Come ci avevano preannunciato i grafici da qualche giorno, sembra scattata la prima fase del rally di fine anno.
La condizione essenziale per poter sviluppare un simile scenario era la rottura dei massimi annuali, in modo da convincere la massa degli operatori che tutto sta andando per il meglio sui mercati azionari e che anche questa volta chi ha avuto la mano tremula, e sul calo di ottobre ha venduto, può tranquillamente darsi del cretino e tornare a comprare a prezzi più alti.
La cosa è puntualmente avvenuta la scorsa settimana.
La seconda necessità è avere un appiglio statistico su cui basare la speranza di un fine anno col botto.
Qui in effetti la statistica aiuta poiché per oltre il 70% dei casi, negli ultimi 30 anni, i mesi di dicembre e gennaio si sono chiusi in rialzo.
Dal punto di vista fondamentale inoltre non si può certo dire che le imprese quotate se la stiano passando male. Anche il 2005 si chiuderà con un consistente incremento negli utili operativi delle società USA. Standard &Poor's stima un incremento medio degli utili per azione di oltre il 13% quest'anno nelle 500 società dell'indice omonimo. Ciò dopo che nel 2003 si è avuto un incremento di quasi il 19% e nel 2004 di oltre il 23%.
Gli utili per azione sono previsti in crescita anche nel 2006, sebbene ad un tasso leggermente più contenuto (11,5% circa).
Anche i dividendi sono tornati di moda e sono anch'essi in crescita dai 19,4 dollari medi per azione del 2004 ai 21,80 stimati per quest'anno.
La situazione ideale per attirare quegli investitori che sono rimasti scottati dal mercato orso del triennio 2000-2002 e si sono rifugiati sul mercato obbligazionario, a dire il vero non senza soddisfazioni.
Ora i tassi di interesse sono in salita e, prevedendo ulteriori rialzi nei prossimi mesi, ora anche in Europa, pare difficile ipotizzare quotazioni in crescita sui mercati dei bonds. Può essere quindi il momento ritenuto opportuno da molti per fare il gran salto, smobilizzando parte dei loro investimenti obbligazionari per investire nuovamente in azioni, ora che i fondamentali sembrano robusti e gli indici sono in salita da parecchio tempo.
Non mi stupirei quindi di vedere a questo punto un bel rialzo invernale in grado di portare gli indici verso i livelli che al momento ritengo i massimi realizzabili.
SP500 potrebbe approdare in area 1.315 e Nasdaq in zona 2.330. Il nostro Mibtel, che continua ad essere piuttosto fiacco e non ha ancora raggiunto i suoi massimi annuali di area 27.000, potrebbe anche essere trascinato in zona 28.000, se trovasse un po' di quella forza che fino ad un anno fa stupiva tutti ed ora sembra smarrita.
Poi si vedrà, poiché i cicli finiscono. Anche quelli più prolungati, come sembra l'attuale. Inoltre se saranno entrati anche gli ultimi e più titubanti risparmiatori sarà il momento in cui le mani forti del mercato cominceranno ad accarezzare l'idea di distribuire i cerini che scotteranno le mani degli ultimi arrivati ed iniziare una correzione degna di tal nome.
Ma adesso è presto per parlare di calo. Coccoliamoci il torello natalizio e stiamo attenti che non faccia indigestione troppo presto.
FOCUS MACROECONOMICO
La settimana scorsa è stata particolarmente povera di dati economici ed interrotta dall'importante Festa americana del Ringraziamento, che ha indotto molti operatori a cogliere l'occasione per un lungo ponte da giovedì a domenica.
L'unico indicatore di un certo rilievo, cioè l'indice di Fiducia dell'Università del Michigan, è stato migliore delle attese.
Come capita normalmente in caso di mercati dotati di sentiment psicologico positivo, come sono in questo periodo le borse azionarie, l'assenza di notizie ha consentito di proseguire il rally di novembre e ritoccare i massimi annuali in modo significativo (almeno da parte dei mercati più forti (USA, Giappone, Germania).
L'obbligazionario, sul quale domina invece il pessimismo, ha però mostrato una certa tendenza al rallentamento degli eccessi. Sembra prevalere una certa revisione nelle fosche aspettative di rialzo dei tassi. La politica monetaria americana dovrebbe ancora effettuare qualche ritocco all'insù del tasso ufficiale, ma si pensa che la fine della fase restrittiva sia non lontana, anche grazie ad aspettative di rallentamento nel ritmo di aumento dei prezzi al consumo. Il Bund ha effettuato un bel rimbalzo, anche grazie alle parole di Trichet, che dopo aver annunciato il rialzo dei tassi già il prossimo giovedì, ha successivamente chiarito che non è detto che l'evento sia poi seguito da una serie di analoghi interventi. Sul lato dei cambi l'euro non ha saputo approfittare a dovere delle parole di Trichet e prosegue lateralmente tra 1,16 e 1,19.
Riguardo alle principali commodities, segnalo il rimbalzo del petrolio, che si riavvicina a quota 60 a causa dei primi freddi invernali, anche se al momento non si può ancora parlare di inversione di tendenza. L'oro invece ha proseguito nel suo rialzo verso quota 500, che è ormai piuttosto vicina.
La settimana entrante è piuttosto ricca di appuntamenti macroeconomici importanti. Tra essi segnalo, provenienti dagli USA, ordini di beni durevoli e Fiducia dei consumatori (martedì), la seconda stima del PIL (mercoledì), l'indice ISM (giovedì) e i dati sul mercato del lavoro (venerdì). In ambito europeo giovedì è atteso il rialzo dei tassi di un quarto di punto da parte della BCE.
Pierluigi Gerbino
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