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Report finanziario "CLASSIC" 08 Marzo 2005

IL BALLO SULLA MINI-BOLLA

Quando i mercati hanno un obiettivo da raggiungere non bastano i dubbi e le diffidenze dettati dal buon senso. La lezione che si ricava in questi ultimi giorni è proprio questa.

Sebbene i motivi per ritenere eccessiva una salita oltre i precedenti massimi relativi siano fondati, i grafici, che ci indicavano da tempo l'attrazione del livello di 1250-1280 per l'indice americano SP500, stanno inerosabilmente viaggiando verso quella meta.

Il prezzo del petrolio è stabilmente oltre i 50 dollari e potrebbe a breve attaccare e superare il precedente massimo di 55,67? Greenspan si dichiara preoccupato per il lungo termine dell'insostenibilità dei deficit americani, fino a sollecitare misure di contenimento del saldo previdenziale? Dagli indicatori macroeconomici giungono segnali di conferma della crescita economica USA, ma nel contempo di un affievolimento della sua velocità di crescita?

Ai mercati importa assai poco. Prima di pensare a correggere seriamente bisogna raggiungere l'obiettivo rialzista. Ed allora via, oltre i precedenti massimi.

A dire il vero non tutte le borse stanno mostrando i muscoli nello stesso modo. L'indice migliore tra i principali sembra proprio essere SP500, seguito dall'Eurostoxx50, entrambi decisamente oltre i massimi. Tiene il ritmo con qualche difficoltà inj più il Dax tedesco, mentre sia il nostro Mibtel che il tecnologico USA Nasdaq nostrano decisamente maggior difficoltà a seguire gli altri mercati al rialzo.

La nostra borsa in particolare, dopo aver manifestato una elevatissima forza relativa per tutto il 2004, sta ora rientrando nei ranghi e performa meno bene degli altri mercati, soprattutto a causa delle violente prese di beneficio che continuano a susseguirsi sul settore delle utility, per troppo tempo drogato da rialzi più consoni a titoli ad alto potenziale che a titoli difensivi.

Accanto alla discreta performance dei mercati azionari, che sconta prospettive positive per la crescita economica, non convince affatto il movimento dei mercati obbligazionari. Se è vero che l'economia USA rimarrà sostanzialmente tonica anche nel 2005, non dovrebbero esserci dubbi sul proseguimento della stretta monetaria da parte della Federal Reserve. A parole tutti sostengono tale eventualità, ipotizzando tassi a breve a fine anno molto più alti del livello attuale: chi ipotizza un punto percentuale in più, chi addirittura uno e mezzo.

In tal caso allora anche i tassi a lungo termine dovrebbero salire, e di conseguenza le quotazioni sul mercato obbligazionario dovrebbero scendere. Invece questo non sta affatto succedendo. L'obbligazionario, dopo lo spavento e la secca correzione di qualche settimana fa, quando Greenspan aveva quasi invocato il calo delle quotazioni, sta pian piano tornando verso i massimi del mese scorso.

Il fenomeno che sta avvenendo sui mercati dei bonds non è facilmente spiegabile. C'è chi ipotizza che gli operatori non credano alla sostenibilità della ripresa americana, ma questo contrasta con la fiducia che invece si coglie sui mercati azionari. Altri ipotizzano che sia l'effetto degli ingenti acquisti di bonds da parte di giapponesi e cinesi per mantenere basse le loro valute.

Comunque sia, come mi è già capitato di notare altre volte in passato, qualcosa non quadra. Qualche investitore si scotterà sicuramente le mani, poiché non può durare a lungo una tale divergenza di vedute tra gli operatori dei mercati azionari e quelli dei mercati obbligazionari sul futuro dell'economia americana e mondiale.

E' addirittura possibile che le mani se le scottino i compratori di entrambi i mercati, dato che se l'economia rimarrà forte saliranno i tassi, mentre se la crescita non sarà sostenibile i tassi non saliranno, ma in compenso scenderanno gli utili societari, che sono la benzina per i rialzi sull'azionario, mentre non è comunque ipotizzabile che i tassi vengano compressi molto al di sotto dei livelli attuali.

Tutto questo prossimamente sui vostri schermi, ma non prima di aver raggiunto gli obiettivi grafici di questa mini-bolla speculativa.

FOCUS MACROECONOMICO

La settimana passata è stata condizionata da alcuni dati significativi. Inanzitutto il nuovo intervento di Greenspan, che si è detto preoccupato del deficit e convinto della necessità di ridurlo, ma non con un rialzo delle tasse, che non sarebbe apprezzato dai consumatori, bensì con la riforma del sistema previdenziale. Ha perciò sponsorizzato l'idea di riforma di Bush, che intende orientare i contributi previdenziali sui mercati finanziari, esponendo così le pensioni agli alti e bassi delle borse. Greenspan applaude sostenendo che così verrebbero avvantaggiate le borse. L'altro evento, su cui per ora i mercati non stanno affatto riflettendo è l'impennata dei prezzi del petrolio, tornato in prossimità dei massimi di 55 $. Al momento i mercati non temono impatti inflazionistici e confidano che la primavera calmi la domanda.

Sul fornte macroeconomico abbiamo invece avuto due buone notizie provenienti dagli USA, che hanno contribuito al ritorno delle borse oltre i precedenti massimi: la revisione al rialzo della stima di crescita della produttività e la forte crescita, venerdì, nella creazione di posti di lavoro, tornata ampiamente oltre le 200.000 unità mensili. Sono dati che certamente irrobustiscono il tono dell'economia americana, senza portare nuove tensioni sul fronte della politica monetaria, che Greenspan potrà continuare ad inasprire moderatamente e senza strappi.

La settimana corrente ha davvero pochi appuntamenti macroeconomici: gli unici importanti sono quelli relativi ai deficit gemelli americani: giovedì tocca al deficit del bilancio federale, mentre venerdì è la volta della Bilancia Commerciale.

Pierluigi Gerbino

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