa settimana: quello commerciale ha realizzato, con -58,3 miliardi di dollari, il secondo peggior dato della storia americana, raggiungendo nel suo complesso il 5,3% del PIL USA. Il dollaro è stato perciò trascinato al ribasso nei confronti delle altre principali monete, alimentando la preoccupazione di molti banchieri centrali sulle sorti di lungo periodo della finanza mondiale. Anche i mercati azionari si sono fermati nella loro corsa al rialzo e paiono riflettere un po' sul futuro, mentre qualcuno prende profitto dei guadagni di due anni.
La storia è sempre la medesima, quella che tutti ormai conoscono ma si sforzano di rimuovere nella speranza che le cose si mettano a posto da sole. Invece ogni mese i deficit gemelli ci ricordano che così non è, poiché continuano ad aumentare per colpa della corsa al consumo degli americani e nonostante l'indebolimento ormai cronico del dollaro, che tuttavia non è servito affatto a ridimensionare il saldo negativo della bilancia commerciale USA.
Guardando i dati del commercio estero americano viene da chiedersi a quale livello il dollaro dovrà scivolare prima di produrre qualche sollievo al profondo rosso che continuamente li caratterizza.
Parimenti, guardando il deficit federale viene da chiedersi se Bush sarà capace di svoltare a 180° la direzione della sua politica fiscale e di bilancio, ed in caso contrario quanto dovranno salire i tassi di interesse USA se qualche paese asiatico deciderà di ridurre la sua fame di Bond americani.
Queste domande è un po' che ce le facciamo, anche se i mercati hanno da tempo mostrato di preoccuparsi meno di noi.
La settimana corrente ci presenta qualche dato USA interessante quasi tutti i giorni. Tra tutti direi che quelli da seguire maggiormente sono le vendite al dettaglio (martedì), la Produzione industriale (mercoledì) e il superindice (giovedì).
Pierluigi Gerbino
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