Siccome i mercati azionari non sembrano in grado di dare emozioni forti, essendosi incamminati in un sentiero di moderato rialzo, a movimentare un po' le acque dei listini ci hanno pensato nei giorni scorsi il petrolio e la politica comunitaria.
In particolare i governi dell'Unione europea, riuniti sul finire della scorsa settimana per cercare di affrontare le incertezze provocate dall'infausto esito del referendum, anziché dare rassicurazioni ai mercati, si sono ritrovati ulteriormente divisi anche sul bilancio europeo ed hanno concluso il vertice senza alcun accordo.
L'impressione data alla pubblica opinione è quella di una litigiosità ed una inconcludenza tali da influire inevitabilmente sulla moneta unica, che ha subito ripreso a scendere nei confronti del dollaro dopo il tentativo di recupero dei giorni precedenti.
Il petrolio invece si è nuovamente impennato, riportandosi oltre i massimi precedenti di aprile e toccando addirittura quota 60 dollari al barile sul mercato di New York.
Superfluo ribadire che per l'andamento dei prezzi energetici in Europa la combinazione di aumenti del greggio e calo dell'euro rischia di portare spinte inflazionistiche non indifferenti, anche se al momento sembra che le borse azionarie non stiano affatto impaurendosi per questi eventuali fenomeni.
Anzi, in questi giorni sui mercati azionari si assite ad un lento progresso che rivela notevole tranquillità da parte degli operatori. I principali indici europei si sono portati oltre i precedenti massimi annuali, ripristinando così il trend rialzista che i cali di aprile e maggio avevano solamente infiacchito. I mercati USA, decisamente meno tonici, stanno comunque non senza fatica portandosi all'attacco dei massimi annuali, che sono ormai a circa un punto percentuale di distanza.
La situazione è un po' meno limpida sul nostro mercato, che in questi ultimi due mesi ha risentito in modo particolare dello stacco dei dividendi. I massimi di inizio aprile a 25155 non sono ancora stati avvicinati. Anzi, l'indice è parso abbastanza poco convinto a voler recuperare lo stacco del dividendo degli ultimi ma importanti titoli del listino (Eni ed ENEL su tutti).
Questa debolezza relativa del nostro listino è un fenomeno normale e va a riequilibrare quella situazione di eccessiva forza del nostro mercato che avevamo segnalato alla fine dello scorso anno. Anche le dinamiche della forza relativa rispondono ad andamenti ciclici, per cui si alternano periodi di maggior forza con momenti di significativa debolezza.
Il fenomeno che voglio segnalare questa settimana è però il ritorno ai minimi dell'indice Vix, che esprime la volatilità implicita presente sul mercato americano. Tale indicatore, che nelle fasi di panico ribassista si porta su valori molto alti, sta invece raffigurando una situazione di forte confidenza dei mercati, avendo raggiunto nuovamente i minimi di periodo al di sotto di 11, dopo l'impennata di metà aprile. Finora il valore di 11 ha sempre costituito un limite in grado di far rimbalzare il Vix tramite una correzione del mercato. Vedremo se anche stavolta l'evento si ripeterà oppure assisteremo a nuovi minimi che accompagneranno il ritorno dei mercati oltre i massimi di periodo.
FOCUS MACROECONOMICO
Nei giorni scorsi i dati macroeconomici americani sono apparsi piuttosto rassicuranti circa lo stato d salute della locomotiva americana, la quale prosegue nel suo cammino di crescita accennando persino a limitare qualcuno degli squilibri che preoccupano gli esperti.
Infatti il tasso di inflazione, dopo parecchi mesi di surriscaldamento, si è preso una pausa, risultando addirittura in diminuzione a maggio. La sorpresa lascia ben sperare circa un possibile stop nel ritmo di aumento del costo del denaro da parte della Fed.
Per il resto gli altri dati sono risultati complessivamente quasi tutti leggermente migliori delle previsioni. E' stato il caso sia delle vendite al dettaglio, che della produzione industriale e soprattutto della fiducia dei consumatori, che dopo parecchi mesi di calo è tornata a crescere.
I mercati azionari hanno mostrato generalmente di apprezzare la situazione continuando la crescita lenta verso i massimi di periodo, mentre finalmente dal mercato obbligazionario è venuto un segnale coerente con la lettura tranquillizzante dell'economia. Infatti si sono viste significative prese di beneficio sia in america che soprattutto in Europa.
L'unica situazione foriera di destabilizzazioni è il persistente ritorno del prezzo del petrolio, giunto al livello dei precedenti massimi, e che si appresta ora a superarli. Però le Borse non hanno mostrato preoccupazione mostrando di credere ad un minore impatto inflazionistico dell'andamento dell'oro nero rispetto al passato.
I prossimi giorni sono piuttosto scarni di dati macro. Segnalo soltanto come degno di nota il dato sugli ordini di beni durevoli proveniente dagli USA venrerdì 24. Per il resto niente di rilevante.
Pierluigi Gerbino
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