Gli ultimi giorni ci hanno dato una serie di notizie piuttosto importanti. Non mi riferisco soltanto alla crisi di Governo ed all'elezione del nuovo Papa, eventi importantissimi ma che lascio commentare ad altri più esperti di me, non avendo questi eventi alcuna rilevanza sull'andamento dei mercati finanziari.
Le giornate intorno alle scadenze tecniche del mese d'aprile, hanno anche risolto ogni dubbio circa l'andamento dei mercati azionari per i prossimi mesi. Tutti i principali mercati azionari hanno prodotto chiari segnali di ribasso. Gli indici americani, che già non avevano una bella cera, dopo aver abbandonato i massimi da oltre un mese, hanno tentato di resistere all'orso per giorni al livello intorno a 1165 (per SP500, mentre per Nasdaq il supporto era 1970) ma non ce l'hanno fatta. Nella giornata di giovedì 14 hanno ceduto precipitando ulteriormente il giorno successivo. I mercati europei ed asiatici, dimenticando ogni illusione di conquistata autonomia e forza relativa, hanno prontamente recepito l'andazzo e, con due sedute di quelle che da anni non si vedevano, si sono allineate all'America fornendo anch'esse una chiara indicazione di inversione ribassista. L'andamento ribassista delle piazze azionarie è stato forse causato da una serie di trimestrali societarie che stanno fornendo la sensazione che la stagione degli utili in crescita esplosiva sia finita ed stato confermato dalla ripresa delle quotazioni del mercato obbligazionario. Qui si sta scommettendo in un marcato rallentamento della crescita economica per l'anno corrente, tale da rendere assai meno impellente e pronunciato il rialzo dei tassi che la Federal Reserve sta attuando.
Possiamo allora dire che la bella avventura rialzista, iniziata nel lontano 2003, che ha portato molti a decretare, dopo la stagione 200-2002 delle grandi pioggie, il ritiorno del sereno sulle Borse ed il ripristino della "normalità" dei mercati azionari che "nel lungo periodo salgono sempre"?
Dopo aver avvisato che si tratta di opinioni personali e che nessuno ha la sfera di cristallo, mi sento di rispondere positivamente: quel movimento rialzista è finito e ci dobbiamo preparare al ritorno dell'orso per almeno alcuni mesi.
Ho rimarcato più volte in passato l'anomalia del movimento rialzista di questi anni, avvenuto senza una correzione significativa, che ha accumulato eccessi paragonabili, per il nostro mercato, a quelli che si erano visti nel 1999. Come allora l'ultima fase del rialzo è stata trascinata da pochi settori (utility e banche). Come allora l'ultima parte del del movimento ha realizzato significative divergenze tra l'indice ed i principali oscillatori tecnici. Ce n'è abbastanza per ipotizzare l'avvio di quella correzione rilevante che finora non abbiamo ancora visto.
Non mi azzardo tuttavia ad affermare che il calo sarà paragonabile a quello scaturito dall'inversione ribasista del 2000, poiché se è vero che ci sono delle analogie con quel periodo è altrettanto vero che esistono profonde differenze. Innanzitutto l'euforia di questi ultimi mesi, che si è notata con il ritorno di interesse del vasto pubblico verso la Borsa, non è paragonabile a quella del '99-2000, quando i risparmiatori facevano crocchio intorno ai monitor che trasmettevano le quotazioni di Borsa dalle vetrine delle banche e nei discorsi da bar l'andamento delle Tiscali aveva preso il sopravvento sulle prodezze di Baggio e le gambe delle bionde.
Inoltre allora si veniva da un rialzo di oltre il 200% in tre anni, mentre oggi il recupero del mercato dal minimo di due anni fa è stato di "solo" il 65%.
Possiamo quindi ipotizzare che ci sia spazio per una correzione anche rilevante ma non per rimangiarsi tutto, a meno di eventi al momento non prevedibili e di portata tale da ripresentare scenari profondamente recessivi sull'economia mondiale.
Direi che un ritorno nei prossimi mesi in area 21.300 del nostro Mibtel potrebbe essere una correzione sufficiente a smaltire tutti gli eccessi presenti. Se così non fosse ritengo abbastanza improbabile una discesa al di sotto di area 20.000, che dovrebbe fornire una solida base d'appoggio.
Come sempre sarà il mercato a dirci che cosa intende fare. Per ora ci ha detto che ha deciso di smettere di salire per un po' di tempo e che intende passare i prossimi mesi a digerire il rialzo precedente. Sta a noi crederci oppure no. Io ci credo, fino a prova contraria.
FOCUS MACROECONOMICO
Ancora brutte notizie dal fronte macroeconomico USA. Quasi tutti i dati comunicati la scorsa settimana sono stati negativi rispetto al periodo precedente o peggiori delle aspettative degli analisti. In particolare hanno preoccuapto il mercato i dati sulla bilancia commerciale, i flussi di capitale entrati in USA, l'indice manifatturiero, la fiducia dei consumatori. Un piccolo contributo positivo l'ha dato invece il petrolio, che sta arretrando dai massimi delle scorse settimane.
L'impulso ribassista sui mercati azionari e quello rialzista sui mercati obbligazionari trovano quindi motivazione nelle prospettive assai meno rosee dell'economia americana, che vengono altresì evidenziate anche dalla serie di trimestrali tutt'altro che brillanti emesse da molte importanti società. Se a queste aggiungiamo i timori ricorrenti da qualche settimana su General Motors e più in generale sull'intero comparto automobilistico, otteniamo un quadro non propriamente rassicurante sulle capacità dell'economia USA di mantenere i tassi di crescita a cui ci ha abituato negli ultimi trimestri passati.
I prossimi giorni dal punto di vista macroeconomico non offrono grossi spunti di riflessione, se si eccettua il dato sull'inflazione americana, previsto per mercoledì ed anticipato dall'indice dei prezzi alla produzione il giorno precedente. Degne di nota invece le numerose trimestrali di importanti società in tutto il mondo, in grado di condizionare l'andamento dei mercati azionari.
Pierluigi Gerbino
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